Il premier Mario Draghi non andrà in visita a Mosca da Putin. Al Senato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio annuncia: stop alle visite finché Mosca non ferma l’escalation in Ucraina. L’invio di truppe uno strappo agli accordi di Minsk, siamo pronti a nuove sanzioni
Non si parla sotto le bombe. Il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi annulla la sua visita a Mosca. Ad annunciarlo durante il question-time al Senato sulla crisi ucraina è il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, reduce da un vertice a Palazzo Chigi nella mattinata. “Riteniamo che non vi possano essere nuovi incontri bilaterali con i vertici russi finché non ci saranno segnali di allentamento della tensione”.
Era stato Draghi la scorsa settimana a confermare l’imminente trasferta nella capitale russa con un incontro al Cremlino chiesto da Vladimir Putin. L’Italia “ritiene ancora possibile” una soluzione diplomatica alla crisi anche se “i margini si riducono ogni giorno”, avvisa Di Maio in aula. Il riconoscimento dell’indipendenza delle autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk e l’invio delle truppe disposto da Putin nella serata di lunedì “minano gravemente gli accordi di Minsk”.
La decisione di sospendere gli incontri diplomatici si accoda alle mosse di Stati Uniti e Ue. Un incontro previsto oggi con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov è infatti stato annullato dal segretario di Stato americano Antony Blinken. “Condanniamo la decisione di Mosca di inviare nei territori delle due repubbliche separatiste un contingente di truppe con sedicenti funzioni di peace-keeping”, ha ribadito Di Maio a Palazzo Madama, confermando che l’Italia continuerà a “lavorare con gli alleati Ue e Stati Uniti per sanzioni ferme ed efficaci”.
Un primo pacchetto di misure contro Mosca è stato approvato martedì dall’Ue all’unanimità e comprende sanzioni personali contro oligarchi russi, asset finanziari e la sospensione dell’interscambio con le aree separatiste dell’Ucraina. Altre potrebbero seguire se l’escalation russa dovesse continuare. Nel frattempo, rivela il Wall Street Journal, Bruxelles sarebbe pronta a colpire uno dei protagonisti della crisi, il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu.
L’Italia è per il dialogo, dice Di Maio, ma non incondizionato. “La questione sul tavolo non può essere limitata a una mera disputa territoriale. Ad essere in gioco non è solo il pur importante quadro di sicurezza europeo: in discussione sono i nostri stessi valori fondamentali. Mostrarci arrendevoli oggi significherebbe pagare un prezzo mostro caro domani”.
Lo spazio per una soluzione diplomatica va però restringendosi. Martedì sera il Cremlino ha inviato un ultimatum al governo ucraino guidato da Volodymyr Zelensky con richieste ritenute irricevibili da Kiev: riconoscere la Crimea russa, l’indipendenza delle intere regioni di Donetsk e Luhansk, comprese le aree (circa il 70%) ancora sotto il controllo dell’esercito ucraino, rinunciare ufficialmente a una candidatura per la Nato accettando uno stato di neutralità di fatto.
Aumentano intanto gli indizi di un’operazione militare di più larga scala: il ministero degli Esteri russo ha infatti iniziato ad evacuare tutto il personale diplomatico presente in Ucraina, a partire dall’ambasciata nella capitale. Dalla Nato avvisano: qualsiasi azione militare “sarà preceduta o accompagnata da azioni ibride, soprattutto incentrate su eventuali attacchi cibernetici”, spiega Di Maio riecheggiando un alert già diffuso alle aziende italiane che operano in Ucraina dall’Agenzia per la cyberiscurezza nazionale (Acn) guidata da Roberto Baldoni.