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Quanta Italia c’è nello spazio. L’intervento di Di Maio su Airpress

Di Luigi Di Maio

L’alto livello di innovazione tecnologica fa sì che lo Spazio sia un formidabile volàno economico, ma anche per la sostenibilità ambientale e per l’innovazione, grazie alla digitalizzazione, all’IA, all’uso di nuovi materiali e alla miniaturizzazione dei satelliti. Ne parla Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, su Airpress di gennaio 2022

Le potenzialità economiche dello spazio sono enormi grazie alla Space economy, frutto di tutte le attività di ricerca, esplorazione, gestione e uso delle risorse spaziali che creano valore e benefici per l’intera umanità. Grazie a un settore di R&S all’avanguardia, permette di realizzare infrastrutture spaziali (upstream) e fruire di prodotti e servizi sulla Terra (downstream), che vanno dalle telecomunicazioni, alla navigazione satellitare, al monitoraggio ambientale e meteorologico.

Nonostante la pandemia, il settore ha continuato a crescere, arrivando a un fatturato mondiale di circa 350 miliardi di dollari che, secondo le stime di Morgan Stanley, entro il 2040 supererà i mille miliardi. L’alto livello di innovazione tecnologica fa sì che quello spaziale sia un volàno formidabile non solo dal punto di vista economico, ma anche per la sostenibilità ambientale e per l’innovazione: penso, ad esempio, alla digitalizzazione, all’IA, all’uso di nuovi materiali e alla miniaturizzazione dei satelliti. Ma il 2021 è stato anche l’anno dei primi voli dei colossi privati statunitensi, come Virgin Galactic, Blue Origin e SpaceX. Nel prossimo futuro si prevedono viaggi turistici spaziali e la costruzione delle prime infrastrutture lunari. L’accesso allo spazio diventerà sempre più “democratico” e un numero crescente di attori faranno la loro comparsa. La corsa allo spazio si vince insieme e ognuno deve mettere a disposizione le migliori risorse di cui dispone.

In Italia siamo specializzati in satelliti di osservazione, nei lanciatori, nei moduli pressurizzati e nelle tecnologie di rimozione dei debris spaziali o di sensoristica avanzata. Il nostro Paese è tra i protagonisti della corsa allo spazio potendo vantare una filiera completa dall’upstream al downstream. Globalmente ci collochiamo al settimo posto e siamo il terzo contributore dell’Esa a livello europeo. Grazie alle molte collaborazioni internazionali siamo impegnati nei progetti più innovativi e ambiziosi,
tra i quali i progetti Artemis e Mars Sample Return insieme alla Nasa.

Il primo, per il ritorno sulla Luna, ci vede al lavoro sui sistemi di navigazione e i moduli pressurizzati. Il secondo è un’iniziativa Nasa-Esa con l’obiettivo di portare frammenti di Marte sulla Terra. Il nostro ruolo di Paese leader ci è stato riconosciuto anche con la selezione di Milano per ospitare, nel 2024, la 75esima edizione dell’International astronautical congress.

La Space economy contribuisce alla crescita tecnologica e infrastrutturale del nostro Paese, grazie a un comparto industriale di oltre 200 aziende con settemila addetti che genera un giro d’affari di circa due miliardi di euro l’anno. Le ricadute investono l’intero territorio nazionale con alcune regioni all’avanguardia: Lazio, Lombardia e Piemonte che ospitano oltre il 50% delle imprese del settore, seguite da Toscana, Emilia-Romagna e Campania.

Oltre alle grandi eccellenze, la colonna portante del settore è costituita da micro-imprese e Pmi, che rappresentano quasi il 90% del comparto. In questo contesto, il ministero degli Affari esteri (Maeci) è impegnato a sostenere a livello internazionale le politiche spaziali del governo decise in ambito Comint. I nostri diplomatici hanno contribuito al recente accordo con la Francia in materia di lanciatori e motori a propulsione liquida. Accordo che ha accompagnato sia la genesi dell’articolo 7 del Trattato del Quirinale, interamente dedicato alla collaborazione spaziale con Parigi, sia il contratto tra il governo italiano e l’Esa, siglato dal ministro Colao, per l’attuazione della parte spaziale del Pnrr: si tratta di programmi per l’osservazione della Terra, utili a promuovere il centro Esrin di Frascati, e sistemi di trasporto spaziale.

