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Mosca e Minsk, al via l’esercitazione russa che preoccupa l’Europa

Sono iniziate le manovre militari terrestri congiunte di Mosca e Minsk in Bielorussia. Le operazioni ufficialmente sono rivolte a potenziare le capacità di difesa e anti terrorismo dei due Paesi, ma preoccupano l’Occidente. Nel frattempo, la flotta russa giunta nel Mediterraneo, già passata nel canale di Sicilia e diretta nel Mar Nero, minaccia di accerchiare l’Ucraina anche dal mare

Russia e Minsk danno il via alle esercitazioni militari congiunte che vedono schierate in Bielorussia le Forze armate dei due Paesi a pochi chilometri dal confine ucraino, come confermato anche da una nota del ministero della Difesa russo. Secondo i due Paesi, le manovre coinvolgerebbero le rispettive Forze armate in operazioni volte a coordinare le capacità di combattimento ed elaborare nuove tattiche per la lotta al terrorismo, anche interno (definiti dalla nota con il termine piuttosto esteso di “gruppi armati illegali”). Secondo le stime della Nato, l’ordine di grandezza delle truppe impiegate nelle operazioni sarebbe di “migliaia” di unità. Nonostante le rassicurazioni del Cremlino, sulla natura “addestrativa” delle manovre, l’Ucraina ha più volte manifestato le sue preoccupazioni a riguardo, con la stessa Kiev che dista appena 150 chilometri dal confine bielorusso.

L’esercitazione “Risolutezza alleata”

Da parte russa, il Cremlino ha dichiarato che sono coinvolte nell’esercitazione, chiamata “Risolutezza alleata 2022”, le unità del distretto militare orientale, con un imponente schieramento di fucilieri motorizzati, carri armati, veicoli da combattimento per la fanteria, e un variegato parco di artiglieria, dai semoventi ai sistemi missilistici anticarro e antiaerei (forse i BM-27 Uragan). Il programma delle manovre si dovrebbe sviluppare in due fasi. La prima, da oggi al 9 febbraio, vedrà un ulteriore trasferimento di truppe di Mosca sul territorio bielorusso, dove già si trovano numerosi militari russi, al fine di organizzare la difesa di importanti strutture militari e statali, nonché per presidiare i confini aerei e verificare la prontezza dell’aeronautica. Mosca ha anche confermato la presenza nel Paesi dei propri caccia Sukhoi Su-35. La seconda fase, dal 10 al 20 febbraio, vedrà lo svolgimento delle manovre vere e proprie, in cui saranno testate le capacità di difesa da aggressioni esterne, la lotta al terrorismo e la difesa degli interessi dei due Paesi.

La riunione Bucarest 9

Intanto i nove Paesi Nato del fianco est, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia, organizzeranno domani, 3 febbraio, una riunione dei propri ministri degli Esteri a Bucarest per discutere della tensione nella regione. All’incontro sono attesi anche il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, e ucraino, Dmytro Kuleba. Secondo quanto affermato dal ministro degli Esteri della Romania, Bogdan Aurescu, in un’intervista all’emittente televisiva statunitense Cnn, “le discussioni riguarderanno la situazione della sicurezza nel nostro quadrante e nella regione del Mar Nero; discuteremo i modi in cui possiamo continuare a promuovere il dialogo e ad attenuare la situazione nella regione”.

Le intimazioni di Mosca

Sempre Aurescu, nella stessa intervista, ha voluto ribadire la natura difensiva del sistema anti-missile Deveselu, schierato dal suo Paese e dalla Polonia, definito da Vladimir Putin, durante l’incontro di ieri con il primo ministro ungherese Viktor Orban, “una minaccia per la Russia”. Nella stessa occasione il presidente russo aveva anche ribadito che i requisiti di sicurezza per la Russia rimangono quelli già dichiarati, con l’intimazione alla Nato di ritirare le proprie truppe dietro ai confini del 1997, prima dell’allargamento a est dell’Alleanza. Anche in questo caso la risposta del ministro romeno è stata un secco diniego: “In Romania c’è un alto sostegno verso i valori euro-atlantici, per questo siamo stati noi a chiedere il consolidamento della presenza della Nato in Romania”.

Occhi sul Bosforo

Intanto, proseguono i tentativi di mediazione lanciati dalla Turchia, ribadita oggi dal ministro della Difesa di Ankara, Hulusi Akar: “Invitiamo tutte le parti alla calma, alla coordinazione, alla cooperazione e al dialogo per evitare un aumento della tensione”. Il ministro ha fatto anche un passaggio sulla Convenzione di Montreux del 1936, che garantisce ad Ankara il controllo del passaggio delle navi sul Bosforo, lo stretto che collega il Mediterraneo al Mar Nero, che impone alle navi militari che lo vogliono attraversare la comunicazione dei propri intenti almeno otto giorni prima del transito. La notazione arriva mentre una squadra navale russa sta attraversando le acque del Mediterraneo (in questi giorni è nella zona del Canale di Sicilia), diretta con ogni probabilità proprio verso il Mar Nero. Costantemente monitorata dalla Nato, l’arrivo del gruppo russo minaccia un accerchiamento dell’Ucraina anche dal mare, fattore che contribuisce all’aumento della tensione nella regione.

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