Terzo veto del governo Draghi contro un’acquisizione cinese. Il premier fa fermare l’acquisto del ramo italiano di Applied Materials, società Usa, da parte di una joint venture cinese, c’è la firma del ministro Giorgetti nel Cdm del 18 novembre. Messaggio diretto a Pechino: niente shopping nei semiconduttori e nei settori strategici
Ancora uno stop. Mario Draghi ferma lo shopping cinese, per la terza volta da quando è al governo. Come anticipa Reuters, Palazzo Chigi ha deciso di esercitare il veto sulla joint venture tra la cinese Zhejiang Jingsheng Mechanical, azienda produttrice di componenti di microchip, e il ramo di Hong Kong di Applied Materials, società americana leader nella produzione di software per i semiconduttori finalizzata ad acquistare il ramo italiano della stessa Applied Materials.
È la seconda volta che il premier italiano blocca un’acquisizione di un’azienda cinese nel settore dei microchip. Già a marzo aveva infatti esercitato il veto per fermare l’acquisto del 70% della Lpe, azienda produttrice di chip con sede a Baranzate, da parte del colosso cinese Shenzen Invenland Holding. L’ultimo veto (in tutto, da quando è stata approvata la normativa golden power nel 2012, se ne contano 5) risale a ottobre, quando il governo ha congelato il takeover di Verisem, eccellenza romagnola nel settore agroalimentare, da parte del colosso agrochimico Syngenta.
A raccomandare il veto, riporta Reuters, il ministro dello Sviluppo economico della Lega Giancarlo Giorgetti nel Cdm del 18 ottobre, perché il takeover “avrebbe avuto conseguenze nel settore strategico dei semiconduttori”. Secondo l’agenzia, la joint venture aveva anche l’obiettivo di acquistare la divisione di Applied Materials che produce wafer a Singapore.
Lo stop contro la joint venture cinese lancia un segnale inequivocabile: per il governo italiano la presenza di aziende cinesi nel settore dei microchip è un problema per la sicurezza nazionale. Nello specifico, Applied Materials Italia Srl è nata nel 2008 a seguito dell’acquisizione di Applied Materials dell’azienda trevigiana Baccini Spa, dal 1967 tra le aziende leader nel settore della tecnologia fotovoltaica a silicio cristallino.
Come tutte le compagnie che operano nella supply chain dei semiconduttori – i “cervelli” microscopici che fanno funzionare interi settori, dall’automotive alla telefonia mobile – durante la pandemia Applied Materials ha vissuto alti e bassi. Nel quarto trimestre del 2021 ha generato un fatturato di 6,12 miliardi di dollari, un risultato che si colloca nella parte bassa del range di guidance a causa delle scosse alla catena di approvigionamento. La componentistica al centro della produzione dell’azienda californiense con sede a Santa Clara – apparecchiature e software per la produzione di chip – è ritenuta strategica da Palazzo Chigi.
Gli investimenti dei semiconduttori sono infatti al centro degli sforzi del governo Draghi, da una parte con l’obiettivo di utilizzare i fondi europei per la ripresa, dall’altra con la missione di attrarre investitori stranieri per fare dell’Italia un hub di produzione europeo. È il caso di Intel, colosso americano leader del settore, che secondo indiscrezioni starebbe valutando la costruzione di un maxi-impianto in Italia, una trattativa confermata dal ministro Giorgetti.