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Svelata la bufala di Fedez alle elezioni

Nella discesa in campo di Fedez in politica non c’è niente di vero, se non la volontà di far parlare di sé e del suo nuovo album in uscita. Eppure il caso in questione ha tanto da insegnare. Dalla politica Netflix alla politica Instagram il passo è molto breve, come ci spiega Cecilia Sala

– “Per concludere, dicci qualcosa che non sappiamo”
+ “Quando esce la puntata?”
– “Tra un mese”
+ “Ah ok, allora ve lo posso dire… Farò finta di candidarmi in politica e qualcuno ci cascherà”

Più di qualcuno, per la verità. Nel momento in cui scriviamo, sono passate appena quarantotto ore da questo scambio tra Fedez e Alessandro Masala (in arte Shy). La puntata a cui fa riferimento il cantante è quella appena registrata per il podcast di Masala, Breaking Italy, al Teatro Franco Parenti di Milano – se l’intenzione fosse stata davvero quella di rendere l’operazione credibile, i due avrebbero dovuto intuire che affidarsi al silenzio degli spettatori è un errore ingenuo.

Ciò nonostante l’inganno è riuscito e più di qualche fonte autorevole ha riportato la notizia, dando così sfogo all’indignazione generale dei commentatori politici e assicurando al rapper materiale per almeno un mese di dirette Instagram. Tolti gli odiatori seriali della coppia Ferragni-Lucia (che non aspettavano altro se non questo assist), in molti hanno sollevato dei dubbi su quanto trapelato, anche perché la fantomatica discesa in campo salta fuori proprio a un mese dal lancio della serie Amazon “The Ferragnez” e, qualora la candidatura dovesse essere parte della sceneggiatura, ci permettiamo di rimproverare la produzione Amazon Italia per la poca originalità: lo hanno già fatto in “Vita da Carlo” nemmeno una settimana fa.

Concludiamo così il capitolo sulla bufala di queste ore. Fedez alle 13 di oggi ha lanciato il video promozionale del suo nuovo album, Disumano, e ha già portato il suo risultato a casa dato che potrà monologare sulla qualità dell’informazione in Italia, e questa volta non avrebbe tutti i torti. Di tutta la faccenda non ci interessa l’episodio in sé, ma la totale accettazione della sua veridicità che da sola offre una perfetta radiografia del dibattito nostrano. Da anni Fedez si è inserito violentemente nell’arena politica del Paese e, complice l’attrattiva che i temi civili hanno sull’elettorato più giovane, ha imposto il suo nome nelle battaglie appetibili per il suo pubblico di riferimento – così, tra una diretta con Civati e un attacco ai bigotti, la papabile candidatura a premier non è sembrata tanto inverosimile (se persino Kanye West è arrivato a quel punto, perché non dovrebbe succedere anche da noi?).

La condizione dei nuovi elettori è un tema che abbiamo già trattato in precedenza, ma lo specifico intreccio tra politica, influencer e social di nuova generazione è stato trattato proprio in questi giorni da Cecilia Sala. Contattata da Formiche.net, la reporter ripete la sua posizione sul caso italiano: “Che il dominio fedezelezioni2023.it si trasformi in un simbolo stampato su una scheda elettorale è altamente improbabile”. È improbabile non solo per fattori come il contesto e la figura in sé, ma soprattutto per la differenza sostanziale tra politica e “politica Netflix” (termine coniato dalla giornalista per gli influencer che intervengono con frequenza nel dibattito pubblico).

“Le regole della politica Netflix sono semplici”, continua Sala, “c’è la scelta di battaglie specifiche, una condizione che permette di concentrarsi su un singolo tema senza dover inserirlo in un insieme organico e più vasto (come nel caso dei partiti tradizionali). Un altro fattore è la semplicità delle battaglie, semplici da capire si intende, non certo da risolvere. Ci sono temi specifici da questo punto di vista che si prestano con maggiore facilità a questa logica, altri invece sono del tutto impraticabili. Prova a parlare su Instagram di fisco o giustizia e ti accorgi della differenza”.

Nell’ultimo articolo sul tema, Cecilia Sala riporta il caso di Nayib Bukele, presidente millennial di El Salvador che ha basato sull’attività social di nuova generazione la propria campagna elettorale e adesso la comunicazione istituzionale del suo governo. Basta leggere il pezzo in questione per capire la differenza sostanziale tra i due casi e non cadere in paragoni improbabili, ma il “populismo Instagram” è oggi una realtà imprescindibile dall’analisi politica. Chiudiamo così il discorso fedezelezioni2023.it, evitando paragoni faziosi con le distopie di Black Mirror e tornando, per una volta, a discorsi più complessi. Una punta di delusione però resta: mesi fa avevamo preconizzato il bipolarismo Fedez-Pio&Amedeo, è mancato poco all’ufficializzazione.


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