La riforma della giustizia? Imprescindibile, per spezzare “quel legame incestuoso che esiste tra pm e giudici” dice l’ex radicale ed ex deputato di Forza Italia Marco Taradash. Taradash in una conversazione con Formiche.net fa il punto sui referendum dei radicali e offre una lettura dell’occasione persa da Berlusconi.
Francesca Scopelliti dalle nostre colonne ha paragonato Ottaviano Del Turco al caso Tortora: è così?
Aspetterei le motivazioni della sentenza per esprimere un giudizio chiaro, ma dico solo che trovo del tutto inaccettabile, come ho avuto occasione di rilevare in passato, il modo in cui la procura ha compiuto l’arresto, ha formulato pubblicamente le accuse, ha imposto la carcerazione a Del Turco. Ho letto tesi innocentiste, per cui la sentenza mi ha molto stupito.
Avere o no, quindi, fiducia nella giustizia?
In Italia averla è molto difficile se non si introdurrà la separazione delle carriere, perché il legame esistente fra i magistrati nelle procure e i giudici nei tribunali è incestuoso dal punto di vista delle garanzie per il cittadino. Specie in un piccolo tribunale questo legame è ancora più forte di quanto non possa esserlo altrove. Nella nostra giustizia la garanzia della terzietà da parte del giudice non può esserci per ragioni strutturali.
Referendum radicali: punto di contatto Pannella-Berlusconi con Forza Italia bis?
Intanto sono battaglie che i Radicali compiono sin da prima degli anni ’90, e chiunque abbia voluto accompagnarsi a quelle iniziative lo ha fatto. Ma in una circostanza passata non dimentichiamo che Berlusconi invitò all’astensionismo. Se nel 1999 non avesse fatto questa scelta clamorosamente sbagliata, la giustizia italiana sarebbe migliorata e forse anche il Cavaliere ne avrebbe tratto qualche beneficio.
Da ex radicale come giudica la ministra radicale Bonino sulla vicenda kazaka?
Bene, non vedo cosa le si possa rimproverare. Si è mossa sulla base delle informazioni che ha avuto, ha sollecitato quelle che non aveva e ha agito secondo il criterio della responsabilità. A meno che non si voglia, da un ministro degli Esteri, che salga su un F35 e vada a prelevare una persona in uno Stato estero.
Quanto tasso di pannellismo vede in Grillo?
Zero. Grillo rappresenta una cultura che non ha nulla a che vedere con quella radicale. É antipartitocratico in quanto antiparlamentare, invece i Radicali sono antipartitocratici perché difendono con assoluto rigore la democrazia parlamentare e le istituzioni che sono nate intorno ad essa. Il leader dei Cinque stelle è l’opposto.
Le larghe intese dureranno?
Le variabili sono moltissime e le larghe intese sono uno stato di necessità, ma anche un’opportunità per fare le cose che sono oggi necessarie. Fino a questo momento non hanno prodotto nulla del genere, in verità. Si va avanti un po’ alla giornata e senza quella scossa necessaria, che non può che essere molto robusta per terremotare il sistema di compromessi, di burocrazie, di lobbies e corporazioni che frenano il Paese. In caso contrario, se non si coglierà l’occasione di una maggioranza così larga per cambiare le strutture profonde che vent’anni di centrodestra e centrosinistra non hanno modificato, sarà l’ennesima occasione perduta.
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