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Riflettori sulla situazione Russia-Ucraina. L’analisi di Valori

Sebbene Biden e Putin abbiano giocato le loro carte e concordato che avrebbero continuato a negoziare in futuro, i colloqui non hanno raffreddato l’attuale situazione al confine ucraino e, dopo che le due parti hanno lanciato moniti vicendevoli civili e militari, il futuro sviluppo sul confine ucraino è ancora molto incerto. L’analisi di Giancarlo Elia Valori

Recentemente, gli Stati Uniti d’America e la Russia sono stati ai ferri corti sulla questione dell’Ucraina.
I capi delle due superpotenze dietro la situazione ucraina settimane fa hanno convocato una riunione sulla crisi attuale. Sebbene i due abbiano tracciato una linea netta tra loro durante l’incontro, non hanno preso alcun impegno politico, dimostrando che la partita a scacchi politica che circonda l’Ucraina è appena iniziata.

In quella che è stata vista come una conversazione «franca e pragmatica» da entrambe le parti, Putin ha chiarito a Biden di non essere soddisfatto dell’attuazione del Protocollo di Minsk II dell’11 febbraio 2015 (esso oltre a stabilire condizioni di cessate-il-fuoco, ribadiva anche accordi per la futura autonomia dei separatisti filo-russi), in quanto la Nato continua ad espandersi verso est; e Biden, a sua volta, ha rilevato che se la Russia avesse osato invadere l’Ucraina, gli Stati Uniti d’America e i loro alleati avrebbero lanciato forti «sanzioni economiche e altre misure» per contrattaccare, anche se non sono stati presi in considerazione invii di truppe statunitensi in Ucraina.

Sebbene i due abbiano giocato le loro carte e concordato che avrebbero continuato a negoziare in futuro, i colloqui non hanno raffreddato l’attuale situazione al confine ucraino e, dopo che le due parti hanno lanciato moniti vicendevoli civili e militari, il futuro sviluppo sul confine ucraino è ancora molto incerto.

Dal novembre 2020, la Russia ha di stanza migliaia di soldati ai confini dell’Ucraina. L’entità della forza di combattimento schierata ha reso il vicino Stato piuttosto nervoso.

L’attuale crisi in Ucraina si è inasprita dall’inizio del novembre 2021. Tuttavia, la Russia ha smentito qualsiasi speculazione sul fatto che il Paese stia per invadere l’Ucraina, sottolineando che lo spiegamento di truppe al confine russo-ucraino è puramente a scopo difensivo e che nessuno dovrebbe puntare il dito contro un tale schieramento di forze nel territorio della Russia medesima.

È naturale che una simile affermazione non può convincere l’Ucraina: dopo la crisi del 2014, eventuali problemi al confine tra le due parti attirano l’attenzione e l’Ucraina ha ancora sporadici conflitti con i separatisti filo-russi nella parte orientale del Paese.

In primo luogo, il motivo fondamentale per cui la disputa Stati Uniti d’America-Russia sull’Ucraina è difficile da risolvere è che non c’è una posizione o uno spazio ragionevole nell’architettura di sicurezza europea guidata da Washington che corrisponda alla forza e allo status della Russia.

Negli ultimi trentadue anni, gli Stati Uniti d’America hanno escluso con la forza qualsiasi proposta ragionevole per stabilire una sicurezza ampia e inclusiva in Europa e hanno costruito un’intelaiatura di sicurezza europea del dopo guerra fredda che ha schiacciato ed espulso la Russia, al pari di quello che ha fatto la NATO quando conteneva l’Unione Sovietica in Europa nel 1949-1990.

Inoltre va detto che il desiderio a lungo accarezzato dalla Russia di integrarsi nella “famiglia europea” e persino nella “comunità occidentale” attraverso la cooperazione con gli Stati Uniti d’America – che, invece, ai tempi dell’impotente El’cyn guardavano ad essa non alla pari ma come una semicolonia – è stato oscurato dalle azioni risolute della NATO, che si è allargata verso oriente per elevare maggiormente il suo status di unica superpotenza, per lo meno in Europa, dopo i recenti calci presi in Afghanistan.

