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Tre più uno. Così Ue e Italia vogliono sanzionare Mosca

Al Consiglio Affari esteri dell’Ue l’esame delle sanzioni pronte a partire contro Mosca. Tre scenari al vaglio: dipende da come e se i russi invaderanno l’Ucraina. Italia compatta con Germania e Francia. Ma sugli attacchi cyber è stallo

Sono ore concitate a Bruxelles. La crisi ucraina è approdata sul tavolo del Consiglio Affari esteri dell’Ue, riunito per decidere una strategia comune sulle sanzioni alla Russia. Presente per l’Italia Luigi Di Maio: il ministro, reduce da una doppia visita a Kiev e Mosca, ha detto che una soluzione diplomatica “è l’unica possibile” e che una guerra “avrebbe effetti devastanti per l’Europa”.

Ma i tamburi di guerra già risuonano nel Donbas. A seguito di un incontro del Consiglio di Sicurezza russo il presidente Vladimir Putin ha riconosciuto l’indipendenza delle autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk. E ha inviato le truppe russe “in soccorso” dei separatisti.

Come reagirà l’Ue? Se gli Stati Uniti non hanno dubbi – il riconoscimento delle due repubbliche è sufficiente per l’imposizione di dure sanzioni contro Mosca – non è chiaro se a Bruxelles siano della stessa idea. Il dato politico emerso al Consiglio, spiegano fonti a Formiche.net, è che al Cremlino sarà inviato un segnale di compattezza: i 27 Stati membri si muoveranno insieme, senza defezioni, in coordinamento con Stati Uniti, Regno Unito, Giappone, Canada e altri alleati. L’Italia è pronta a farsi garante di questo fronte comune e intende procedere di pari passo con i due principali alleati dell’Unione, Francia e Germania.

Tre gli scenari al vaglio del Consiglio europeo mentre la crisi ucraina vive le ore più buie da quando è scoppiata. Il primo: nel caso di un’invasione russa, è già pronto a partire il pacchetto “tout-court”. Finanza, controllo dell’export, trasferimento tecnologico, energia: un set di sanzioni a 360° preparato per dare il colpo più duro all’economia russa.

C’è un ma: una simile risposta sarà messa in campo solo ed esclusivamente nel caso di un’invasione boots on the ground, quando gli scarponi dei soldati russi varcheranno il confine ucraino. Un cruccio non da poco: cosa succede infatti se Mosca invia truppe a sostegno dei separatisti? “Le truppe russe nei territori occupati ucraini sono o non sono una linea rossa per le sanzioni occidentali / la fine dei negoziati?” si chiede su twitter Ian Bremmer, presidente di Eurasia Group. Non c’è ancora una risposta univoca. Va ricordato però come l’occupazione russa delle autoproclamate repubbliche sia già al centro delle sanzioni Ue dal 2014, disegnate per punire le violazioni degli accordi di Minsk.

Il secondo scenario, l’imposizione di sanzioni preventive contro il governo russo, non ha trovato consensi sufficienti a Bruxelles. Una maggioranza di Paesi, tra cui l’Italia, ritiene che applicare le misure già in queste ore possa spegnere l’ultimo lumicino di una soluzione diplomatica. Non saranno dunque accontentate le richieste del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che in un acceso intervento alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco ha chiesto ai Paesi europei “cosa stiano aspettando” per sanzionare Mosca.

Il terzo scenario prevede invece una via di mezzo. Da giorni ormai vanno avanti i bombardamenti dei separatisti nel Donbas, negli scontri hanno già perso la vita tre militari e un civile ucraino. Se attacchi e incursioni dovessero continuare a lungo, l’Ue sarebbe disposta a valutarli come un’aggressione indiretta e dunque a procedere con un pacchetto “intermedio” di sanzioni. Anche qui però non mancano ostacoli, perché in tal caso bisogna dimostrare il collegamento tra separatisti e governo russo. Una prova inutile, va da sé, nel caso in cui Putin decida di sostenere direttamente i separatisti inviando truppe.

Accanto a queste tre opzioni ne sono state discusse altre, poi scartate. Come la proposta, avanzata dai Paesi membri più assertivi con la Russia in Est Europa e nei Baltici, di considerare “un’aggressione” la distribuzione di passaporti russi nei territori occupati del Donbas. O ancora, la possibilità di includere tra le forme di aggressione esplicita gli attacchi cyber contro l’Ucraina in corso ormai da settimane. Dal Consiglio Ue è arrivato un niet: si entrerebbe in un terreno scosceso e sarebbe difficile attribuire con certezza la responsabilità degli attacchi. Sarà l’intelligence, non la diplomazia, a rispondere nel dominio digitale.


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