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Il nodo Nord Stream 2 non si scioglie. Tra Scholz e Biden è tutto in salita

Germania anello debole della Nato, e in conflitto di interessi per il gasdotto. Come reagirebbe il nuovo cancelliere se dovesse decidere per le sanzioni a Mosca?

La Germania sta diventando l’anello debole della Nato? Da un lato subisce la pressione americana, per via del gasdotto Nord Stream 2 su cui si ingrossa la fronda bypartisan di parlamentari che spingono la Casa Bianca ad adottare le sanzioni. Dall’altro vede crescere in Ue il malumore per una non scelta da parte di Scholz che, di fatto, gioca ancora in equilibrio rispetto a posizioni più nette.

Nel mezzo le tensioni interne rappresentate dai fondi pensione tedeschi: quasi un terzo versa in difficoltà finanziarie e milioni di tedeschi temono per i propri risparmi.

La visita in Usa

Al di là delle dichiarazioni di facciata, la visita in Usa del cancelliere Olaf Scholz incassa un’altra ventata di non-decisioni sul gasdotto Nord Stream 2. Non si è vista alla Casa Bianca quella dimostrazione di unità che Scholz avrebbe dovuto imprimere succedendo ad Angela Merkel e che invece oltre oceano non scorgono. Joe Biden avrebbe voluto procedere con un piglio unito sul caso ucraino, ma si è presto reso conto (così come molti parlamentari gli scrivono da tempo) che Berlino non farà mai marcia indietro.

E’ il futuro del gasdotto Nord Stream 2 a stabilire l’agenda delle alleanze adesso. Lo stesso cancelliere tedesco ha rivelato in un’intervista che esiste un netto divario con la controparte a stelle e strisce, pur nella consapevolezza che, come rimarcato da Biden, il progetto non sarebbe andato avanti in caso di invasione russa dell’Ucraina.

Il gasdotto

Il problema però è lungi dall’essere risolto, situazione che mette la Germania in una nuova posizione all’interno del quadro Nato. Dal momento che con il gasdotto il gas naturale russo viaggerebbe sotto il Mar Baltico evitando l’Ucraina, ecco che sarebbe materializzato il conflitto di interessi di Scholz sulla crisi a Kiev. Che Berlino sia fortemente dipendente dall’energia russa è cosa nota da tempo, il problema ora è armonizzare quel giogo economico e industriale con le possibili sanzioni che l’occidente potrebbe decidere di imporre a Mosca.

Frizioni si registrano anche sull’asse Berlino-Kiev: è stato improvvisamente annullato l’incontro programmato per lunedì scorso tra il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. La causa potrebbe ritrovarsi nella riluttanza della Germania ad abbandonare il progetto Nord Stream 2 se dovesse verificarsi l’invasione.

Attacco

Un attacco diretto alle policies berlinesi (ma anche ai suoi politicians) arriva dal New York Times, che si spinge a dire che mentre l’Europa è alle prese con una potenziale guerra, quella in Ucraina, la Germania non è pervenuta. Mette cioè ancora una volta nero su bianco che il gioco di posizionamenti fatto da Scholz per tutta la campagna elettorale adesso non è replicabile vista la contingenza di una crisi che potrebbe detonare in qualsiasi momento.

Quando Scholz non specifica cosa è disposto a fare per fermare il Nord Stream 2, dicendo solo che la Germania avrebbe intrapreso le stesse misure degli Stati Uniti per punire la Russia, aumenta le preoccupazioni della Casa Bianca in tal senso.

Nodo pensioni

Continua intanto la precaria situazione finanziaria di alcuni istituti di previdenza tedeschi. Quello dei dipendenti della professione di consulente fiscale, dopo anni di controversie, ha presentato un piano di finanziamento che non è stato definito accettabile dai supervisori BaFin. Per cui si apre la strada della liquidazione al piccolo fondo pensione da 8.000 clienti. Segue il destino toccato ad altri due fondi, Colonia e Caritas, chiusi nel 2021 dal regolatore finanziario Bafin. Milioni di cittadini tedeschi si interrogano sul destino di quei denari.

@FDepalo

(Foto: twitter Potus)



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