Gas, emissioni, nucleare.I partiti e le parti sociali hanno un grande dovere in momenti difficili come quelli che viviamo, e dovrebbero insieme al governo indicare un orizzonte credibile e coraggioso. Il commento di Raffaele Bonanni
Se in Italia la politica parla di energia, lo fa solo per dividersi tra chi è favorevole e chi no sulla tassonomia verde, dopo che Unione Europea si appresta a considerare verde anche la produzione di energia elettrica prodotta per via nucleare, in considerazione della maggiore sicurezza acquisita da nuove ricerche e tecnologie, per costi sensibilmente più bassi ottenibili, per la strategia di conquista della autonomia energetica insieme alle altre rinnovabili.
Il nuovo nucleare può sostituire efficientemente in prospettiva lo zoccolo costituito finora dal carbone e dal gas, indispensabile per la continuità di fornitura che da sole le altre rinnovabili non potranno comunque assicurare a causa della loro molto variegata ed imponderabile rete di produzione.
Ed intanto famiglie ed imprese stanno subendo gravi colpi ai loro bilanci a causa dei rincari; stime credibili ci dicono che già altri se ne aggiungeranno. Da anni, a ragione di scelte insensate dei nostri governi, i costi dell’elettricità per le produzioni energivore in Italia erano largamente superiori a quelli praticati negli altri Paesi nostri concorrenti. Ora di fronte a rincari così alti e a prospettive per nulla prevedibili per gli approvvigionamenti futuri, molte imprese correranno il grande rischio di saltare. Dunque un panorama desolante che richiederà soluzioni forti e rapide al cospetto di eventi che mostrano elementi di crisi strutturale del sistema di fornitura sopratutto del gas, destinata a durare a lungo.
L’aumento medio è stato nell’anno scorso del 20-30% in più, mentre analisti di settore stimano per il 2022 un aumento ancora più importante raggiungerà il 20-40%. I Partiti continuano a sostenere la scelta obbligata di indennizzare imprese e famiglie, ma è una soluzione che non basterà mai senza soluzioni forti e definitive. Se sono venuti i nodi al pettine, lo dobbiamo alla loro scarsa lungimiranza ed al loro abituale accodarsi al sorgere anche del più minuto movimento pseudo ambientalista, o di far finta di niente per non rischiare anche la più piccola defezione di popolarità. Il ricorso a bonus ed indennizzi senza neanche legarli a strategie importanti per il Paese, è ormai l’abituale ricorso a pozioni oppiacee somministrate per sfuggire alle responsabilità più stringenti che presuppongono di scegliere soluzioni difficili e nascondere errori e parole d’ordine sbagliate usate nel passato.
I partiti e le parti sociali hanno un grande dovere in momenti difficili come quelli che viviamo, e dovrebbero insieme al governo indicare un orizzonte credibile e coraggioso. Le opzioni da sostenere dovranno rispondere a tre quesiti: come garantire nel mezzo della transizione energetica programmata dal Pnrr che durerà qualche lustro, modulare ed integrare le rinnovabili con le fossili; come giungere agli impegni presi su scala mondiale ed europea per ridurre ed azzerare le emissioni; quale è il modo migliore per ottenere energia al minor costo economico, e per conquistare l’indipendenza per il proprio fabbisogno.
Se le linee irrinunciabili e concrete sono queste, è bene che il governo le ponga alla attenzione del Parlamento, delle grandi associazioni del lavoro, dei cittadini tutti. Ma prima di ogni cosa dovrà spiegare agli italiani ed europei come si possano avere importanti riserve di gas nell’Adriatico, nello Ionio e nel canale di Sicilia non sfruttate che potrebbero diversamente alleviare i nostri guai in modo importante riguardo costi e certezza di fornitura di gas. Così come la scelta relativa alla prospettiva indicata dalla Ue, di includere le nuove ed avanzate centrali nucleari per la produzione di energia pulita senza emissione e quale soluzione per conquistare autonomia per i fabbisogni italiani e per costi ottimali che si aggirano a circa il 30% in meno, riguardo all’utilizzo delle fonti fossili.