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Populismo e dilettantismo, la zavorra delle istituzioni italiane

C’è il timore,  con le fratture che si sono create in seno ai due poli di centrodestra e centrosinistra che questa miscela possa essere un serio ostacolo ad una compiuta azione di governo, all’attuazione operativa del Pnrr. Il commento di Luigi Tivelli

Vale la pena tornare sulle prove offerte dai partiti in occasione delle assurde vicende dell’elezione del Presidente della Repubblica dalle quali per caso, e non certo per merito dei partiti, è emersa una situazione tranquillizzante per il Paese. Ho scritto spesso su queste colonne che i due mali fondamentali che attraversano buona parte della nostra classe politica sono il populismo e il dilettantismo.

Mali che qualcuno riteneva in parte superati ma che invece sono emersi in tutto il loro fulgore nell’assurda giostra delle candidature e delle votazioni per il Presidente della Repubblica. Com’è noto, Salvini che, per quanto risulta, aveva l’incarico di proporre candidature interne al centrodestra, si è scatenato, quasi in una sorta di Papeete invernale, in una ricerca spasmodica di candidature (spesso all’insaputa degli interessati), evidenziando una miscela di quel populismo che è all’origine della Lega e di quel dilettantismo che sembrava appartenere ad altre forze tipo il M5S più che alla Lega.

A un certo punto, si è creato un asse fra i due ex nemici giurati Salvini e Conte, presidente di un partito, come quello pentastellato, figlio di una indubbia miscela di populismo e dilettantismo, cui almeno per qualche ora si è aggiunto Enrico Letta. Dal cocktail Salvini-Conte è emersa poi specificamente una ridda di candidature, specie femminili. C’è un dato che caratterizza questa miscela di populismo e dilettantismo.

A un certo punto era emersa chiaramente, credo proprio senza che l’interessata fosse stata consultata, la candidatura di Elisabetta Belloni, che è a capo del Dis, cioè sostanzialmente dei servizi segreti. Possibile che né a Salvini né a Conte né alla Meloni (che per il resto ha fatto il suo consueto mestiere di populista di opposizione) sia venuto in mente, con tutto il rispetto per quella seria, competente e professionale ex ambasciatrice che è Elisabetta Belloni, che è solo in paesi come l’ Egitto o l’Unione Sovietica che i capi dei servizi segreti vengono elevati al soglio di presidenti della Repubblica?

Si è dovuto attendere che si scatenasse giustamente Renzi, al quale hanno fatto seguito altri semi capi partito, a spiegare la piena inopportunità’ di questa candidatura. Anche altre personalità di prestigio, uomini o donne, quasi sempre senza essere interpellati, sono entrati nel tritacarne delle candidature salviniane, alcune delle quali scelte di concerto con Conte. Hanno dovuto reagire duramente Luigi Di Maio che è evoluto da populista-dilettante a equilibrato para democristiano con tinte dorotee, a chiedere con forza un chiarimento a Conte, anche perché alla base di tutto stava l’impegno ossessivo di Conte per il terrore che il suo successore Mario Draghi potesse essere candidato.

Com’è noto, la vicenda dell’elezione del Presidente della Repubblica, non certo per merito dei populisti o dei populisti dilettanti, ha avuto un esito che mantiene in piedi l’equilibrio creato fra il ruolo di Presidente di Mattarella e quello di Presidente del Consiglio di Mario Draghi, ma il problema è che il populismo e la miscela di dilettantismo e populismo si sono espresse al massimo in questa tornata di elezione presidenziale, e c’è il timore,  con le fratture che si sono create in seno ai due poli di centrodestra e centrosinistra che questa miscela di populismo e dilettantismo possa essere un serio ostacolo ad una compiuta azione di Governo, all’attuazione operativa del Pnrr, alla continuazione con la dovuta appropriatezza e fermezza della campagna vaccinale.

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