A Dubai, nella “festa più grande del mondo”, come definita dalla ministra della cultura Noura Al Kaabi, presenti 191 Paesi, “No violence against Women”, al Padiglione Italia, è la frase con sfumature arancioni di grande impatto apparsa sullo sfondo del tricolore
“I diritti umani iniziano nei piccoli luoghi, vicino a casa, così vicini e così piccoli che non possono essere visti su nessuna mappa del mondo. […] Ma essi sono il mondo di ogni singola persona. […] A meno che questi diritti non abbiano significato lì, hanno poco significato ovunque. […] Quindi noi crediamo che il destino dei diritti umani è nelle mani di tutti i cittadini in tutte le nostre comunità”. È ancora attualissimo il profondo messaggio di Eleanor Roosevelt, nel 1958, alle Nazioni Unite, in occasione della presentazione del suo libro “In your hands”.
Qual è il senso di affermare, oggi, il rispetto dei diritti umani in una società che non riesce a fermare la violenza fisica, sessuale e psicologica? In un contesto globale di conflitti, crisi umanitarie per ragioni politiche, etniche o religiose, infanzia negata, popoli in fuga dalle loro terre, donne che pagano con la vita il coraggio di denunciare la criminalità, e in un mondo che ammette ancora la pena di morte?
Il 10 dicembre si celebra la Giornata mondiale dei diritti umani, a conclusione della campagna – iniziata con la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre) – dei “16 giorni di attivismo contro la violenza di genere” promossa, nel 1991, dal “Center for Women’s Global Leadership” e sostenuta dalle Nazioni Unite. Per sottolineare come la violenza contro le donne sia una delle più gravi violazioni dei diritti umani. Una giornata istituita dai Paesi membri dell’Onu, alla ricerca di riscatto all’indomani del secondo conflitto mondiale, alla luce dell’emanazione della Dichiarazione universale dei diritti umani (10 dicembre 1948) per ribadire il valore fondamentale di parole come “libertà” e “dignità”.
I dati relativi ai danni sui minori sono drammatici: oltre 19.000 vivono in situazioni di profonda precarietà, migliaia sono uccisi o mutilati, reclutati in combattimenti, rapiti, sottoposti ad abusi sessuali e sfruttati. E, secondo un rapporto congiunto Unhcr e Unicef, in molti Paesi le donne discriminate non sono in grado di registrare i propri figli alla nascita, che rischiano così di diventare apolidi.
Donne e bambini pagano anche il prezzo più alto a causa della pandemia. Per WeWorld Index, a fine 2021, nel mondo 435 milioni di ragazze e donne saranno sotto la soglia di povertà, 47 milioni rientreranno nei “nuovi poveri”. In uno scenario di disuguaglianza che riguarda istruzione, salute e lavoro. Mentre non si può dimenticare la crescente violenza sulle donne afgane, private di ogni libertà e ruolo sociale, relegate nelle loro case in condizioni di vita degradanti.
Nella “guerra” planetaria per la lotta al virus che ha cambiato il mondo contemporaneo, l’umanità ricerca, dunque, nuovi parametri per un futuro diverso e migliore. Insieme a Green pass “rafforzati” e comportamenti di contenimento del virus, è, soprattutto, un sentire individuale e collettivo la misura per un orizzonte possibile. Mentre è grazie a una vita di grande impegno e determinazione con il sorriso di una donna, la scienziata biochimica Katalin Karikò, che disponiamo del vaccino a Rna messaggero, arma preziosa per arginare la pandemia.
“Orange the world: end violence against women, now!” (coloriamo il mondo di arancione: mettiamo fine alla violenza contro le donne, adesso!) è il tema della campagna dei “16 giorni” per il 2021, speranza per dissolvere il buio e monito ad agire.
L’arancione è associato al calore, alla gioia, all’accoglienza e all’armonia interiore. In Cina significa cambiamento, felicità. In Giappone simboleggia l’amore. In India ottimismo, passione. Per gli esperti, l’arancione induce calma, risveglia l’attenzione senza aggressività, stimola il dialogo e l’ascolto.
Come ha ricordato il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, “la violenza contro le donne e le ragazze continua a essere la più pervasiva e pressante questione di diritti umani oggi nel mondo”. Monumenti e edifici simbolici, in tutto il mondo, si colorano di arancione.
A Dubai, nella “festa più grande del mondo”, come definita dalla ministra della cultura Noura Al Kaabi, presenti 191 Paesi, “No violence against Women”, al Padiglione Italia, è la frase con sfumature arancioni di grande impatto apparsa sullo sfondo del tricolore.
