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È morto il cardinale Tonini, il comunicatore di Dio. Ecco la sua storia di apostolo

Si è spento a Ravenna all’età di 99 anni il cardinale Ersilio Tonini, uomo fra i più rappresentativi ed amati della Chiesa italiana.  Un ‘Comunicatore di Dio’, come lo ha definito Paola Severini in un libro-intervista edito da San Paolo e dedicato alla figura del porporato emiliano.

Tonini nasce il 20 luglio 1914 a Quattro Cascine di Centovera, nel comune di San Giorgio Piacentino, terzo di cinque figli, in una famiglia di salariati agricoli. Ad appena 8 anni si sente attratto dalla vita sacerdotale, ed è incoraggiato dalla mamma che gli dice: ”Preparati, perché il Signore ha bisogno di te”. A 11 anni entra dunque in seminario, e il 18 aprile ’37 viene ordinato sacerdote; dopo un’esperienza come vice direttore del seminario, nel ’39 si trasferisce a Roma per frequentare l’università Lateranense. A Piacenza torna quattro anni dopo, docente di materie letterarie e assistente della Fuci, la Federazione degli universitari cattolici; nel ’47 diventa direttore del settimanale diocesano ‘Il Nuovo giornale’, primo gradino verso un’ attività nel mondo della comunicazione (dal 1979 è giornalista pubblicista) sempre piu’ intensa e impegnativa.

E’ anche parroco, dal maggio ’53, a Salsomaggiore (Parma), e nel ’68 torna in seminario come rettore. Il 2 giugno ’69 è nominato vescovo e gli viene affidata la diocesi marchigiana di Macerata-Recanati, che regge per sette anni. Qui, destando una certa sensazione, applica la riforma agraria, cedendo ai contadini i terreni della diocesi. Nel dicembre ’75, poi, Paolo VI lo chiama alla cattedra di Sant’Apollinare, nella diocesi di Ravenna-Cervia. Nella città romagnola Tonini prende alloggio in una stanza all’Istituto Piccola Famiglia di Santa Teresa del Bambin Gesù, che assiste persone disabili e con disagi e ospita anche anziani sacerdoti.

A Ravenna Tonini lega il proprio nome alla riapertura del seminario, alla creazione del Ceis per il recupero dei tossicodipendenti, alla nascita della cattolica Ravegnana Radio, all’organizzazione della visita di Giovanni Paolo II nel 1986, alla campagna per la raccolta di fondi per gli indios brasiliani. Per dieci mesi, tra ottobre ’78 e giugno ’79, e’ anche amministratore apostolico della sede vacante di Rimini. Subito dopo aver lasciato la guida della Diocesi ravennate, di cui diventa Arcivescovo emerito, a fine ’90, viene chiamato da papa Wojtyla a predicare gli esercizi spirituali alla Curia romana. Poi, libero da impegni pastorali diocesani, diventa sempre piu’ ‘il sacerdote’ degli italiani.
In occasione del Capodanno 2004, anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi lo nomina Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. ”Vedo in questa decisione – commenta il cardinale – un segno importante del riconoscimento del valore dell’azione della Chiesa”. Poi, in occasione dei suoi 90 anni, la Chiesa di Ravenna lo festeggia in un Duomo gremito. Nell’occasione Giovanni Paolo II invia un messaggio al ‘venerato fratello’ sottolineando ”l’intrepido zelo” del suo impegno apostolico ”nell’ambito sia della predicazione che della comunicazione sociale”.

