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Politica e 007. Gabrielli sul caso Belloni

Il Sottosegretario di Stato con delega all’intelligence interviene a Zapping su Radio1 e commenta il caso Belloni-Quirinale. Per Gabrielli un grave errore della politica trascinare l’ambasciatrice nelle polemiche ma i vertici dell’intelligence e della PA non dovrebbero essere candidabili. Ecco la sua versione

Intelligence e amministrazione pubblica sono incompatibili? A una settimana dalle elezioni per il Colle – che hanno riacceso il dibattito intorno all’eventualità di una candidatura dell’ambasciatrice Elisabetta Belloni, direttrice generale del Dis (Dipartimento per le informazioni e la sicurezza) – Franco Gabrielli, sottosegretario di Stato e autorità delegata all’intelligence, dà la sua versione sui fatti. Lo fa intervenendo nella trasmissione di Radio1 Zapping condotta da Giancarlo Loquenzi.

“Da diverso tempo sostengo che bisogna limitare il diritto di elettorato passivo nei confronti non degli operatori dei servizi ma di chiunque svolga funzioni apicali della Pubblica amministrazione – ha detto Gabrielli, ex capo della Polizia – e questo lo dico non per affermazione di principio, ma per averlo praticato su me stesso. Quando ero prefetto di Roma e capo della Polizia mi fu chiesto di fare il candidato per il comune”.

Il sottosegretario interviene anche sul caso Belloni. “Nello specifico ho sentito dire cose improprie, paralleli tra il Dis e la Cia e fra l’ambasciatrice Belloni e Mata Hari. L’ambasciatrice sta al Dis da sette mesi, ha una storia personale ultratrentennale in altri contesti, e il Dis non è la Cia. Ho sentito valutazioni eccessivamente enfatiche”. Non è la prima volta che l’autorità delegata interviene sul caso. Nei giorni scorsi ha infatti ribadito che Belloni gode della sua “piena fiducia”.

Gabrielli stigmatizza “in negativo” il metodo con cui la diplomatica, ex segretario generale della Farnesina e a capo dell’Unità di crisi del ministero, è stata coinvolta dalle forze politiche nelle polemiche. “Esporre figure così importanti dell’apparato amministrativo e statuale è inappropriato. Sarebbe consigliabile un atteggiamento cauto e rispettoso. In generale credo sia opportuna una limitazione dell’elettorato passivo per tutte le cariche che hanno un ruolo così importante nella pubblica amministrazione”.

Una cautela che secondo Gabrielli sarebbe tanto più necessaria in occasione delle elezioni per il Quirinale. “L’elezione del presidente della Repubblica non avviene all’unanimità, ma su espressione di parte. Non si deve mai pensare che quel funzionario, quel magistrato abbia operato avendo il retropensiero di capitalizzare un consenso che lo avrebbe favorito in una competizione elettorale”.

Di qui la proposta “di frapporre una sorta di diaframma temporale tra l’assunzione della responsabilità amministrativa e l’eventuale incarico con un profilo elettivo. Una modalità di salute pubblica che restituirebbe la doverosa terzietà che ogni funzionario pubblico o con cariche di rilevante importanza dovrebbe testimoniare”.

Gabrielli conclude: “Viviamo un momento in cui uno dei problemi dell’emergenza Paese è la credibilità della classe dirigente amministrativa. Questi interventi farebbero bene al recupero di credibilità alla base di ogni sana democrazia”.


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