Battuta d’arresto per la difesa ipersonica dell’Agenzia americana Mda. A renderlo noto il suo direttore John Hill. Alle origini del rallentamento la mancanza di budget. Il programma che vede coinvolte Lockheed Martin, Northrop Grumman e Raytheon punta a intercettare i missili ipersonici già nella fase di volo
Gli Stati Uniti non sono ancora pronti per la difesa ipersonica e i sistemi di deterrenza subiscono una battuta d’arresto. Ci sono stati infatti imprevisti nei finanziamenti del piano della Missile defence agency (Mda), branca del dipartimento della Difesa (DoD) statunitense che vuole mettere in campo il “Glide phase interceptor” (Gpi), l’intercettore che intende contrastare le armi ipersoniche nella loro fase di volo, dove risultano più “vulnerabili”. Considerando che un missile ipersonico viaggia a una velocità di cinque volte superiore a quella del suono (dunque sopra 1,7 chilometri al secondo), la sfida appare ancora più impegnativa, ma il problema pare non essere di natura tecnologica.
Mancanza di fondi
La questione è proprio la mancanza di finanziamenti per quest’anno e l’assenza di un’idea chiara per l’anno prossimo, che hanno comportato lo “strozzamento” del programma, secondo quanto dichiarato dal direttore di Mda, il viceammiraglio John Hill, in una conferenza dell’American society of naval engineers. Il quale ha precisato che “non è un problema di tecnologia, è puramente un problema finanziario”, come riporta il sito Defensenews.
Il piano e le aziende scelte
Lo scorso novembre l’agenzia aveva individuato tre colossi aziendali per progettare l’intercettore Gpi. Le realtà alle quali è stato chiesto di occuparsi della fase di “concept design accelerato” del programma sono Lockheed Martin, Northrop Grumman e Raytheon missiles and defense, tutte già esperte nella progettazione e nello sviluppo di armi ipersoniche, talvolta in ottica competitiva, in altre occasioni sviluppando un approccio integrato. Infatti, sia Lockheed Martin sia Raytheon, stanno sviluppando dei missili ipersonici “scramjet-powered” che fanno parte del programma Hawc (hypersonic air-breathing weapon concept), condotto dall’Air force e dalla Darpa, l’agenzia del Pentagono che si occupa di ricerca avanzata. Sempre Lockheed Martin è il principale integratore di sistemi per ciò che riguarda il missile ipersonico offensivo della Marina “conventional prompt strike” e per l’arma ipersonica a lungo raggio dell’Esercito. In entrambi i casi Northrop Grumman si è occupato di progettare i motori.
L’intercettore
L’intercettore Gpi permetterà di colpire i missili ipersonici sia nella loro fase di planata, per neutralizzare la minaccia prima che si avvicini troppo al bersaglio, sia nel percorso piatto che precede la distruzione dell’obiettivo. E mira a sostituirsi all’attuale missile Standard-6 in dotazione ai cacciatorpedinieri statunitensi, che può intercettare un missile soltanto nell’approssimarsi al bersaglio e non nella più lontana fase di volo. In questo modo, si potrebbe spostare lo scudo di difesa missilistica ancora più lontano per garantire una più efficace protezione delle infrastrutture, quali le portaerei.
Il funzionamento del Gpi
Hill nel corso della conferenza ha illustrato come i sensori spaziali di tracciamento ipersonico e balistico (Hbtss) sarebbero in grado di rilevare il lancio di un missile, e anche la separazione dal primo, secondo e terzo stadio. Il sistema Hbtss infatti fornisce costantemente dati al Ballistic missile defense system overhead persistent infrared architecture (Boa), il sistema di difesa missilistica balistica che sfrutta gli infrarossi e i dati forniti in tempo reale per creare una traccia del missile ipersonico. Il Gpi sarebbe sviluppato per adattarsi ai cacciatorpedinieri equipaggiati con Aegis ballistic missile defense system (Aegis Bmd), un programma del DoD statunitense in dotazione alla Marina Usa. Aegis in futuro potrà dunque avviare l’intercettore in planata che sarà collegato direttamente a Hbtss per ricevere dati aggiornati una volta che ha lasciato la nave per colpire l’obiettivo. Non ancora pronti alla deterrenza
Tuttavia, permangono anche dei problemi legati al fatto che i sistemi esistenti in dotazione a Mda potrebbero sì vedere i missili ipersonici, ma forse non a sufficienza per un’adeguata soluzione di fuoco. Alcune componenti-chiave sono già in posizione, ma Mda e i suoi partner si stanno occupando di ciò che ancora manca e la lacuna più significativa è proprio l’intercettore Gpi. La corsa a sviluppare armi ipersoniche e relativi sistemi di deterrenza è uno dei trend più recenti e lo dimostrano le capacità messe in campo da Cina e Russia. Ora sta agli Usa fare il necessario per colmare il gap il più presto possibile.
Non ancora pronti alla deterrenza
Tuttavia, permangono anche dei problemi legati al fatto che i sistemi esistenti in dotazione a Mda potrebbero sì vedere i missili ipersonici, ma forse non a sufficienza per un’adeguata soluzione di fuoco. Alcune componenti-chiave sono già in posizione, ma Mda e i suoi partner si stanno occupando di ciò che ancora manca e la lacuna più significativa è proprio l’intercettore Gpi. La corsa a sviluppare armi ipersoniche e relativi sistemi di deterrenza è uno dei trend più recenti e lo dimostrano le capacità messe in campo da Cina e Russia. Ora sta agli Usa fare il necessario per colmare il gap il più presto possibile.