“La bellezza unisce le persone” è il progetto dell’architettura del Padiglione Italia che afferma il passato maestoso del Rinascimento, con un gemello perfetto del David di Michelangelo, un gigante bianco riprodotto in resina con il ruolo di “ambasciatore”, per l’uomo “più bello del mondo”.
Con il riconoscimento del Commissario generale delle Nazioni Unite all’Expo, Maher Nasser, il Commissario generale per l’Italia, Paolo Glisenti, ha commentato: “L’Italia in prima linea anche a Expo Dubai nella campagna della Nazioni Unite per combattere la violenza contro le donne: il nostro Padiglione è stato l’unico a colorarsi di arancione e dare visibilità a questo messaggio sulla propria facciata”. Aggiungendo: “Ma la violenza contro le donne non è inevitabile. Politiche e programmi giusti portano a risultati attraverso strategie articolate e a lungo termine che affrontino le cause profonde della violenza, proteggano i diritti delle donne e delle ragazze e promuovano movimenti per i diritti delle donne forti e autonome”.
Quest’anno, per la prima volta nell’Expo mondiale, un padiglione, realizzato in collaborazione con Cartier, è dedicato alle donne, per colmare il divario di genere. “Nuove prospettive” è la mostra che racconta il ruolo delle donne, famose e non, ispiratrici e promotrici del cambiamento nella Storia e nella società, sensibilizzando sull’importanza dell’empowerment femminile. Una vetrina per tanti progetti innovativi in cui i talenti femminili di diversi Paesi si incontrano.
Un segnale forte da parte degli Emirati Arabi Uniti che, nel Global Gender Gap Report 2021, sono al 72° posto su 156 Stati ma intenzionati a risalire nella posizione! Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze per sconfiggere la violenza (compresa l’abolizione dei matrimoni forzati e precoci) è anche l’obiettivo 5 Onu, per il 2030.
L’Italia registra, nel 2021, ben 108 femminicidi, ma cresce sempre più la coscienza critica delle Istituzioni, associazioni, centri antiviolenza e della società civile, con provvedimenti concreti e iniziative di sensibilizzazione. Illuminazione in arancio per caserme dei Carabinieri e Questure che ospitano 193 “stanze tutte per sé“, grazie al Protocollo d’intesa firmato con Soroptimist. Un progetto per dare il coraggio di denunciare soprusi e maltrattamenti ed accogliere le donne in luoghi idonei di sostegno e supporto.
Nello spettacolo più esclusivo di Dubai, il filo conduttore è “Connettere le menti, creare il futuro”. Tre aree tematiche, “opportunità, mobilità e sostenibilità”, guardano a un mondo diverso, con nuovi occhi.
Ma quale cambiamento sarà possibile in un mondo interconnesso che deve riconoscere e affermare i diritti umani? Diritti “naturali”, cioè spettanti al singolo in quanto individuo. Insieme alla volontà politica, economica e tecnologica, una visione sistemica chiede nuovi paradigmi di pensiero e di visione, rimodulando anche i canoni del profitto e del potere, senza poter rinunciare al contributo femminile nell’occupazione, secondo gli analisti.
In un cammino che crede nella reale trasformazione della persona. La pandemia ha svelato la fragilità del mondo. Il valore della “cura” e dell’accoglienza delle donne, insieme alla competenza, rappresenta la dimensione antropologica della società del futuro.
Per quell’ecologia integrale affermata da papa Francesco con la “Laudato si’”, nel 2015, a tutela e difesa del Pianeta, dell’uomo e del mondo animale e in una prospettiva di giustizia sociale e di valorizzazione di ogni cultura. Come riafferma il padiglione della Santa Sede, all’Expo, unendo fedi e culture in un approccio concreto di incontro e fratellanza.
Una comunicazione “inclusiva” per la quale la Commissione europea cerca, ora, un nuovo linguaggio, indipendente da “sesso, razza o origine etnica, religione o credo, disabilità, età o orientamento sessuale”. Il valore aggiunto per le scelte del domani significa anche cuore e sentimenti. Per una visione condivisa della vita e per il rispetto del Pianeta che non ha distinzione di genere ed è nella responsabilità di tutti.
“Quando si sogna da soli, è solo un sogno; ma quando si sogna con gli altri, è l’inizio di una nuova realtà”, ha affermato papa Francesco. “Sognate e siate costruttori tra le macerie”, ha detto il Pontefice ai giovani.
Un messaggio di fiducia e di speranza per poter sognare e realizzare gli impegni nell’orizzonte del futuro. Dopo la “festa” di Dubai, dai giovani parte forte la voce per un mondo non violento, di pace e sviluppo.
Non possiamo deluderli. È “il mondo di ogni singola persona”.
E questo le donne lo sanno.