”Sono un nomade in viaggio per capire il nostro tempo”. Così si definiva il cardinale Ersilio Tonini in un’intervista diversi anni fa, quando già aveva raggiunto la fama mediatica di ‘comunicatore di Dio’. ”Io – diceva – cerco solo di testimoniare, di esprimere quello che penso. Adesso i giornali danno etichette a tutti e a me è toccata quella di ‘grande comunicatore’. Cosa significa? Mia madre ad esempio non andava alla radio o in tv, ma comunicava molto più di me. Il fatto è che viviamo in una società dove il valore è misurato dalla notorietà. Invece bisognerebbe essere noti per il valore”. La tv quanto ha cambiato la sua vita? ”Niente. Sono quello di prima. Se mi chiamano in tv, vado. Ma sempre con molta paura e trepidazione. E’ una cosa estremamente seria. Poi, durante le trasmissioni ritorno quello di prima. Ma vado in tv come vado quando mi invita il parroco di un paese di montagna. Io sono a disposizione di tutti”.

Enzo Biagi dimostrò ancora una volta di avere fiuto quando volle fargli commentare sulla prima rete Rai ‘I Dieci Comandamenti’: ”Questo pretino – disse – in tv funzionera’ alla grande”. E cosi’ fu. Proprio a Tonini, nel novembre 2007, toccò poi celebrare i funerali del grande amico Enzo Biagi nella chiesa del piccolo borgo di Pianaccio, sull’Appennino bolognese. ”Il cardinale Tonini – commentava Giulio Andreotti – è estremamente moderno nel saper usare i mass media, la televisione in modo particolare, ma al tempo stesso è’ estremamente fermo sui principi che enuncia”.

Ersilio Tonini ovvero ‘Un piccolo-grande comunicatore’, come titola un libro del giornalista Sandro Pasquali pubblicato dalle edizioni Paoline. Il suo ‘abc’ di comunicatore, Tonini lo ha imparato nella semplicità povera ma dignitosa della fanciullezza in campagna (il padre Cesarino ”aveva solo la terza elementare ma leggeva il giornale alla famiglia riunita in circolo”), come nella frenetica attività giornalistica del dopoguerra, quando fu chiamato a dirigere il settimanale diocesano di Piacenza.

Quel ‘professorino di seminario’, piccolino, tutto pepe e nervi, così pieno di idee riuscì – ricorda un suo collaboratore, il prof. Norberto Ramella – a trasformare il ‘Nuovo giornale’ da un anonimo foglietto di parrocchia a un giornale di 13mila copie, con una punta di 53.000 copie per il numero elettorale del 13 giugno 1946. Le arti della comunicazione Tonini le ha poi continuate ad apprendere nella sua esperienza di parroco a Salsomaggiore, una località dove tutto il mondo – rievocava lui stesso – veniva a ”passare le acque”, ma anche a ritrovarsi ”nello spirito”.

”La gente – diceva il cardinale – ha bisogno di vedere preti che ci credono, non preti che insegnano. L’insegnamento della verità è indispensabile, ma deve venire dalla vita, dall’esperienza di una vita, non dai libri di teologia o di sociologia”. E dunque, ”il prete che parla in tv deve sempre ricordarsi che è un testimone, non un insegnante. Non conta tanto la verità di quel che si dice, ma il come lo si dice, l’ atteggiamento, il tono e se quel che racconta riflette la vita”.

Ha dei rimpianti?, gli era stato chiesto qualche anno fa. ”Nessuno. Sono felice di aver seguito la vocazione. Felice del cammino che Dio mi ha condotto a fare, e di cui non riesco mai a smettere di meravigliarmi. Mi fa perfino paura”. E se dovesse chiedere perdono a qualcuno? ”Certamente chiederei perdono al Signore. Ma più che perdono dovrei ringraziarlo perché è stato troppo buono con me”.

”Essere cristiani – aveva aggiunto in un’intervista ad ‘Avvenire’ in occasione dei suoi 90 anni – non è una condotta morale, è una gratitudine. E’ essere come tanta gente semplice che ho conosciuto in confessionale, quando ero parroco: semplicemente grati a Dio, come un figlio col padre”. E ad Ersilio Tonini apostolo del Signore in Italia rendiamo grazie per avere portato nelle case degli italiani la voce buona e migliore della Chiesa.



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