Ma cosa succederebbe se si dovesse votare prima delle riforme costituzionali?
Siamo evidentemente in presenza di uno scenario che dà per scontato che non si siano fatte le riforme costituzionali. Nessuno però vorrebbe tornare a votare con il cosiddetto “Porcellum”. Nell’ipotesi di improvvise ed imprevedibili elezioni politiche, infatti, l’attuale legge elettorale non garantisce né il rapporto diretto tra elettori e eletti (a causa delle liste bloccate), né una maggioranza politicamente omogenea in entrambe le Camere.
Usi strumentali della questione “legge elettorale”
Una nuova legge elettorale è stata infatti invocata quale “paracadute” per l’eventualità che si dovesse tornare al voto prima che il Parlamento fosse stato in grado di affrontare le riforme costituzionali.
Ma era proprio un paracadute o si trattava anche di un siluro?
È infatti di tutta evidenza che se si dovesse improvvisamente tornare alle urne, si sarebbe pur sempre in presenza di fatti politici che hanno fatto “morire” il governo Letta per cause politiche, e non certo per fatalità imperscrutabili. Ma in questo caso si sarebbe in presenza, non più di un paracadute, ma di un siluro che mira a far cadere il governo Letta. Queste sono le ragioni che hanno finora impedito di dar vita ad una legge elettorale che definirei “tampone”. Infatti a mio avviso, è solo dopo aver definito un nuovo assetto costituzionale che si potrà dar vita ad una o a più leggi elettorali coerenti con quell’assetto.
In gioco è il governo
In sostanza, continuare a chiedere una legge elettorale in anticipo rispetto alle riforme costituzionali significa porre in discussione il rapporto tra risanamento economico e riforme costituzionali che Enrico Letta ha posto fin dall’inizio al centro del programma di governo. Nella eventualità che a nuove elezioni si debba procedere prima che il programma sia realizzato nelle sue parti essenziali, appare pertanto di tutta evidenza che non saremmo in presenza di un evento puramente casuale, perché si tratterebbe nella sostanza di un avvenimento che non potrebbe essere considerato un puro e semplice paracadute.
Siamo dunque in presenza di un vero e proprio nodo politico: si intende far proseguire l’azione del governo almeno fino al completamento delle parti essenziali del suo programma, o si deve prendere atto che non si intende affrontare questo nodo?
Un decreto legge non basta
L’alternativa ancora una volta sarebbe proprio tra paracadute e siluro. E non basta da questo punto di vista che il governo appaia orientato a dar vita persino ad un decreto legge sostitutivo dell’attuale Porcellum. Si tratterebbe infatti anche in questo caso di una azione di evidente rilievo politico: l’adozione di un decreto legge infatti richiede sia consenso politico per la sua adozione, sia la volontà parlamentare di convertire il decreto medesimo. Non vi è dunque alcuna speranza di procedere a nuove elezioni politiche con la vigente legge elettorale: si tratta di attendere ormai il pronunciamento della Corte costituzionale su questa legge.
Anche per questa vicenda, dunque, occorre attendere il prossimo autunno. Soltanto allora sarà infatti chiaro se il Parlamento vorrà comunque procedere lungo la strada delle riforme costituzionali. E sarà soltanto allora che la nuova legge elettorale potrà veramente essere un paracadute, e non più un siluro lanciato contro il governo in carica.