Il ministro dello Sviluppo interviene al congresso di Azione e prova a tranquillizzare aziende e famiglie strozzate dall’impennata dei costi dell’energia. Ma i soldi messi sul piatto dal governo fin qui non bastano, a fine giugno si rischia una mazzata da 34 miliardi. Quasi cinque volte i soldi stanziati ieri dal Consiglio dei ministri
Lo Stato c’è, gli imprenditori devono saperlo. Persino quando sulla scrivania piomba una bolletta salata tre volte tanto quella precedente. Sono gli effetti del caro energia, della crisi Ucraina e dell’eterna dipendenza dell’Italia dalle risorse altrui. Chi compra energia, la paga il doppio, è una legge di natura. Se poi ci si mettono anche le tensioni geopolitiche allora il conto sale. E tanto. Il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, tutto queste cose le sa bene.
Ma sa anche che i soldi messi finora sul piatto dal governo, oltre 10 miliardi di cui quasi 7 solo ieri, tra azzeramento degli oneri generali e di sistema sul gas e spinta alle rinnovabili, non bastano. Non in questo momento almeno, quando per le imprese e le famiglie (in Italia il grosso delle aziende è a gestione familiare, dunque il legame impresa-famiglia è forte) si preannuncia una mazzata, calcoli della Cgia di Mestre, di quasi 34 miliardi nel primo semestre. Valeva comunque la pena rassicurare gli imprenditori, spaventati e più volte tentati di fermare le macchine e abbassare le saracinesche. Perché se è vero che la domanda è in ripresa, dopo due anni di black out, è anche vero che produrre costa il triplo di prima e allora bisogna capire se il gioco vale la candela, cioè se girare i margini realizzati al pagamento dell’energia ha un senso industriale.
Giorgetti comunque, ha fatto il suo. “Nel momento in cui guardiamo all’uscita dalla pandemia, dobbiamo fare uno sforzo ulteriore e capire che questo è un tempo in cui dobbiamo occuparci dell’offerta, non più della domanda. Un un tempo di investimento”, ha messo in chiaro Giorgetti, intervenendo al congresso di Azione. Poi, quella rassicurazione alle imprese. “Sicuramente la miccia non può che partire dagli imprenditori, un valore che va riportato al centro del dibattito politico. Imprenditori che hanno bisogno di avere lo stato al loro fianco”.
Ma, come detto, servono più soldi. E lo sa anche il responsabile dello Sviluppo Economico e numero due della Lega. Che pochi giorni fa chiariva come “è evidente che l’ammontare degli aumenti dei prezzi dell’energia richiederebbe disponibilità finanziarie ben oltre quelle consentite dall’attuale strumento di bilancio. Molto faticosamente al Mef si sta cercando di costruire una dote finanziaria significativa, però a bilancio invariato è evidente che è molto difficile dare una risposta compiuta e definitiva a questo tipo di fenomeno”.
Lato aziende, uno sforzo aggiuntivo del governo sarebbe una manna dal cielo, sempre che si trovino i soldi nei meandri del bilancio statale ma a saldi invariati (il ministro dell’Economia Daniele Franco, per il momento, non ne vuol sapere di allargare le maglie del deficit). “Nonostante ieri il governo Draghi abbia approvato una nuova misura da oltre 6 miliardi di euro per mitigare il caro bollette, nel primo semestre di quest’anno le famiglie e le imprese dovranno comunque farsi carico di un rincaro da 33,8 miliardi di euro”, afferma l’ufficio studi della Cgia. Eccola la cifra, cinque volte la cifra messa in campo dal governo.
Rispetto al 20191, la Cgia ha stimato per il primo semestre di quest’anno un aumento del costo delle bollette di luce e gas di 44,8 miliardi di euro, di cui 15,4 in capo alle famiglie e 29,4 alle imprese. Se dall’importo complessivo (44,8 miliardi) “storniamo le misure di mitigazione messe in campo con la legge di Bilancio 2022 (3,8 miliardi), quelle introdotte nel decreto per il contrasto ai rincari energetici del 21 gennaio scorso (1,7 miliardi) e i 5,5 miliardi approvati ieri (importo, quest’ultimo, al netto degli aiuti erogati a Regioni e enti locali)”, conclude l’associazione degli artigiani di Mestre, “l’extra costo da pagare rimane di 33,8 miliardi di euro”.