Il mantenimento di una pace duratura dopo le grandi guerre (compresa la fredda) nel sec. XX si basava sul trattamento della parte sconfitta con tolleranza ed uguaglianza sul tavolo delle trattative. I fatti hanno dimostrato che questo punto non è stato recepito dalla politica di Stati Uniti d’America e dai caudatari occidentali. Trattare la Russia come la perdente della guerra fredda significa frustrarla duramente e spietatamente, privandola della caratteristica costituiva più importante dell’ordine di sicurezza europeo del dopo secolo breve.

Se la Russia non reagisce con mezzi più forti, sarà sempre in una posizione di difesa e mai di parità. La Russia non accetterà alcuna legittimità per la persistenza di un ordine di sicurezza europeo che la priva di interessi vitali di sicurezza, volendola rendere una specie di protettorato circondato da bombe atomiche marchiate made in Usa. La crisi ucraina che dura da diversi anni costituisce l’ultima barriera e l’anello di congiunzione più cruciale nel confronto tra Russia, Stati Uniti d’America e Occidente: ed è un monito per quei Paesi europei che nei decenni sono stati privati di una politica estera propria non agli ordini della Casa Bianca.

In secondo luogo, la questione ucraina è un importante problema strutturale che riguarda la direzione della costruzione della sicurezza europea e nessuno può permettersi di perdere in questa crisi.

Se l’Europa può raggiungere l’unità, l’integrità e una pace duratura, la sfida chiave è se può davvero accogliere la Russia, che dipende in modo decisivo dal fatto che l’espansione verso est della Nato si fermerà e se l’Ucraina sarà in grado da sola e permanentemente di risolvere questi due elementi chiave. Per la Russia, la Nato, che ha continuato ad espandersi nella storia e nella realtà, è la più letale minaccia alla sicurezza; la Nato continua a indebolire la Russia e a privarla della propria statualità europea, col voler dileggiare il suo status di grande potenza. Impedire alla Nato di continuare la sua espansione verso est è probabilmente il più importante interesse di sicurezza non solo della Russia, ma anche dei Paesi europei privi di proprie politiche estere, ma con popoli e opinioni pubbliche che certamente non vogliono farsi trascinare in una guerra convenzionale nel continente per conto di un Paese che fra noi e sé ha un oceano quale fascia di sicurezza.

L’attuale soluzione fattibile per garantire una sicurezza duratura in Europa è che l’Ucraina non aderisca alla Nato ma mantenga uno status permanente di neutralità, al pari di Austria, Finlandia, Svezia, Svizzera, ecc. Questa è la premessa fondamentale affinché l’Ucraina mantenga l’integrità territoriale e resti sovrana nella massima misura possibile, ed è anche l’unica ragionevole soluzione per risolvere il profondo conflitto tra Russia e Stati Uniti d’America.

A tal fine, la Russia ha firmato il predetto Protocollo di Minsk II del 2015. Tuttavia, osservando l’evoluzione della Nato negli ultimi decenni, si può constatare che essa non ha assolutamente alcuna possibilità di cambiare una politica consolidata di adesione a “porte aperte”.

Gli Stati Uniti d’America e la Nato non accetteranno l’opzione dell’Ucraina neutrale e l’attuale livello decisionale politico di Kiev è eterodiretto. Per tali ragioni l’Ucraina, ora appare moralmente smembrata, ed ha una sorprendente somiglianza con la Berlino divisa e le due Germanie pre-1989. Si può affermare che la divisione dell’Ucraina è un segno della nuova spaccatura dell’Europa dopo la guerra fredda I, e la costruzione della cosiddetta sicurezza europea – rectius: egemonia statunitense – si conclude con la realtà di una guerra fredda II tra Nato e Russia. E questo va detto che è una tragedia, in quanto le conseguenze devastanti di una guerra saranno pagate dai popoli europei, e no di sicuro dal New England alla California.

