Qualcuno lo ha definito l’Annus Horribilis della ricerca Italiana, sottolineato anche dalla scomparsa di due scienziate simbolo come Rita Levi Montalcini e Margherita Hack. Certo che in un breve lasso di tempo si stanno accumulando una serie di provvedimenti che metteranno a dura prova il rapporto tra ricercatori che si occupano di discipline biomediche e politica. Provvedimenti presi su spinte emotive e irrazionali. Parliamo dei finanziamenti per la sperimentazione sul metodo Stamina, della scelta di bloccare la sperimentazione animale, dell’idea di rendere il nostro paese un territorio in cui è proibita la coltivazione di piante OGM (Organismi Geneticamente Modificati).
Molto si è scritto su ognuno di questi argomenti. Molti hanno cercato di spiegare. Sono stati fatti appelli da parte di organizzazioni scientifiche nazionali e internazionali, sui singoli punti tentando di far breccia nel nostro parlamento. Come esempio ecco il link alla Associazione di Biologia Cellulare e del Differenziamento, una delle Società Scientifiche Italiane più attive nel promuovere il progresso scientifico: http://abcd-it.org/_annunci/ABCD_annunci_19luglio2013.html. Anche Assobiotec (l’associazione delle imprese biotecnologiche) si è espressa su alcuni di questi punti che mettono in forse il progresso tecnico ed economico del paese. E in Parlamento siedono fior fior di scienziati che però non hanno ritenuto importante far sentire la loro voce di dissenso su provvedimenti che metterebbero a rischio la loro stessa ricerca.
In questo frangente non si tratta più di cercare di convincere, di argomentare sulla bontà (Stamina) o sicurezza (OGM) o necessità (Sperimentazione Animale) di certe pratiche. Ora dobbiamo interrogarci sul perché la nostra classe politica compatta voti provvedimenti che vanno contro lo sviluppo della ricerca e abbracci acriticamente posizioni che nella società civile non sono così forti come in Parlamento. Anche nel caso degli OGM la posizione degli Italiani mi sembra più articolata di quella che emerge in Parlamento.
Sicuramente esistono diverse motivazioni alla base di questo scollamento.
A mio parere la principale riflette una sorta di “paura” verso il nuovo e il cambiamento che si manifesta in tutte le scelte politiche, non solo quelle che interessano la scienza. Una sorta di conservatorismo deteriore il cui obiettivo è di procrastinare all’infinito le scelte di cui il Paese ha bisogno. Non a caso la maggioranza dei provvedimenti si incentrano su problemi marginali. Anche la scelta di porre un veto alla coltivazione degli OGM o alla sperimentazione animale è ben poca cosa rispetto ai problemi strutturali che attanagliano l’Italia, il debito pubblico, la disoccupazione, la recessione.
Ma è di questo che il parlamento discute. Ed il messaggio che dà è: blocchiamo l’innovazione.
In paesi come l’Inghilterra si dà il via libera alla sperimentazione sul trapianto di mitocondri come approccio per la terapia di alcune malattie genetiche, aprendo dibattiti sul fatto se questa scelta rappresenti o meno il primo passo verso la creazione di bambini geneticamente modificati. Da noi si blocca la coltivazione di OGM che sono utilizzati in tutto il mondo e di cui ci nutriamo noi stessi. In Italia il gruppo di Naldini al San Raffaele utilizza tecniche rivoluzionarie per curare malattie genetiche importanti e il Parlamento finanzia la ricerca sul metodo Vannoni che ricorda la magia.
E come se la comunità scientifica nazionale (ma anche internazionale) non avesse armi da spendere in grado di convincere la classe politica. La mia sensazione è che manchi in questo paese la capacità di discutere i progressi biomedici da un punto di vista filosofico e giuridico moderno. C’è bisogno di aprire una discussione bio-etica seria che coinvolga non solo i ricercatori ma anche le componenti più importanti del mondo culturale. C’è bisogno di un dibattito aperto e serio in cui vengano fatti emerge i veri problemi e le vere paure. Per trovare scelte condivise e guidare in modo illuminato l’attività della nostra classe politica.