È la diplomazia dalle mani aperte. Che non vuol dire diplomazia delle mani contro qualcuno, ma per i popoli e soprattutto i profughi, senza distinzioni etniche. È questo che rende la sua posizione universalmente autorevole, perché non è legata agli interessi di qualche soggetto, come in passato a volte fu per quelli occidentali, non contro qualcuno, ma per
Francesco all’angelus è partito dai fatti, dalle persone, dai lutti, dalla realtà, non dalle idee: “In Ucraina scorrono fiumi di sangue e di lacrime. Non si tratta solo di un’operazione militare, ma di guerra, che semina morte, distruzione e miseria. Le vittime sono sempre più numerose, così come le persone in fuga, specialmente mamme e bambini. In quel Paese martoriato cresce drammaticamente di ora in ora la necessità di assistenza umanitaria”. Già in queste parole c’è una presa di distanze importante dalla propaganda, visto che a Mosca non si parla di guerra ma di operazione militare speciale per smilitarizzare l’Ucraina, sottolinea la Bbc.
“Rivolgo il mio accorato appello perché si assicurino davvero i corridoi umanitari, e sia garantito e facilitato l’accesso degli aiuti alle zone assediate, per offrire il vitale soccorso ai nostri fratelli e sorelle oppressi dalle bombe e dalla paura”.
Dunque Francesco si schiera chiaramente per i corrodi umanitari, qui come in tanti altri contesti di guerra che ha visitato o sui quali si è espresso. Quel “davvero” marca ancora una distanza da chi li viola come da chi li applica parzialmente. È la diplomazia dalle mani aperte. Che non vuol dire diplomazia delle mani contro qualcuno, ma per i popoli e soprattutto i profughi, senza distinzioni etniche. È questo che rende la sua posizione universalmente autorevole, perché non è legata agli interessi di qualche soggetto, come in passato a volte fu per quelli occidentali, non contro qualcuno, ma per.
E proprio questo essere per rendere inequivoco il passaggio “politicamente” più forte: “Ringrazio tutti coloro che stanno accogliendo i profughi. Soprattutto imploro che cessino gli attacchi armati e prevalga il negoziato – e prevalga pure il buon senso –. E si torni a rispettare il diritto internazionale!”.
Il papa dunque ricorda il diritto internazionale, e chi lo ha accusato di sbilanciamento pro-russo non potrà che prendere atto di non aver colto lo sforzo diplomatico enorme, non di porre bandierine o paletti, ma di impedire fratture, cucire, non tagliare. Per il bene di tutti. Dunque non preconcetto, non pregiudizio, non ritiene nulla definitivamente perduto. Ma non esita a chiamare le cose con il loro nome, perché essere autorevoli vuol dire e comporta essere credibili.
La disponibilità di Francesco è anche monito. Ma non è tutto: “E vorrei ringraziare anche le giornaliste e i giornalisti che per garantire l’informazione mettono a rischio la propria vita. Grazie, fratelli e sorelle, per questo vostro servizio! Un servizio che ci permette di essere vicini al dramma di quella popolazione e ci permette di valutare la crudeltà di una guerra. Grazie, fratelli e sorelle”. In queste ore di drammatica difficoltà un pensiero importante per chi ci fa sapere prima di come la pensa cosa accade, lì dove si combatte.
Poi, l’annuncio che sa di offerta di mediazione sul campo: “La Santa Sede è disposta a fare di tutto, a mettersi al servizio per questa pace. In questi giorni, sono andati in Ucraina due cardinali, per servire il popolo, per aiutare. Il cardinale Krajewski, elemosiniere, per portare gli aiuti ai bisognosi, e il cardinale Czerny, prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. Questa presenza dei due cardinali lì è la presenza non solo del Papa, ma di tutto il popolo cristiano che vuole avvicinarsi e dire: “La guerra è una pazzia! Fermatevi, per favore! Guardate questa crudeltà!”.”