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Stoppare Nori? Un’idiozia. Mughini e la “cancellazione” russa

Secondo il giornalista “noi dobbiamo vivere con la Russia, non contro la Russia. L’unica prospettiva è quella di un compromesso tra le parti”. Il caso Gergiev? “Non ritengo giusto che si chieda a un cittadino russo, sia esso un musicista o una soprano o un atleta di rilievo, una condanna aperta della politica del suo Paese”

Per alcuni sono vere e proprie umiliazioni. Che travalicano il “il limite liberale”. La sintesi che fornisce il giornalista e scrittore Giampiero Mughini è calzante. Sebbene difficile a digerirsi per coloro che, di questi tempi, pare che vogliano cancellare tutto ciò che abbia a che fare con la Russia. A partire dalla cultura. Basti pensare a quanto successo al direttore d’orchestra Valery Gergiev, estromesso dal suo incarico alla filarmonica di Monaco ed “escluso” dal calendario concertistico della Scala. La soprano Anna Netrebko ha annullato i suoi appuntamenti al teatro meneghino. Ad alcuni editori russi è stato impedito di partecipare alla Fiera dell’editoria per bambini di Bologna. Da ultimo, l’Università Bicocca di Milano ha annullato un corso su Dostoevskij dello scrittore e traduttore Paolo Nori, riconfermato dopo le polemiche online, ma a cui lo scrittore ha detto di non essere certo di voler partecipare.

Mughini, quello che è accaduto a Gergiev e a Nori è interpretabile come un tentativo di offuscare anche la cultura russa?

La cultura russa non è stata cancellata nemmeno dopo trent’anni atrocità staliniste, figuriamoci adesso. Premesso che l’invasione armata dell’Ucraina da parte di Putin è un orrore assoluto, qualcuno nel dissentire da questo sta oltrepassando il limite liberale. Non ritengo giusto che si chieda a un cittadino russo, sia esso un musicista o una soprano o un atleta di rilievo, una condanna aperta della politica del suo Paese. Al massimo si può chiedere, come ha fatto il mio amico Beppe Sala al direttore d’orchestra Gergiev, di condannare l’atto della guerra in quanto tale. Mai più che questo.

Cioè quello che sta accadendo nelle strade di diverse città russe.

Quel che sta accadendo nelle strade e nelle piazze di tante città russe. Che migliaia e migliaia di cittadini, a loro rischio e pericolo, stanno condannando il fatto che la parola della politica sia passata ai carri armati e ai missili che colpiscono le abitazioni civili. A costo di essere arrestati e trascinati via a migliaia da poliziotti che non conoscono le maniere garbate.

Sulla vicenda di Paolo Nori, che idea si è fatto?

Bloccare la conferenza di uno studioso eccellente su Dostoevskij è un’idea che può venire in mente solo a un mentecatto. Altro che oltrepassare il limite liberale. Idiozia allo stato puro.

Ci sono precedenti, in Italia?

Una decina d’anni fa, Paolo Nori e io eravamo in una libreria romana dove un gruppo di sinistroidi semianalfabeti ci metteva sotto accusa per il fatto che collaboravamo al Libero diretto da Vittorio Feltri. Non ci accusavano di avere scritto questo o quello, il che sarebbe stato nel loro pieno diritto, e invece di collaborare a un quotidiano ai loro occhi infetto e maldetto. Poveri idioti. Oppure mi viene in mente la volta che il Giornale diretto da Alessandro Sallusti accluse una copia del Mein Kampf di Hitler, e per questo stesso venne bersagliato da accuse sdegnate. Laddove il libro di Hitler è uno di quelli che devi leggere a a tutti i costi, se vuoi capire la follia del Novecento e le origini della Seconda guerra mondiale. Leggere leggere leggere. Tutti i libri. Sempre.

Che epilogo prevede per questa guerra?

Sono in totale disaccordo con chi pensa che questo conflitto debba finire con un’umiliazione di Putin. Noi dobbiamo vivere con la Russia, non contro la Russia. L’unica prospettiva è quella di un compromesso tra le parti. Il che significa che a Putin devi dare qualcosa. La “neutralità” dell’Ucraina? Fin da domani mattina.

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