Dopo la pandemia da Covid-19 e la guerra in Ucraina, l’Europa non sarà la stessa. Ma tra diplomazia, difesa comune e Next Generation Eu, gli accadimenti di queste ultime settimane mostrano ancora una volta quanto sia importante per la Ue parlare in alcuni consessi ad una sola voce, comune per tutti gli Stati membri. E l’Italia può giocare un ruolo di primo piano. L’analisi di Mario Angiolillo
La guerra in Ucraina si sviluppa in un mondo già fortemente provato dalla pandemia da coronavirus e all’interno di un contesto geopolitico molto fragile, sempre più apolare, caratterizzato in questi ultimi anni dal confronto/scontro, economico e politico-diplomatico, tra Usa e Cina, dal neo-imperialismo della Russia di Putin sfociato oggi nell’invasione dell’Ucraina, e dalla ricerca di un equilibrio in un Medio Oriente che ha recentemente visto, tra l’altro, il ritiro delle forze americane dall’Afghanistan ed il cambio di guida in Israele. Senza dimenticare il Mediterraneo e, in particolare, la ricerca di stabilità in Libia e le fibrillazioni politiche, accentuate dalla crisi economica, in Tunisia.
Di certo l’Europa non sarà la stessa dopo questo triennio caratterizzato prima dalla pandemia da Covid-19 e poi dalla guerra in Ucraina.
Ovviamente la priorità più grande e sentita, per la quale tutti devono lavorare, è che si giunga ad una soluzione diplomatica che determini l’immediato cessate il fuoco in Ucraina, poiché la perdita di ogni singola vita rappresenta sempre un costo incalcolabile per l’umanità.
Se questo è l’obiettivo principale ed immediato, un’analisi di prospettiva mostra come l’Ue si trovi oggi ad un bivio, e da queste crisi, se correttamente affrontate, potrebbe uscire non solo cambiata ma per certi versi anche migliore.
Un primo elemento di cambiamento, o la premessa per un cambiamento, è stato rappresentato dal Next Generation EU, segnando un cambio di passo nell’Ue, che ha affrontato la sfida di uscire dalla crisi economica correlata alla pandemia da Covid-19 in modo molto diverso da quanto aveva fatto in occasione della crisi dei debiti sovrani, creando così le premesse per una Unione maggiormente politica e per una maggiore solidarietà tra gli Stati Membri nell’affrontare i momenti di crisi.
Ora bisognerà proseguire su questa strada, e lo stesso meccanismo che ha portato al Next Generation EU dovrà essere riproposto per sostenere imprese e famiglie colpite dalle già preoccupanti dinamiche inflattive su energia e materie prime, ora fortemente aggravate dalla guerra in Ucraina.
Sarà essenziale che quanto discusso nel vertice di Versailles porti tempestivamente, senza ritardi, ad una soluzione condivisa che vada in questa direzione.
La guerra in Ucraina pone inoltre alla Ue altre importanti sfide, di cui si è discusso a Versailles, relative alla Difesa comune, alla politica estera ed alla politica energetica.
Appare sempre più evidente la necessità di giungere ad una difesa comune nella Ue. Basti pensare che ad oggi, pur essendo mediamente al di sotto del target del 2% del Pil, la somma delle spese militari delle sole Francia, Italia e Germania rappresenta in valore assoluto oltre il doppio di quella russa. Pertanto la Difesa Comune, sempre all’interno dell’Alleanza Atlantica, garantirebbe un maggior livello di coordinamento ed una maggiore efficacia delle azioni tale da rendere l’Ue un attore sempre più credibile sullo scacchiere geopolitico.
Se la politica di Difesa deve rappresentare solo un deterrente alle azioni di guerra, diventano essenziali la diplomazia e la politica estera. Gli accadimenti di queste ultime settimane mostrano ancora una volta quanto sia importante per la Ue parlare in alcuni consessi ad una sola voce, comune per tutti gli Stati membri.
La guerra in Ucraina, inoltre, ha riportato con grande forza all’attenzione il mai risolto tema della dipendenza energetica per gas e petrolio. Come stanno in queste ore indicando tutti i principali analisti, è necessario affrancare l’Europa da questa dipendenza, accelerando ulteriormente la transizione green, ma anche pensando a diversificare geograficamente l’approvvigionamento di gas e petrolio e incrementando, dov’è possibile e con le dovute cautele, l’estrazione interna, si pensi per l’Italia al gas nell’Adriatico e al petrolio in Basilicata, senza dimenticare una politica complessiva per il cosiddetto nucleare pulito di nuova generazione.
Chiaramente si tratta di sfide la cui soluzione richiama quanto detto in merito alla necessità di un nuovo Next Generation EU.
Tutto questo individua una grande opportunità per la Ue, quella di riuscire a superare queste crisi globali definendo una modalità che permetta di saper affrontare sia le crisi che le fasi di sviluppo in maniera sempre più armonica e coesa tra gli Stati membri. In modo da porsi sullo scenario globale come elemento stabilizzatore e player primario nella prevenzione dei conflitti, e come motore complessivo di sviluppo, dando più compiutamente corpo a quello che era l’obiettivo dei Padri Fondatori.
Si tratta evidentemente di una sfida decisiva.
In questo contesto l’Italia può giocare un ruolo di primo piano nell’Ue. In primo luogo dando un contributo fattivo al raggiungimento di una soluzione alla crisi. Poi lavorando per diventare un punto di riferimento per il futuro.
Se in primo luogo è indispensabile sostenere nell’immediato le imprese e le famiglie italiane in questo momento difficile, snodo essenziale sarà la capacità di progettare e attuare efficacemente gli interventi del Pnrr, seppur forse da ridefinire alla luce degli accadimenti in corso. Per rilanciare l’economia e superare la crisi determinata dal Covid-19 e poi aggravata dalle dinamiche inflattive su energia e materie prime. Ma anche per superare quei deficit strutturali che da molti anni attanagliano l’economia del nostro Paese.
Il governo Draghi ha l’indubbio merito di aver riportato l’Italia a godere di un’alta considerazione a livello internazionale, e ha rigenerato una fiducia che aveva permesso di portare, a fine 2021, la previsione di incremento del Pil al 6,5% dal 4,5 % previsto nel Def.
La rielezione del Presidente Sergio Mattarella al Quirinale ha garantito una situazione di stabilità istituzionale.
Ora bisognerà proseguire su questa strada, affrontando al meglio e con grande equilibrio la crisi dell’oggi, prevenendo le crisi per il domani, ed avviando al contempo un percorso di sviluppo sia per l’oggi che per il domani.