Skip to main content

Tim, Labriola spinge ancora verso la rete unica. Ma i sindacati…

Secondo board da quando il manager, già al vertice di Tim Brasil, ha preso le redini del gruppo telefonico. Puntellata l’operazione che guarda alla separazione della rete, aspettando che Kkr esca nuovamente dall’ombra. Il 2 marzo lo showdown. La lettera dei sindacati

Motori avanti tutta, in vista di quel 2 marzo che per Tim rappresenta la svolta. Quel giorno, infatti, si alzerà il velo sul piano industriale che porta la firma di Pietro Labriola, al vertice del gruppo telefonico dopo l’addio di Luigi Gubitosi e che punta a fermare le ambizioni di Kkr. Il fondo americano, dopo l’offerta da 50 centesimi ad azione dello scorso novembre per il 100% dell’ex Telecom, si è ritirato in uno strano silenzio.

Come più volte raccontato da Formiche.net, il piano di Labriola, da due decenni in forza a Tim e fino a pochi giorni fa al vertice della controllata brasiliana, Tim Brasil, oggi affidata ad Alberto Mario Griselli, poggia sulla separazione della rete dai servizi e la messa a sistema della prima con gli asset di Open Fiber, società per la fibra controllata da Cdp. Un progetto che non solo piace al governo, il quale verosimilmente ne prenderebbe il controllo una volta costituita la società, ma sta bene anche all’azionista di riferimento dell’ex monopolista, ovvero Vivendi. Che, almeno per il momento, non disdegna una società della rete con baricentro Cassa Depositi e Prestiti, peraltro azionista di Tim al 9,8%. C’è poi la sponda del Copasir, il comitato per la sicurezza della Repubblica, che nella sua ultima relazione annuale ha sottolineato la necessità di un’infrastruttura di rete a controllo pubblico.

Alla luce di tutto questo, il board di Tim, per la seconda volta da quando Labriola è al vertice del gruppo, è tornato a riunirsi. Obiettivo, continuare a plasmare il piano industriale in vista della presentazione al mercato ai primi di marzo. La riunione, tenutasi in una giornata che ha visto il titolo dell’ex monopolista piuttosto sottotono (-2%) e durata circa 4 ore, ha consentito di puntellare l’operazione che guarda allo scorporo della rete telefonica dalle attività di servizi, per aprire, in un secondo momento, il cantiere della fusione delle infrastrutture di Tim con quelle di Open Fiber, sotto il cappello di Cdp.

Sullo sfondo, a dispetto di un board dal quale sarebbe emersa ancora una volta la compattezza degli azionisti intorno a Labriola che ha limato ancora il piano, rimane però l’offerta di Kkr. Dentro e fuori Tim, il dialogo procede tra gli advisor delle due parti, ma l’esame dell’offerta da parte del Comitato ad hoc sarebbe stato di fatto rallentato in attesa della definizione dello stesso piano, in modo da potere in un secondo tempo confrontare concretamente la convenienza per il gruppo e per i soci tra le due alternative possibili.

Ma proprio mentre Labriola puntella la strategia del gruppo, entrando nelle battute finali, ecco che i lavoratori delle telecomunicazioni suonano l’allarme contro una possibile separazione della rete, che vedono come uno spezzatino. I sindacati di categoria (Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil) in una lettera a Mario Draghi hanno chiesto l’apertura di un tavolo a Palazzo Chigi sui problemi del settore. Come manifestato già negli incontri con i ministri Giancarlo Giorgetti e Vittorio Colao, le sigle vogliono scongiurare i rischi connessi alle attività di Tim, su cui si giocano, secondo i sindacati, fino a 40 mila posti di lavoro.

“Siamo con la presente ad evidenziarle – si legge nella missiva – la nostra fortissima preoccupazione in merito al futuro assetto societario del gruppo Tim, degli attuali livelli occupazionali e del suo futuro industriale. Futuro che non può non interessare il generale assetto del mercato tlc del Paese”. Un eventuale spezzatino non si sposerebbe “con gli importanti interessi strategici e di sviluppo del Paese e lascerebbe potenzialmente sul campo migliaia di esuberi. I ministri ci avevano assicurato, vista la rilevanza e la complessità della situazione, non solo il loro impegno, ma anche di realizzare un celere aggiornamento sull’evoluzione del contesto riconvocandoci a breve, purtroppo ciò non è avvenuto”.

×

Iscriviti alla newsletter