L’unica possibilità che abbiamo è “azzerare” il sistema attraverso una legge elettorale di tipo proporzionale, capace di dare a tutti i giocatori la possibilità di fare la propria corsa. Sia chiaro: in quel modo non ci mettiamo al riparo da alleanze trasversali o cambi di casacca poco onorevoli. Però evitiamo di prendere in giro gli italiani
La soluzione trovata è quella più ovvia e conservatrice, ma forse anche l’unica realmente possibile.
Quindi va salutata per quello che è, cioè un salvataggio in extremis ad un passo dal baratro.
Detto ciò occorre prendere atto di almeno un esito evidente di tutta questa storia, esito che andrà capitalizzato per dare un senso allo spettacolo assai poco esaltante cui abbiamo assistito.
L’esito è presto detto e si chiama esplosione con frammenti sparsi per chilometri quadrati delle due coalizioni, che non sono in grado di comportarsi come tali nemmeno di fronte alla prova suprema dell’elezione del Capo dello Stato.
A destra sono venute a galla tutte le contraddizioni che Meloni, Salvini e Berlusconi fingono di non vedere da anni e che hanno portato negli ultimi dodici mesi al (primo) fatto che FI e Lega sono al governo con Draghi il PD e il M5S ed anche al (secondo) fatto che per scegliere il Presidente della Repubblica FI e Lega preferiscono accordarsi con gli alleati di governo anziché con il (presunto) alleato politico, che resta tale solo a livello locale.
A sinistra vive un accordo PD-M5S che però è tale più sulla carta che nella realtà, visto che in tutti questi giorni dal movimento sono arrivati segnali in palese contraddizione con la linea del PD, come le aperture su candidati tipo Frattini o Belloni (con tanto di post ufficiale di Beppe Grillo).
A ciò va aggiunta la forte balcanizzazione interna di molti partiti, che raggiunge il culmine nel M5S (dove ha prevalso la linea Di Maio, oggi il più solido esponente della linea di responsabilità nazionale ma ieri il protagonista della volontà di mettere in stato d’accusa Mattarella), ma che trova albergo anche nel PD (molti hanno contrastato la linea Letta in favore di Draghi al Colle), in FI (si veda all’esito del voto sulla candidata Casellati) e nella Lega (non a casa proprio in queste ore esplode un caso Giorgetti).
Tutto ciò deve far riflettere, poiché siamo già (di fatto) all’avvio della campagna elettorale per le politiche.
E siccome abbiamo alle spalle il peggior Parlamento della storia della Repubblica, capace di tre maggioranze tutte in contraddizione tra loro, dobbiamo guardare avanti cercando un modo per mettere in sicurezza la prossima legislatura.
Per fare questo dobbiamo prendere atto che questo falso bipolarismo retto da una semi-uninominale legge elettorale produce mostri, che in Parlamento diventano campioni di trasformismo.
E poiché non possiamo trasformare la Repubblica secondo il modello di comuni e regioni (ci vuole una enorme modifica della Costituzione che richiede due/tre anni di tempo), l’unica possibilità che abbiamo è “azzerare” il sistema attraverso una legge elettorale di tipo proporzionale, capace di dare a tutti i giocatori la possibilità di fare la propria corsa.
Sia chiaro: in quel modo non ci mettiamo al riparo da alleanze trasversali o cambi di casacca poco onorevoli. Però evitiamo di prendere in giro gli italiani: ognuno elegge deputati e senatori in forza dei voti che raccoglie. E dopo, solo dopo, si cercano coalizioni per governare.
Non so se ci arriveremo, ma sarebbe un modo ragionevole per tentare di azzerare la situazione.
Che peraltro prossima allo zero assoluto si è appena dimostrata, pur con tutta la stima che meritano Mattarella e Draghi (e meno male che ci sono).