L’ambasciatore americano convocato dal Cremlino. A rischio la rottura dei rapporti, mentre Putin cerca ogni via per salvare la sua narrazione
I rapporti con gli Stati Uniti sono “sull’orlo della rottura” dice il Cremlino dopo le parole di fuoco usate Joe Biden contro Vladimir Putin, definito un “dittatore assassino” e un criminale di guerra.
Mosca ha convocato l’ambasciatore statunitense, John Sullivan, al ministero degli Esteri russo per consegnargli una nota di protesta contro il commento di Biden. “Tali dichiarazioni del presidente americano non sono degne di un funzionario statale di così alto rango e mettono le relazioni russo-americane sull’orlo della rottura”, si legge nel comunicato russo.
Il commento fatto da Biden nei giorni scorsi — per Mosca “indegno di uno statista di così alto rango e ha messo le relazioni Usa-Russia sull’orlo del collasso” — ha segnato un’escalation verbale nello scontro, mentre la Russia porta avanti la sua invasione dell’Ucraina e fa segnare un’escalation di violenze.
In precedenza alcuni alti funzionari della Casa Bianca avevano rifiutato di accusare la Russia di crimini di guerra, dicendo che stavano conducendo un esame interno sulla questione. Il portavoce del Cremlino aveva detto subito dopo che Mosca considerava il commento di Biden “inaccettabile e imperdonabile”.
La tensione è molto alta, Mosca deve difendere la linea propagandistica con cui racconta ai suoi cittadini l’attacco in Ucraina come un’operazione speciale per denazificare il Paese. Per Putin non è accettabile essere additato in un certo modo anche perché questo rischierebbe di incrinare l’impalcatura narrativa con cui si dipinge come il liberatore, quasi l’aggredito, evitando lo stigma dell’aggressore.