In terzo luogo, l’ingannevolezza della diplomazia Stati Uniti d’America-Russia e la miopia dell’UE senza una politica estera propria in merito alla costruzione della sua sicurezza, sono le ragioni principali dell’attuale mancanza di fiducia reciproca tra Stati Uniti d’America – che contano sul servilismo della predetta UE – e Russia – terrorizzata dall’accerchiamento atomico ai suoi confini.

Gli Stati Uniti hanno approfittato dei profondi problemi dell’Unione Sovietica e dello zelo e delle politiche della Russia per la svolta autoinflittasi negli anni Novanta, a scapito della diplomazia dell’“impegno verbale”.

Nel 1990, il segretario di Stato statunitense, Baker, per conto dell’amministrazione di Bush padre, fece una promessa verbale all’allora leader sovietico Michail Gorbačëv che «alla riunificazione, dopo che la Germania rimarrà nella Nato, l’organizzazione non si espanderà verso est». Promessa che l’amministrazione Clinton respinse sulla base del fatto che era una decisione del suo predecessore e che le promesse verbali non erano valide, ma nel frattempo Bush padre aveva inglobato nella Nato i Paesi Baltici.

A metà degli anni Novanta, il presidente Clinton prese indirettamente un impegno verbale con l’allora leader russo, l’imbelle El’cyin, a rispettare la linea rossa secondo cui la Nato non avrebbe dovuto oltrepassare i confini orientali dei Paesi baltici. Però l’amministrazione di Bush padre abbiamo visto che aveva già prederiso questa promessa varcando di già i loro confini occidentale. È ragionevole che agli occhi della Russia, la «diplomazia dell’impegno verbale» è giustamente sinonimo di frode e ipocrisia che gli Stati Uniti d’America sono abituati ad attuare con la Russia. Questo è esattamente il motivo per cui la Russia insiste attualmente sul fatto che Washington e la Nato debbano firmare una trattato con la Russia sulla neutralità dell’Ucraina e sul divieto di dispiegare armi offensive (leggi: atomiche) in Ucraina.

Altrettanto importante è che dopo la Guerra fredda I, gli Stati Uniti d’America, con la loro mentalità di correre per accaparrarsi i frutti della vittoria, abbiano attratto 14 Paesi di piccole e medie dimensioni nel processo di espansione provocando delle crisi nelle regioni periferiche dell’Europa e creando ad arte russofobia in Paesi di Europa, centrale, balcanica e orientale.

Questo completo disprezzo per il “concerto delle grandi potenze” – principio plurisecolare fondamentale per garantire una sicurezza duratura in Europa – e la pratica di “raccogliere semi di sesamo e buttare via i cocomeri” hanno portato artificialmente a un prolungato confronto tra la Russia e i Paesi europei, di pari passo come fra Stati Uniti d’America e Russia. L’andazzo secolare di sottolineare il primato globale degli Stati Uniti d’America creando crisi e inventandosi nemici ribadisce la tragica realtà della sua stessa emersione come pericolo per la pace nel mondo.

Nel complesso, la crisi ucraina è una questione fondamentale per la direzione della sicurezza europea. Gli Stati Uniti non fermeranno il loro processo di espansione verso est. La Russia, costretta all’angolo, non ha altro modo che reagire con tutte le sue forze: questo annuncia la guerra fredda II in Europa, e le turbolenze durevoli e l’eventuale divisione dell’Ucraina saranno il suo destino immutabile.

Il panorama peggiore sarà una guerra convenzionale sul continente fra truppe della Nato e forze russe: milioni e milioni di morti e città sventrate. La guerra sarà convenzionale in quanto Washington non userebbe mai l’arma atomica – ma non per bontà d’animo, bensì per timore di una risposta russa che toglierebbe il territorio statunitense dal livello di sicurezza Nbc.

Al punto che rimpiangeremo i bei tempi del Covid-19.



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