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Golden power su Vodafone-Huawei. L’ultima mossa 5G di Draghi

Palazzo Chigi impone prescrizioni su un aggiornamento del software delle stazioni radio base della società cinese. L’appello del Copasir del 2019 a escludere i fornitori non affidabili è rimasto inascoltato

Il governo Draghi ha esercito i poteri speciali, “con prescrizioni”, in ordine alla notifica presentata da Vodafone Italia che riguarda un aggiornamento del software 5G di Huawei, la system release 17.1, che prevede, rispetto alle precedenti, “nuove funzionalità che supportano più settori verticali e servizi”, in particolare “tecnologie per applicazioni industriali”, come spiegato dalla stessa società cinese.

Si tratta, come emerge dall’atto trasmesso al Parlamento dalla presidenza del Consiglio dei ministri, di una notifica “concernente l’aggiornamento del software delle stazioni radio base e del loro sistema di gestione OSS inerenti” l’aggiornamento, “in ottemperanza alle prescrizioni di cui al Dpcm 20 maggio 2021”. Allora, Palazzo Chigi aveva deciso l’“esercizio dei poteri speciali, con prescrizione, per la società Vodafone Italia Spa concernente la fornitura di beni e servizi necessari per la costruzione e l’aggiornamento delle reti di accesso radiomobile 5G” di Vodafone.

Era, come spiegato allora su Formiche.net, il terzo intervento simile in poco più di tre mesi da parte del presidente Mario Draghi per rendere il 5G italiano meno dipendente dai cosiddetti “fornitori non affidabili”, ossia Huawei e Zte, attraverso due strumenti: l’esercizio della normativa Golden power e il Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica.

Il 5G è stato oggetto della relazione annuale del Copasir. L’anno scorso si è registrato un aumento del 36% delle operazioni sottoposte a notifica per l’esercizio dei poteri speciali: da 342 sono salite a 465, si legge. Precisamente, 394 riguarda “il coacervo degli altri settori dall’energia ai trasporti alla finanza ed economia”, 55 i settori difesa e sicurezza, 16 la tecnologia 5G.

Poco più di due anni fa lo stesso Copasir, allora presieduto dal deputato Raffaele Volpi della Lega, aveva suggerito di “considerare molto seriamente” la possibilità di escludere i fornitori stranieri che comportano una minaccia per la sicurezza delle informazioni, a partire dalle cinesi Huawei e Zte (che hanno sempre respinto le accuse di spionaggio per conto del governo di Pechino).

Suggerimento non recepito, però, dai governi che hanno ricevuto sui loro tavoli quella relazione. “L’argine costituito dall’esercizio dei poteri speciali da parte del Governo (il cosiddetto golden power) è stato sistematicamente monitorato nel corso dell’attività del Comitato che ne ha individuato limiti, oltre che margini di miglioramento”, si legge nella relazione appena pubblicata.

“L’indebolimento delle reti e della sicurezza cibernetica si configura come altamente serio quando sono esposti i dati personali o quando è insidiato lo stesso tessuto economico, industriale e finanziario”, ricorda il documento.

Anche alla luce di tutto ciò, il comitato presieduto oggi dal senatore Adolfo Urso di Fratelli d’Italia ha invitato il governo a rafforzare il “quadro protettivo e di massima resilienza che, per l’intrinseca natura dei mezzi e degli strumenti impiegati, impone adattamenti ed affinamenti continui”.

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