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Conflitto epocale, diplomazia in stallo. Le mosse di Italia e Ue secondo Di Paola

Dopo aver creato una fascia che ricostruisce in parte il blocco orientale, la Russia potrebbe fermarsi, cercando di trattare da una posizione di forza un nuovo assetto di sicurezza per l’Europa, spiega l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, già ministro della Difesa. Le sanzioni dovranno essere dure, “se si è deciso di non intervenire militarmente non abbiamo altri strumenti”. E l’Italia? Faccia la sua parte con il sostegno anche militare a Ue e Nato

Nella notte le Forze armate russe sono passate all’attacco invadendo il territorio ucraino. Mosca sceglie la via del conflitto, riportando lo spettro della guerra alle porte dell’Europa. Putin ora punta al Dnepr e a ridisegnare gli equilibri di sicurezza in tutto il continente. Per capire cosa succederà sotto il profilo militare, abbiamo parlato con l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, già ministro della Difesa, dopo essere stato presidente del Comitato militare della Nato e capo di Stato maggiore della Difesa.

Quali scenari strategici si aprono adesso con questa invasione russa in piena regola dell’Ucraina?

Nei fatti si è ricreato un conflitto le cui dimensioni il continente non conosceva dalla Seconda guerra mondiale. Questo crea, ovviamente, una spaccatura totale, e che durerà per un tempo prevedibilmente lungo, tra il mondo occidentale e la Russia. Per cui, adesso, qualunque iniziativa sul piano diplomatico è messa, chiaramente, in fase di stallo. E non sappiamo ancora per quanto tempo sarà così.

Dal punto di vista militare, la Russia ha schierato per mesi intorno all’Ucraina forze consistenti, che adesso si muovono all’interno del Paese. Queste forze sono sufficienti per un’invasione e un’occupazione su larga scala o è una dimostrazione di forza verso l’Ucraina e l’occidente?

Non mi sembra che sia una dimostrazione di forza. Ora, che siano sufficienti per invadere tutto il Paese forse no, ma non credo che neanche questo sia l’obiettivo di Putin. Io credo che, a questo punto, la strategia del presidente russo sia certamente prendere il controllo di larga parte dell’Ucraina orientale, quella a est del fiume Dnepr, che è anche quella più russofona. Da lì, poi, determinare una pressione che porti alla caduta del governo Zelens’kyj. Non credo che Putin pensi di invadere tutto il territorio ucraino o voglia occupare militarmente il Paese. Probabilmente neanche gli serve, perché una volta presa la parte orientale dell’Ucraina avrebbe già creato una buffer zone importante tra la Russia e i Paesi occidentali. Per questo obiettivo, mi sembra che le forze ci siano, e le intenzioni pure. Poi, stabilire dove Putin si fermerà, in questo momento lo sa soltanto lui. Però, non c’è dubbio che questo è un atto di una gravità epocale, che richiama le mosse che Hitler fece contro la Cecoslovacchia e la Polonia all’inizio della Seconda guerra mondiale. Con la differenza che, stavolta, l’Occidente, al netto della pressione politica e delle sanzioni, non sembra intenzionato a controbattere militarmente e a entrare in un conflitto armato con Putin.

Che postura dovrebbero mantenere l’Alleanza Atlantica e l’Unione europea di fronte a questa aggressione epocale?

Con la scelta di non sostenere militarmente l’Ucraina, che non giudico e che potrebbe anche rivelarsi corretta, le uniche cose che rimangono da fare sono dimostrare una forte unità politica, isolando totalmente la Russia nel mondo e imponendo sanzioni pesanti contro Mosca, anche se queste significheranno colpire i nostri stessi interessi. Inoltre si dovrebbe sostenere l’Ucraina dotandole dei mezzi e sistemi d’arma per potersi difendere. Sarà anche necessario un sostanziale rafforzamento dei Paesi della Nato che si trovano ora vicino alla linea del fronte.

La Lituania ha dichiarato lo stato di emergenza. La situazione rischia di sfuggire di mano?

Non credo che Putin abbia nessuna intenzione di fare la guerra alla Nato, perché sa benissimo che toccare la Lituania, o toccare un altro Paese alleato, significherebbe entrare in guerra con l’Alleanza, e quindi con gli Stati Uniti. Non credo che Putin arrivi fino a tanto nella sua mania interventista. Non c’è dubbio, però, che rinforzare sostanzialmente i Paesi Nato che si trovano vicini all’area di crisi, è anche un modo per esercitare una vera deterrenza e per inviare un segnale univoco alla Russia: che non ci provi neanche.

Kiev ha dichiarato la legge marziale e ha richiamato la popolazione a difendere il Paese. Cosa significa questo sul campo?

Il governo ucraino fa leva sul sentimento nazionale della popolazione, che al momento credo sia chiaramente schierato a sostegno di Kiev, cercando di resistere il più a lungo possibile all’avanzata russa. Nel contempo, gli ucraini dovranno iniziare una lotta di resistenza di lungo termine, nei limiti in cui sarà capace di farlo. Questo solo i giorni a venire potranno dircelo.

Quali sono le prossime mosse di Putin, una volta neutralizzate le difese dell’Ucraina?

Con il controllo che ha di fatto sulla Bielorussia, e ora quello che dovesse ottenere sull’Ucraina orientale, Putin ha praticamente quasi ricostituito quelli che erano i territori dell’Unione Sovietica, meno i Paesi baltici e gli altri ex-Patto di Varsavia che ora sono parte della Nato. A quel punto, avendo creato questa fascia che quasi ricostituisce quello che era il blocco orientale, credo che la Russia si fermerà e cercherà di trattare, da questa posizione di forza, un nuovo assetto di sicurezza per l’Europa.

Al di là della Nato e dell’Unione europea, anche gli Stati Uniti sono in questo momento coinvolti direttamente?

Ovviamente la risposta all’aggressione coinvolge la Nato, l’Unione europea, i singoli Paesi del Vecchio continente, Gran Bretagna compresa, e coinvolge i partner transatlantici, Canada e Stati Uniti. La risposta a quello che sta accadendo deve essere univoca. Anche le decisioni sulle sanzioni che verranno prese dovranno trovare tutti concordi. E dovranno essere sanzioni dure, per quello che servono. Molti dicono che non saranno utili, ma d’altra parte se si è deciso di non intervenire militarmente non abbiamo altri strumenti alle sanzioni, oltre che al sostegno politico ed economico all’Ucraina. Questa è l’amara verità.

Cosa dovrebbe fare adesso l’Italia?

Per quanto riguarda il nostro Paese, dovrà fare la sua parte. Non è il momento di tergiversare o fare distinguo. Bisogna dare un forte sostegno alle politiche che l’Europa e la Nato sceglieranno insieme di mettere in campo. E questo supporto dovrà essere anche militare, nel senso di rafforzamento degli assetti che rispondano positivamente alla richiesta di aiuto dei nostri alleati più esposti.

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