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Tim, sul tavolo del board il problema dei conti e l’affare Kkr

Domani il board del gruppo telefonico, dopo il terzo profit warning. Sul tavolo la revisione al ribasso dei margini 2021, la possibile nomina di Labriola a ceo e l’offerta di Kkr. Per il quale oltre alla Borsa, ora gioca a favore anche la situazione finanziaria dell’ex monopolista

Non sarà un redde rationem, ma nemmeno ordinaria amministrazione. Per Tim si preannunciano giornate difficili, tra un presente non proprio roseo e un futuro tutto da scrivere. Domani è in programma una riunione del board, che arriva a valle del terzo profit warning in un anno per il gruppo telefonico. Ovviamente, al netto dei numeri al ribasso, il piatto forte sul tavolo è l’offerta di Kkr per il 100% dell’ex monopolista, già sul tavolo del consiglio da tre settimane a dire il vero e all’esame di un apposito comitato messo in piedi all’indomani del passo indietro del ceo, Luigi Gubitosi.

Con il governo ancora alla finestra e nell’attesa di capire se e come la possibile Opa americana su Tim possa possa portare all’agognata creazione della società unica della rete, con Open Fiber o Cassa Depositi e Prestiti playmaker e socio di riferimento, il board di domani potrebbe sancire un ulteriore passo in avanti verso l’acquisto dell’ex Telecom da parte del fondo statunitense. Lo dicono alcuni indizi. Primo, da quando Kkr ha scoperto le carte, il prezzo delle azioni Tim è passato dai 33 centesimi ai 44 odierni, mantenendosi comunque al di sotto dei 50 centesimi ad azione offerti da Kkr. Dunque, la Borsa sembra proprio tifare per il fondo Usa.

Secondo, i francesi di Vivendi, socio al 23,7% di Tim, almeno per il momento si sono limitati a considerare l’offerta di Kkr poco generosa, visto e considerato che ai tempi della scalata le azioni furono pagate circa un euro. Ma al netto di tutto questo, non sembra essere stata alzata nessuna contraerea. E poi c’è il governo e la società unica per la rete, che potrebbe essere la chiave di volta di tutta l’operazione. Vivendi ha recentemente aperto a un controllo della futura infrastruttura da parte dello Stato, a mezzo Cdp. E questo potrebbe andare bene anche a Kkr, il cui interesse a detta di molti osservatori, tra cui l’economista Carlo Alberto Maffè (qui l’intervista) è più per l’acquisto dell’ex Telecom che per il controllo della società per la rete.

Che l’offerta di Kkr, definita dallo stesso fondo amichevole e volta a rafforzare Tim (gli americani, per giunta, non hanno nemmeno fretta), possa andare in porto sono convinti gli analisti di Equita Sim, per i quali “con questi numeri ci sembra difficile per il board non considerare con grande attenzione l’offerta di Kkr”. Già, i numeri. Ma quali?

Mercoledì sera il gruppo telefonico, che domani potrebbe nominare l’attuale dg, Pietro Labriola, nuovo ceo, ha comunicato un aggiornamento delle guidance sul 2021 con un forte deterioramento dell’ebitda domestico e della posizione finanziaria. L’Ebitda Al (after leasing), organico della Business unit domestic, è stimato ora in diminuzione rispetto all’anno 2020, con un peggioramento rispetto alla precedente previsione comunicata ad ottobre imputabile principalmente a minori ricavi della telefonia fissa, in parte connessi all’andamento dell’accordo con Dazn per la distribuzione della Serie A Tim. Il titolo ne ha ovviamente risentito, crollando del 2,4%.

“La revisione è molto pesante – commentano gli analisti di Equita – da verificare quanto mitigabile sul 2022-23 con una revisione del contratto Dazn, anche se il comunicato segnala un peggioramento anche nei ricavi fissi ex Dazn”. In ogni caso, domani, non dovrebbero essere prese decisioni in merito alla due diligence richiesta da Kkr fino all’approvazione del nuovo piano industriale nel 2022. Insomma, Kkr avanza, piano.



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