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L’Europa in ordine sparso sulla fine della pandemia

Paese che vai, strategia che trovi. Tra obbligo vaccinale e mascherine all’aperto, limitazioni e ulteriori booster, le regole contro il Covid-19 sono diverse

Quarta dose sì, quarta dose no. Il mondo è molto diviso sulla necessità di una quarta cose del vaccino anti-Covid per frenare la pandemia. L’esempio più eclatante è Israele. Dopo un iniziale dietrofront, le autorità sanitarie israeliane hanno deciso di avviare un ulteriore booster per i pazienti più fragili e il personale sanitario, e più di 660.000 persone (su oltre 9 milioni di abitanti) hanno ricevuto la quarta inoculazione. L’effetto è un significativo calo dei pazienti gravi, nonostante l’alto numero di casi: 52.600 nuovi positivi. Uno studio del Centro Medico Sheba ha dimostrato che la quarta dose moltiplica per cinque la quantità di anticorpi contro il virus.

Anche il Cile ha deciso di proseguire la strada del rinforzo vaccinale. Il presidente cileno, Sebastian Piñera (nella foto), ha già ricevuto la quarta dose del vaccino contro il Covid, avviando la nuova fase della campagna vaccinale iniziata lo scorso 30 gennaio. Oggi in Cile gli adulti con più di 55 anni possono ricevere il richiamo. “La nostra strategia è sempre quella di proteggere la salute di tutti i nostri concittadini – ha spiegato Piñera -. Il Cile va avanti da quasi due anni lottando con molto sforzo e impegno contro questa pandemia. Mi sento molto fiero di tutti i compatrioti per il coraggio, la perseveranza e la forza che hanno dimostrato”.

In Europa, invece, le direttive sono molto diverse. La Danimarca, dopo la revoca di tutte le limitazioni contro il virus, ha proposto di cominciare l’inoculazione della quarta dose di vaccino anti-Covid. Il ministro della Sanità danese, Magnus Heunicke, ha spiegato che i primi a ricevere il rinforzo saranno “i cittadini più vulnerabili”, che sono stati vaccinati con la terza dose in autunno.

La Danimarca attraversa l’ondata della variante Omicron, con circa 25.000 casi al giorno. L’Istituto Statens Serum, organo statale che controlla le malattie infettive, ha spiegato nella pagina web che il 90% dei casi è della variante Omicron e circa il 18% della popolazione ha contratto il virus.

Diversamente succede in Romania, dove il governo ha annunciato la proroga per altri 30 giorni dello stato di emergenza. Tra le misure previste c’è l’obbligo della mascherina negli spazi chiusi ma anche all’aperto e limite del 50% nella capienza di cinema, teatri e ristoranti. Per le autorità il momento in cui l’emergenza verrà revocata è vicino ma arriverà solo dopo un’analisi rigorosa. In Romania ci sono circa 16.000 nuovi casi di Covid al giorno e 82 morti. Il Paese è il secondo in Europa, dopo la Bulgaria, con il tasso più basso di vaccinazione.

Buone notizie arrivano dalla Spagna. Secondo il quotidiano El País, la diffusione del virus rallenta. In Catalogna, una delle regioni più colpite, l’indice di contagio è il più basso dall’inizio della pandemia. Per questo il Consiglio Interterritoriale di Sanità ha deciso di abolire l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto da giovedì prossimo. Resta però la raccomandazione di utilizzarla negli eventi affollati e dove non si può mantenere la distanza di 1,5 metri.

Le autorità sanitarie spagnole hanno anche approvato la quarta dose per diverse categorie: pazienti immunodepressi, con trapianti, malati di cancro, con Hiv o sindrome di Down.

Intanto, l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) insiste sui rischi che comporta una vaccinazione continua, che potrebbe influire – anche negativamente – sul sistema immunitario.

In Italia il dossier sulla quarta dose è fermo, in attesa del risultato delle ricerche. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha spiegato in un’intervista a Sky Tg24 che “sulla quarta dose c’è un confronto a livello europeo, la valuteremo nel prosieguo delle prossime settimane: la priorità adesso è la dose booster, e convincere quel pezzetto di italiani che ancora non hanno fatto la prima dose. Gli ospedali sono pieni di persone che non hanno fatto la vaccinazione”. Sull’uso della mascherina all’aperto dall’11 febbraio sarà decaduto l’obbligo, non solo per le zone bianche ma per l’intero Paese. Un primo vero segnale di ripartenza.

È ottimista anche Guido Rasi, già direttore generale dell’Ema e ora consigliere del generale Francesco Paolo Figliuolo nella gestione della pandemia. “Se siamo ai titoli di coda della pandemia? Solo per scaramanzia dico che è possibile, ma sì, tutto sta andando verso quella direzione – ha dichiarato -. Il rischio di nuove varianti in grado di generare nuove ondate è però insito nel fatto che nel mondo abbiamo ancora 2 milioni di infezioni al giorno”. Più che sulla quarta dose “inizierei a parlare di richiamo annuale tarato su Omicron se resterà prevalente”.

Infine, sull’obbligo vaccinale, la lista dei Paesi continua ad aumentare: Ecuador, Austria, Turkmenistan, Tajikistan e in Germania è cominciato il dibattito parlamentare per l’applicazione. In Italia e Repubblica Ceca per gli over 50 e in Francia, Regno Unito e Germania per alcune categorie di lavoratori, tra cui il personale sanitario.



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