La difesa e lo spazio sono due ambiti sempre più interconnessi. I Paesi alleati lo sanno bene e hanno irrobustito il legame tra i due settori. L’Italia anche, ma deve rivedere risorse (umane e di budget) per stare al passo. Le nuove tecnologie dello Space surveillance awarness e dell’in-orbit-servicing permetteranno di sperimentare nuove capacità di contrasto alle minacce nello spazio. Ne hanno discusso tra gli altri Guerini, Cavo Dragone e Profumo, sollecitati da uno studio dell’Istituto affari internazionali
Lo spazio è ormai un dominio strategico e militare a tutti gli effetti e le nuove tecnologie, offensive e difensive, stanno trasformando le orbite in un vero e proprio campo di battaglia. Anche la crescente competizione geopolitica si sta rapidamente allargando oltre l’atmosfera. Sulla nuova dimensione spaziale dei conflitti si è concentrato lo studio dell’Istituto affari internazionali (Iai), “The expanding nexus between space and defence”, curato da Michele Nones, vice presidente dell’Istituto e Alessandro Marrone, responsabile del programma Difesa dello Iai. A dialogare insieme agli autori numerosi esponenti delle istituzioni, delle Forze armate, e dell’industria: il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, il presidente della commissione Difesa del Senato, Roberta Pinotti, il sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè, il capo di Stato maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone, l’ad di Leonardo, Alessandro Profumo, il consigliere militare del presidente del Consiglio, Luigi De Leverano il comandante del Comando operazioni spaziali, Luca Capasso, il rappresentante militare presso i comitati militari Nato e Ue, Roberto Nordio, l’ad di Thales Alenia Space, Massimo Comparini, e l’amministratore delegato di Telespazio, Luigi Pasquali.
Il legame tra spazio e Difesa
“Lo spazio è diventato un fattore abilitante, e gioca un ruolo rilevante nella difesa, lo spazio stesso è diventato un dominio di operazioni” ha spiegato Alessandro Marrone, un luogo di frontiera dove i satelliti possono essere polverizzati dalle armi Asat, oppure da dove possono essere condotti attacchi elettronici in grado di paralizzare completamente le funzioni critiche di un sistema satellitare, e quindi di un Paese.
Il ruolo dell’Italia
Per il nostro Paese è una questione di obiettivi, ha detto il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini: “Come Italia dobbiamo definire il livello di ambizione che intendiamo raggiungere”, ricordando anche come sia sempre più necessario e impellente un dibattito esplicito sui temi che legano la componente militare allo spazio. Tuttavia, “in Italia deve essere ancora messo a fuoco il tema degli investimenti nello spazio”, ha ammonito la presidente della Commissione Difesa del Senato, Roberta Pinotti, dal momento che “a livello internazionale c’è una corsa allo spazio e, come Italia, possiamo diventare un attore protagonista”. Per l’ex ministro fondamentale sarà il ruolo del Parlamento nella gestione anche normativa del settore.
Superare le divisioni
“Il nostro Paese è stato il primo a superare la divisione storica tra dimensione civile e militare nello spazio” ha spiegato De Leverano, ricordando come il programma Cosmo-SkyMed “rappresenti uno strumento valido che è riuscito a soddisfare le esigenze sia civili che della Difesa”. Per programmi di questo genere, però, sarà necessaria un’armonizzazione delle diverse capacità del sistema-Paese: tecniche, scientifiche, industriali, commerciali e della sicurezza. Della stessa opinione anche l’ad di Telespazio, Pasquali, secondo cui “le tecnologie spaziali sono, per loro stessa natura, duali”. La capacità di analizzare velocemente i dati per un’analisi predittiva delle necessità future, richiederà ancora di più un monitoraggio globale di tutte le parti coinvolte nello sviluppo spaziale.
Pianificazione strategica spaziale
Ad accorgersi del legame ormai inscindibile tra spazio e Difesa, sono state anche la Nato e l’Ue, prevedendo entrambe nei rispettivi documenti strategici ampie sezioni dedicate al tema. “Mentre nel passato uno dei principi cardine della pianificazione strategica era la superiorità aerea – ha commentato il generale Nordio – oggi si parla di mantenimento del potere spaziale”. Per questo la Difesa si dovrà dotare degli strumenti adatti a rispondere alle crescenti esigenze spaziali. Come illustrato dall’ammiraglio Cavo Dragone: “la Difesa prevede che tutte le competenze spaziali siano Joint, approcciandosi al supporto delle operazioni dallo spazio in maniera pragmatica e innovativa”.
Il controllo delle orbite
Come spiegato dal comandante del Comando operazioni spaziali, il generale Capasso, la crescente commercializzazione dello spazio ha reso sempre più difficoltoso monitorare le infrastrutture in orbita: “Se non siamo in grado di proteggere i nostri assetti, sarà più difficile riuscire a sostenerli”. Per questo sarà necessario sviluppare le tecnologie adeguate a migliorare le capacità di individuazione di possibili minacce. “Dobbiamo essere in grado di capire cosa orbita intorno alla Terra” gli ha fatto eco Massimo Comparini, aggiungendo che “saranno sempre più importanti le tecnologie per la Space surveillance awarness e di in-orbit-servicing”. Elementi essenziali anche quando si parla della gestione dei detriti spaziali, una minaccia che rischia di danneggiare l’intero ecosistema extra-atmosferico.
Un approccio olistico
Di fronte a questi scenari, emergono nuove tecnologie che consentono una difesa più efficace delle infrastrutture spaziali. Un elemento che ricorda il legame esistente tra la Difesa e l’industria, in cui “lo spazio esercita uno stimolo molto forte all’integrazione di competenze diverse, e impone tempi rapidi per lo sviluppo di nuove tecnologie” ha detto Alessandro Profumo, ad di Leonardo, per il quale è “fondamentale avere un approccio strategico olistico”.
Un legame ancora più esplicito
Il legame tra spazio e difesa, dunque, cresce, riflettendo la natura competitiva delle relazioni geopolitiche che si sviluppano sulla Terra e sta portando all’evoluzione di minacce sempre più pericolose. Per questo c’è bisogno di una politica aperta e pronta a relazionarsi con i partner internazionali. Secondo il sottosegretario Mulè: “Ogni forma di cooperazione è strategica per l’Italia”, che già gode di una posizione di primo piano grazie alle sue cooperazioni spaziali globali, dalla Nasa all’Esa.