La rete diplomatica e gli ambasciatori della Farnesina seguono da vicino l’evolversi dei rapporti in materia di spazio, con tutti i Paesi e in particolare con quelli con cui vantiamo una lunga tradizione come il Kenya dove Luigi Broglio lanciò il secondo satellite italiano San Marco. Il Centro spaziale in Kenya è l’unico esempio di base spaziale fuori del territorio nazionale e grazie a un accordo tutti i beni e le attrezzature sono di proprietà della Repubblica italiana, mentre il terreno è della Repubblica del Kenya. Anche per celebrare figure centrali come quella di Broglio è stata istituita la “Giornata nazionale dello spazio” celebrata nella sua prima edizione il 16 dicembre scorso con diversi eventi tematici.

Il Maeci sostiene le Pmi e le start up attive nel settore grazie alla Direzione per la promozione del sistema Paese (Dgsp) e un ufficio di nuova istituzione che avrà come scopo specifico quello di sostenere le nostre aziende spaziali nella loro proiezione estera e partecipazione a bandi internazionali. L’ufficio faciliterà gli accordi tra agenzie spaziali e promuoverà la partecipazione italiana ai più innovativi programmi internazionali.

Non a caso, ho voluto che il medesimo ufficio si occupi altresì di start up e aziende innovative, anche in collegamento col nuovo Italian innovation and culture hub di San Francisco, volto a promuovere i prodotti tecnologici italiani di punta negli Usa. Abbiamo inoltre introdotto il ruolo di “Addetto per le questioni spaziali” in quattro sedi all’estero (Washington, Parigi, Praga e Bruxelles), che assicurerà efficaci contatti con le agenzie spaziali e le istituzioni omologhe rafforzando l’azione internazionale italiana.

Anche dal punto di vista delle risorse rese disponibili ci sono stati importanti passi in avanti. Nel 2016, il Mise aveva definito il “Piano strategico per la Space Economy”, che prevedeva un investimento di circa 4,7 miliardi di euro (limite massimo 2030 – ma non ci sono orizzonti precisi), di cui quasi il 50% coperto con risorse pubbliche nazionali e regionali, aggiuntive rispetto a quelle destinate alle politiche spaziali.

Nel Pnrr è stato inoltre previsto un budget di 2,3 miliardi di euro per lo spazio. Le principali aree dove verranno allocate le risorse sono quattro: osservazione della Terra; Satcom, per rafforzare la sicurezza dei sistemi di comunicazione; Space factory, per la digitalizzazione delle imprese e l’uso di tecnologie green; In-orbit economy, per sviluppare nuove capacità operative nei servizi in orbita.

Le opportunità offerte dallo spazio ci pongono sfide epocali perché le orbite sono sempre più congestionate, contestate e competitive. Nuovi Paesi ambiscono a essere presenti nello spazio rendendolo un ambiente sempre più a rischio di incidenti. In questo contesto, la proliferazione di sistemi a doppio uso ha reso più confusa la demarcazione tra militare e civile, rendendo da un lato più complicato proteggere e difendere gli assetti spaziali e identificare le minacce, e dall’altro più urgenti gli sforzi per prevenire una corsa agli armamenti nello spazio.

Ecco perché si ribadisce il pieno e costante impegno italiano a prevenire una corsa agli armamenti nello spazio. Promuovendo l’adozione di principi di comportamento responsabile per le attività spaziali e connesse misure di trasparenza e consolidamento della fiducia, e ispirandosi a un approccio – condiviso anche a livello europeo – basato sulla promozione della safety e sostenibilità delle attività spaziali a vantaggio del bene comune.

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