Skip to main content

Quarta dose? Cercasi vaccino universale contro il Covid-19. Gli studi in corso

Dalla richiesta di quarta dose, agli studi su un vaccino che vada bene per tutte le varianti. Ecco a che punto siamo nel mondo con la ricerca scientifica per sconfiggere il coronavirus

Le tensioni per la guerra in Ucraina ci hanno fatto dimenticare l’emergenza sanitaria per il Covid-19. Ma il virus è tutt’altro che sparito. Sebbene le autorità di molti Paesi, inclusa l’Italia, proseguano con l’allentamento delle misure preventive (in Italia presto decadrà l’obbligo di indossare la mascherina negli spazi chiusi), i contagi cominciano ad aumentare di nuovo.

La nuova ondata, che molto probabilmente riguarda la variante Omicron 2 – ancora più contagiosa di Omicron – è iniziata in Austria, Paesi Bassi, Svizzera, Germania, Grecia, Finlandia, Portogallo, Francia, Regno Unito, Irlanda, Italia e Belgio, secondo i dati dell’aumento dei casi dell’emittente Cnn. Il numero di ricoveri è ancora basso ma comincia a preoccupare in Regno Unito, Paesi Bassi e Irlanda.

Brad Hazzard, ministro della Sanità del Nuovo Galles del Sud, stato dell’Australia, ha informato che la sotto variante di Omicron, riconosciuta come BA.2 o Omicron 2, è in aumento nel Paese, e potrebbe superare Omicron tra poche settimane. È circa il 40% più contagiosa di Omicron, secondo il ministro, è potrebbe fare aumentare i casi vertiginosamente.

Sulla necessità di una quarta dose però ancora non ci sono certezze. Roberto Speranza, ministro della Salute, ha dichiarato che per ora un ulteriore booster non è giustificato da un’evidenza scientifica “e in nessun Paese al mondo si sta facendo la quarta dose a tutti’”.

Speranza ricorda che in Italia ”siamo partiti con gli immunocompromessi e verificheremo nei prossimi giorni se estendere la quarta dose a fasce di popolazione più anziana”. “L’evidenza scientifica – ha aggiunto il ministro – ora non ci dice quarta dose per tutti, ci dice che bisogna approfondire e valutare se serve protezione a fasce anagrafiche più alte”.

Intanto però le aziende farmaceutiche si portano avanti. Dopo Pfizer/BioNTech, anche Moderna ha annunciato di aver chiesto alla Food and Drug Administration (Fda), il regolatore dei farmaci negli Stati Uniti, di autorizzare una seconda dose di rinforzo del loro vaccino contro il Covid-19 per tutti gli adulti.

La richiesta si riferisce all’inoculazione di “adulti di età pari o superiore a 18 anni che hanno ricevuto una prima dose di richiamo”, cioè la terza dose, da quanto si legge in un comunicato dell’azienda. Pfizer/BioNTech ha avuto l’approvazione della Fda per una seconda dose di richiamo, ma solo per le persone di età pari o superiore a 65 anni.

Questi sviluppi sulla richiesta della certificazione per la quarta dose sembrano escludere l’ipotesi che sia al vaglio lo studio di un nuovo vaccino specifico per la variante Omicron (e le sue sotto varianti), perché quando sarà pronto Omicron avrà cambiato forma.

Non si ferma però la corsa per mantenere l’immunizzazione della popolazione in Europa prima dell’inverno prossimo. In un articolo pubblicato su The Conversation, l’esperto Nathan Bartlett sostiene che una ricerca uscita sul New England Journal of Medicine dimostra come l’immunizzazione della terza dose diminuisce velocemente, riducendosi del 45% dopo 10 settimane dall’inoculazione. Un altro studio pubblicato a febbraio mette in evidenza come la quarta dose è riuscita ad offrire ancora più protezione ai pazienti.

Confermata l’impossibilità del vaccino anti-Covid di proteggere dalle nuove forme del virus, giacché le mutazioni si allontanano sempre di più dal ceppo iniziale, secondo Bartlett, la strada migliore per sconfiggere il Covid-19 è un vaccino “universale”.

“Questi vaccini sono diretti ad una parte del virus necessaria per l’infezione, ma che non cambia facilmente – spiega l’articolo di The Conversation -. Gli scienziati la chiamano ‘conservata’ e questo significa che probabilmente funziona con diverse varianti”. Bartlett aggiunge che i ricercatori sono al lavoro e che in questo studio gli aerosol nasali potrebbero giocare un ruolo fondamentale per trovare il farmaco giusto, ma ci vorranno alcuni anni prima di trovare un “vaccino universale” efficace e sicuro.

La Casa Bianca è impegnata nel finanziamento per gli studi di questo vaccino “definitivo”, che è la chiave per una strategia vaccinale di successo a lungo termine, ma la ricerca potrebbe impiegare almeno qualche anno, secondo gli esperti. La ricerca più nota è quella del Walter Reed Army Institute of Research, che sta sviluppando (in fase uno) un vaccino con nanoparticelle di ferritina spike pan-coronavirus, noto come SpFN.

Anche il National Institute of Allergy and Infectious Diseases sta dedicando decine di milioni di dollari per la ricerca sul vaccino contro il coronavirus. E lo stesso approccio ha l’azienda biofarmaceutica HDT Bio, che cerca un vaccino che permetta di combinare antidoti a molte varianti in un’unica inoculazione.

Jonathan Karn, professore di Microbiologia e biologia molecolare alla Case Western University School of Medicine, ha spiegato a Spectrum News1, che la parola “universale” può essere un po’ esagerata: “L’idea di un vaccino universale è qualcosa che offrirebbe una forte protezione contro tutte le varianti attuali e future del virus, è una cosa difficile da fare. È stato un sogno irrealizzabile per 30 anni con l’influenza”.

Altre difficoltà nella ricerca di un nuovo vaccino contro il Covid che sottolineano gli esperti sono l’impossibilità di capire il livello di immunità della popolazione globale (questo ostacolo prima non c’era) e il problema molto serio di trovare volontari non vaccinati, o che non siano stati contagiati, per capire l’efficacia del farmaco.



×

Iscriviti alla newsletter