Skip to main content

Borse e spread chiedono a Putin di fermare le armi

Giornata nervosa sulle piazze finanziarie, che temono un’escalation dalle conseguenze imprevedibili, anche per i piani di ripresa europei, i cui investimenti rischiano di essere divorati dall’inflazione. Lo spread Btp/Bund tocca i 171 punti base con rendimenti all’1,9% mentre la Borsa di Mosca è crollata in apertura dell’8%. E male anche Wall Street

Il nervosismo sulle principali piazze finanziarie è alle stelle. Non che ci si potesse aspettare altro, lo scontro in atto tra Kiev e Mosca è molto più di una guerra. In ballo, oltre ovviamente alle vite umane, ci sono le forniture di gas all’Europa, ancora troppo dipendente dall’ex Urss e i suoi giacimenti. Un conflitto, anche solo circoscritto ma comunque reale, potrebbe creare tensioni sui prezzi e sui volumi destinati all’Europa, con inevitabili ripercussioni sui consumatori finali, ovvero famiglie e imprese, soprattutto italiane.

Il primo termometro è quello dello spread Btp/Bund che per l’Italia rappresenta un vero e proprio contatore del panico e della fiducia verso il debito tricolore. Più il differenziale si allarga, meno gli investitori si fidano delle finanze italiane. Ebbene, sul fronte dei titoli di Stato, il rendimento dei Btp che a inizio febbraio era all’1,6% ha nuovamente superato in queste ore gli 1,9 punti percentuali. Il differenziale rispetto ai Bund tedeschi si è allargato oltre i 170 punti, a 171,9 punti base, per poi ripiegare a 168.

Ma il rialzo, rispetto ai 140 punti base di fine gennaio, c’è tutto. Sui mercati valutari l’attenzione è invece al rublo, la moneta russa, che continua a perdere terreno rispetto al dollaro e all’euro. Paga dazio al conflitto anche la grivnia, la valuta ucraina, che perde l’1,2% sul dollaro, toccando il minimo dal 2015.

Secondo Goldman Sachs, nel caso in cui si materializzasse lo scenario peggiore nello scontro tra Mosca e Kiev, ovvero uno scontro armato e sul campo, in Ucraina, i mercati azionari europei e giapponese crollerebbero del 9% e quello Usa del 6% (10% per il Nasdaq). Gli analisti della banca d’affari americana ritengono inoltre possibile anche un crollo del 10% del rublo e un’impennata del 13% del petrolio.

Sul fronte delle Borse, con il precipitare della situazione in Ucraina la borsa di Mosca è crollata dell’8% a 1.111 punti, ritornando sui valori di ottobre 2020. Chiusa ieri per festività, Wall Street ha poi aperto in rosso, con l’indice Dow Jones che in apertura è scivolato dello 0,96% a 33.750,51 punti, lo S&P 500 lo 0,60% a 4.322,90 e il Nasdaq lo 0,68% a 13.455,87. E occhio al Pnrr, che potrebbe essere in parte fagocitato da un conflitto armato.

In un’analisi Antonio Tognoli, Head of Research di Integrae Sim, spiega che “le Borse sono chiaramente guidate dalla guerra in Ucraina che non è ancora ‘ufficialmente’ scoppiata, ma che ha già avuto come conseguenza quella di aumentare il prezzo del gas e dell’energia elettrica che da questo dipende, vanificando parte della crescita derivante dagli investimenti del Pnrr se i prezzi dovessero rimanere elevati o peggio crescere ulteriormente”.

 

×

Iscriviti alla newsletter