Il ministro dello Sviluppo alla Camera mette in guardia dai rischi della guerra per il Recovery Plan italiano. Il conflitto aumenterà le variabili e potrebbe mettere a repentaglio alcuni obiettivi. Ma gli imprenditori non perdano la speranza e investano, ora più che mai
Un allarme e un appello. In tempi di guerra bisogna parlare in modo chiaro, inequivocabile. Alle imprese, alle famiglie, in una parola al Paese. Giancarlo Giorgetti lo ha fatto dalle stanze del parlamento, più precisamente da quella della commissione Attività Produttive della Camera, dove il ministro dello Sviluppo Economico e numero due della Lega, è stato audito sul Pnrr, a poche ore dal via libera della Commissione europea alla prima tranche riservata all’Italia, pesante 21 miliardi.
Poche settimane fa Giorgetti aveva rassicurato gli imprenditori sull’impegno del governo per tenere a freno i prezzi (oggi l’Istat ha previsto nel mese di febbraio un’inflazione al 5,7%, ai massimi dal 1995). Impegni almeno per il momento mantenuti, ma non era ancora scoppiata la guerra in Ucraina, ad opera della Russia. E allora meglio aggiustare il tiro, mettendo nel conto anche il Pnrr. “L’aggravarsi degli scenari internazionali potrebbe mettere a repentaglio la realizzazione di alcuni obiettivi inseriti nel Pnrr”, ha messo in chiaro Giorgetti.
Il ragionamento è semplice, più salgono i prezzi più costa realizzare le opere e così la portata e la gittata degli investimenti si riduce. “Di fronte ai possibili impatti della crisi Ucraina credo che il Pnrr abbia gli strumenti per aggiornare le direzioni di marcia. Fossilizzarsi per date e per scadenze e indirizzi sarebbe sbagliato. Come si è introdotta flessibilità nel Patto di stabilità e sugli aiuti di Stato è doveroso valutare una analoga flessibilità sugli obiettivi posti dal Pnrr”.
Le ombre russe sul Pnrr non hanno tuttavia impedito a Giorgetti di spronare le imprese, con un appello che suona come una chiamata. “Lo sviluppo economico non lo fa lo Stato non lo fa il ministero ma lo fanno gli imprenditori. Abbiamo bisogno di gente che ci crede e che ci mette il portafoglio e l’impegno della propria vita” e “questo è il tempo dell’investimento, di quello pubblico ma anche di quello privato. Lo Stato e il Mise vogliono essere al fianco di tutti gli imprenditori che vogliono farlo in questi tempi molto complicati”.
Nel pratico, il responsabile di Via Veneto ha annunciato un importante accordo con Cassa Depositi e Prestiti, in chiave innovazione e transizione, che sono poi due capisaldi del Recovery Plan. “Stiamo per firmare anche gli accordi di finanziamento con Cdp Venture Capital per rendere operativi due fondi rispettivamente da 250 milioni e 300 milioni per investimenti diretti e indiretti in start-up e spin-off operanti nelle filiere della transizione ecologica e delle tecnologie digitali”. Ovviamente, non poteva mancare un riferimento all’energia. Sui costi dell’energia “con affanno continuiamo a correre dietro all’emergenza. Abbiamo fatto già due decreti ed altri credo ne faremo”. Si vedrà.