I risultati ufficiali delle legislative in Kuwait, indette per la seconda volta in otto mesi, indicano che i candidati degli sciiti (circa il 30% della popolazione) sono scesi da 17 a otto seggi, mentre i liberali, che non ne avevano nessuno, ne hanno ottenuti almeno tre, mentre i sunniti hanno rafforzato il peso politico passando da cinque a sette seggi.
Il ministero dell’informazione ha riferito che la partecipazione al voto è stata del 52,5%, in aumento rispetto a dicembre quando solo il 40% degli aventi diritto al voto si era recato alle urne.
Come già avvenuto alle elezioni precedenti i principali gruppi d’opposizione avevano invitato al boicottaggio per protestare contro un emendamento della legge elettorale che, secondo loro, equivale a legalizzare la corruzione in quanto permette all’elettore di votare solo un candidato mentre prima ne poteva scegliere quattro.
Secondo gli osservatori anche queste elezioni danno poche speranze di stabilità politica a dispetto della ricchezza di questo Paese che possiede il 10% delle riserve petrolifere mondiali. Nonostante infatti il Kuwait sia l’unica monarchia araba del Golfo, insieme al Bahrein, ad avere un Parlamento eletto, tutti i posti chiave del governo restano infatti saldamente in mano ai membri della famiglia al-Sabah.
