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Ecco quanto vale l’industria dell’arte in Italia

Presentata la ricerca realizzata dall’Osservatorio Nomisma e promossa dal Gruppo Apollo, con la collaborazione di Intesa SanPaolo. L’industria dell’arte in Italia genera un volume d’affari pari a 1,46 miliardi di euro, con un impatto complessivo economico sul Paese di 3,78 miliardi di indotto, e dà lavoro a circa 36 mila addetti nell’intera filiera produttiva

L’industria dell’arte in Italia genera un volume d’affari pari a 1,46 miliardi di euro, con un impatto complessivo economico sul Paese di 3,78 miliardi di indotto, e dà lavoro a circa 36 mila addetti nell’intera filiera produttiva. Sul piano europeo, l’Italia rappresenta il 2% del mercato rispetto alle vendite a valore delle opere d’arte, quota che sale al 6% con l’uscita di Uk dall’Ue.

Circa 4 mila tra gallerie d’arte moderna e contemporanea, antiquari e case d’asta, rappresentano alcuni tasselli fondamentali del variegato mosaico artistico italiano, composto anche da antiche e moderne professionalità come quelle dei restauratori, consulenti, operatori della logistica, le assicurazioni, le fiere nazionali e internazionali e il mondo dell’accademia. Il settore, altamente specializzato, ritiene che le principali sfide che attendono il nostro Paese siano la semplificazione normativa, la riduzione del gap formazione-mondo del lavoro e la digitalizzazione. Vincerle significa consentire all’Italia di riappropriarsi del ruolo di “fabbrica della bellezza” nel mondo.

Sono questi i principali dati della ricerca Arte: Il valore dell’industry in Italia, realizzata dall’Osservatorio Nomisma e promossa dal Gruppo Apollo, con la collaborazione di Intesa SanPaolo, presentato a Roma. La presentazione si è svolta presso Palazzo Rospigliosi alla presenza del Ministro per i Beni Culturali, Dario Franceschini, del generale Roberto Riccardi del Comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale e del Direttore Generale degli Uffizi, Eike Schmidt e l’Art Advisory e Fair Value (Direzione Arte, Cultura e Beni Storici) di Intesa Sanpaolo, Antonella Crippa.

Lo studio, primo nel suo genere, si pone come obiettivo quello di realizzare un’istantanea del mercato dell’arte in Italia e del suo impatto economico ed occupazionale sul Paese. Promotore dell’iniziativa, il gruppo Apollo rappresenta il mercato dell’arte in Italia e riunisce la Federazione Italiana Mercanti d’Arte, l’Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, l’Associazione Antiquari d’Italia, l’Associazione Nazionale Case d’Asta, Logistica Arte, Phillips, Christie’s, Artcurial, Bolaffi, Wannenes, Bonhams, Sotheby’s, Il Ponte, Dorotheum, Shipping Team, e Arterìa.

Per stimare il reale valore dell’industria dell’arte in Italia, la ricerca considera l’intero universo degli operatori che gravitano attorno alla filiera. Nel 2019 il fatturato di case d’asta, gallerie, antiquari e mercanti d’arte ha raggiunto quota 1,04 miliardi di euro, cui si aggiungono 420 milioni di euro derivanti da logistica, pubblicazioni, assicurazioni, fiere, istruzione e restauratori. Per ogni euro del volume d’affari registrato nel mercato dell’arte, secondo l’effetto moltiplicatore calcolato dai ricercatori di Nomisma, si stima un output di 2,60 euro, motivando così l’enorme impatto economico complessivo sul Paese, pari a 3,78 miliardi di euro.

In questo scenario, la pandemia Covid-19 ha avuto l’effetto di accelerare alcuni processi già in evidenza nel settore, quali la specializzazione e la digitalizzazione. Negli ultimi anni, infatti, si è evidenziata una riduzione del numero dei player nel mercato a fronte di un aumento del fatturato complessivo. Nel 2019 operavano in Italia 1.667 gallerie, 610 unità in meno rispetto al 2011; situazione simile a quella degli antiquari, che da 1.890 nel 2011 sono diventati 1.593 nel 2019.

Tuttavia, le transazioni hanno avuto un balzo in avanti del 2%, rispetto al 2011. Ad emergere sono le imprese più virtuose e competitive, in grado di specializzarsi e adattarsi alle esigenze del mercato nazionale e internazionale. La contrazione economica causata dalla pandemia ha indotto le realtà a implementare ulteriormente la digitalizzazione. Per esempio, rispetto al 2015, quando solamente per 1 impresa su 10 i ricavi delle vendite online incidevano più del 10%, si stima che per la fine del 2021 saranno 7 su 10 le aziende che incrementeranno il fatturato grazie al digitale. Lo sviluppo digital del settore ha inoltre consentito di mantenere stabili le transazioni: mediamente ogni operatore ha realizzato 221 transazioni nel 2020, rispetto alle 224 nel 2019.

 



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