Skip to main content

No alla separazione della rete, sì a Cdp. Tim secondo Beppe Grillo

In un post sul blog del M5S il comico dice la sua sul futuro della telco. Lo scorporo della rete è un errore, meglio la concorrenza con Open Fiber, da cui dovrebbe uscire Cdp, e usare i proventi per entrare in forze nell’ex monopolista

Ma quale separazione della rete, per Tim la soluzione si chiama Cassa Depositi e Prestiti. Beppe Grillo rompe un lungo silenzio che ha accompagnato le vicende turbolente del suo Movimento 5 stelle e sul suo blog dice la sua sull’ex Telecom, su cui balla un progetto di Opa di Kkr.

“È da oltre 30 anni che parlo di Telecom. Per questo, voglio condividere con voi alcune considerazioni a riguardo”, è l’incipit della riflessione del comico e co-fondatore del M5S. “L’instabilità dell’azionariato di Telecom Italia ne pregiudica qualsiasi sviluppo di lungo termine e la espone a disegni finanziari strampalati, come lo scorporo della rete, che la condanna a morte”. Questo perché “l’avvicendamento di diverse proprietà nel tempo, dall’Opa del 1999 in poi, tutte caratterizzate da scarsa propensione a capitalizzare la società, hanno messo la Tim nella incapacità di sostenere gli investimenti necessari a competere su scala internazionale e ad attraversare congiunture difficili come quella determinata dalla eccessiva discesa dei prezzi della telefonia (con velocità doppia rispetto all’Europa)”.

Di qui una prima conclusione: “è irrealistico pensare ad uno scorporo della rete Tim e alla fusione con Open Fiber, perché è troppo tardi: le due reti sono già in ampia misura realizzate e quasi totalmente sovrapposte, quindi i risparmi da fare modesti. L’integrazione delle reti è irrealizzabile, tanto sotto Tim (perché operatore verticalmente integrato), quanto fuori da Tim, perché affonda quel che rimane della Tim, come una seconda Alitalia”.

E allora, che fare? “Esistono e possono coesistere due reti wholesale in concorrenza, come accade per la rete mobile con ineutral host di infrastruttura: Inwit, Cellnex, ecc. Ne consegue che anche la presenza di Cdp tanto in Tim quanto in Open Fiber non è sostenibile, dato che non giustificata da una ipotesi di fusione con la rete di Tim, che abbiamo detto irrealizzabile. Le tlc sono un settore strategico per la digitalizzazione del Paese, ad elevata intensità di capitale, che richiede margini elevati e strutture patrimoniali solide per finanziarli. Per competere in questo contesto Tim deve ritrovare stabilità di azionariato, condizione che Cdp può garantire”, scrive Grillo.

Di qui la proposta del garante del Movimento. “Open Fiber da una parte e Tim dall’altra, in grado entrambe di attrarre investitori istituzionali interessati ad investire su asset di lungo termine, favorendo anche una competizione basata non solo sui prezzi ma soprattutto sull’innovazione. Ma anche uscita di Cdp da Open Fiber e rafforzamento del proprio ruolo istituzionale in Tim, reinvestendo la importante plusvalenza che si determina dalla vendita della quota di controllo di OF ai fondi interessati (Macquarie, Kkt, ecc)”.

Ancora, serve “un rafforzamento patrimoniale di Tim, attraverso un aumento di capitale dedicato a Cdp, o sotto altra forma, che la metta nelle condizioni di migliorare il rating complessivo dell’azienda, diminuire l’eccessivo debito e recuperare la flessibilità finanziaria necessaria per sostenere gli investimenti futuri. Cassa può quindi dare finalmente la stabilità all’azionariato di Tim che manca da oltre 20 anni e che la sottopone ciclicamente a processi di crisi oramai quasi irreversibili. Con una struttura azionaria stabile e uno stato patrimoniale rafforzato Telecom è nelle condizioni di competere sul mercato e guidare il processo di digitalizzazione del Paese”.



×

Iscriviti alla newsletter