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Mosca minaccia i cavi sottomarini, l’allarme della Difesa britannica

L’ammiraglio Sir Tony Radakin, da poche settimane Chief of the Defence Staff di Sua Maestà, ha spiegato i rapporti con la Cina e rivelato che esiste una linea diretta con i vertici militari russi, che viene testata ogni giorno da un ufficiale in pensione per assicurarsi che sia attiva in caso di escalation

Tra le questioni che tolgono il sonno ai vertici militari occidentali ci sono i cavi sottomarini, su cui viaggia la quasi totalità delle comunicazioni internazionali. “La Russia ha sviluppato la capacità di mettere in pericolo quei cavi sottomarini e potenzialmente sfruttare quei cavi sottomarini”, ha dichiarato al Times l’ammiraglio Sir Tony Radakin 56 anni, 30 nella Royal Navy, da novembre ventiquattresimo Chief of the Defence Staff, cioè a capo delle Forze armate britanniche. È stato lui, da First Sea Lord, cioè numero 1 della Marina di Sua Maestà, a guidare la trasformazione delle unità navali del Regno Unito sancita nel documento strategico Integrated Review pubblicato l’anno scorso e rappresentata a livello militare, diplomatico e industriale dal viaggio verso l’Indo-Pacifico della portaerei HMS Queen Elizabeth (su cui Formiche.net è stata a giugno in occasione del suo attracco in Sicilia, il primo dopo la partenza da Portsmouth, intervistando il ministro della Difesa britannico Ben Wallace).

I TIMORI OCCIDENTALI

Nei giorni scorsi, come raccontato su Formiche.net, la HMS Northumberland, una fregata della Royal Navy, è stata coinvolta in una collisione in mare con un sottomarino russo. L’apparato sonar della nave britannica è stato colpito mentre era dispiegato sott’acqua dall’imbarcazione russa che la stava seguendo nell’Atlantico del Nord. Un incidente, o forse no. Ne sono convinti diversi ex ufficiali citati dalla stampa britannica. Impossibile, infatti, che i russi non si siano accorti dell’attrezzatura sonar Towed Array. Ecco cosa scrivevamo a proposito di quanto accaduto nell’Atlantico del Nord.

L’Atlantico del Nord è un’area in cui spesso navi e aerei Nato (non solo inglesi) si trovano ad avere incontri ravvicinati con mezzi russi. A volte il Cremlino autorizza operazioni provocatorie nei confronti dei rivali strategici. Quelle rotte da Nord stanno diventando sempre più importanti, sia dal punto di vista commerciale che per le risorse e per il passaggio di cavi sottomarini (Mosca ha un’unità apposita per sabotarli e spiarli, la Nato ne è altrettanto interessata, il tracciamento costante serve anche a questo).

LA NOMINA

Pare sia stata proprio la sua visione per il Mediterraneo e l’Indo-Pacifico, unita alla provenienza dalla Royal Navy (ritenuta preziosa in questa fase storica) e alla sua fama di riformista e radicale, a convincere il primo ministro Boris Johnson a preferirlo al generale Sir Patrick Sanders, che era il favorito al ministero della Difesa come numero uno delle Forza armate. Nell’intervista al Times, la sua prima da Chief of the Defence Staff, racconta molto di sé, della sua formazione “statale” e delle sue preferenze: meglio gli F-35 degli Harrier, James Bond di George Smiley, i sottomarini delle navi di superficie e il whisky del rum.

IL DISCORSO AL RUSI

L’intervista arriva un mese dopo il suo primo discorso pubblico da Chief of the Defence Staff, pronunciato al Royal United Services Institute a inizio dicembre. In quell’occasione aveva sottolineato: “Oggi viviamo indubbiamente in un contesto più prospero rispetto a quando è finita la Guerra fredda. L’aspettativa di vita è aumentata. La povertà estrema sta diminuendo. Più ragazze e donne ricevono un’istruzione. Un numero maggiore di persone vive nelle democrazie rispetto al passato. Eppure”, aveva aggiunto, “la nostra prospettiva di sicurezza non è mai stata così complessa e pericolosa negli ultimi 30 anni”. Stiamo tornando “a un modello più classico di concorrenza continua tra Stati”, aveva spiegato evocando un “vero e proprio senso di ritorno al futuro”.

IL DOSSIER UCRAINA

“Con le attuali tensioni è molto importante avere questa relazione militare con la Russia”, ha spiegato Radakin al Times pochi giorni dopo aver sentito, prima di Natale, l’omologo russo, il generale Valery Gerasimov, che con i suoi 9 anni nel ruolo è il più longevo capo di stato maggiore generale a Mosca dalla caduto dell’Unione Sovietica. Secondo diversi accademici è lui la mente di quella “guerra ibrida” di Mosca che fonde le minacce convenzionali con altre come la sovversione e gli attacchi informatici. Qualche esempio? Il dispiegamento dei mercenari della Wagner in Africa, la diffusione di disinformazione e la caccia ai cavi sottomarini.

LA PREOCCUPAZIONE RUSSA…

È stata una “conversazione privata” su una linea non sicura, durata 70 minuti. Radakin era a casa sua, a Manchester: non c’erano preoccupazioni da parte di Londra su chi a Mosca stava ascoltando, scrive il Times. Un confronto “privato”, dove questo aggettivo è inteso probabilmente nel senso di un confronto informale. A fugare ogni eventuale dubbio sulle preoccupazioni di Radakin, alle sue spalle, mentre parla con il Times nel suo ufficio al quinto piano del palazzo del ministero della Difesa a Whitehall, c’è una “mappa gigantesca intitolata ‘View from Moscow’”.

… E QUELLA CINESE

Mentre la Russia è definita “il più grave pericolo per la nostra sicurezza” nella Integrated Review, la Cina rappresenta una “sfida sistemica”: è “la più grande minaccia statuale” alla sicurezza economica britannica ma Londra “investirà in capacità avanzate” perché “le economie aperte e commerciali come [quella del] Regno Unito dovranno impegnarsi con la Cina e rimanere aperte al commercio e agli investimenti cinesi”. Radakin paragona le rivendicazioni cinesi sull’80% del Mar Cinese Meridionale al comportamento russo verso l’Ucraina.

LA LINEA DIRETTA CON MOSCA

Al ministero della Difesa, racconta, c’è una linea diretta con Mosca che viene testata da un ufficiale in pensione ogni giorno per assicurarsi che, se necessari, si possano tenere colloqui urgenti per una de-escalation. “Ci chiamiamo a vicenda per confermare che funziona. È per evitare errori di calcolo, per avere una linea di comunicazione collaudata con la Russia e basta”, dice. Che cosa si dicono non è chiaro. “‘Come ti sembra il mondo oggi, stai per attaccare?’ ‘Io no, e tu?”, scherza l’ammiraglio. Che poi aggiunge un dettaglio: un protocollo simile con altri Paesi, come la Cina, non c’è.



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