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Contro l’inflazione niente trucchi su bollette e bonus. La versione di Nicola Rossi

Intervista all’economista, docente e membro del board dell’Istituto Bruno Leoni. L’inflazione non sarà un fenomeno temporaneo, per questo occorrono meno bonus e più interventi strutturali e permanenti. L’Europa non ha scelta, deve sganciarsi dal gas della Russia ma non sarà una passeggiata. La tassa sugli extraprofitti? Ennesima prova dell’incomprensibilità del nostro sistema fiscale

 

L’Italia dovrà fare a meno della sua crescita, o meglio, di quella prevista quando ancora l’inflazione non mordeva, le bollette non erano impazzite e la guerra in Ucraina non spaventava il mondo e la sua economia. E allora, meglio mettersi l’anima in pace e cominciare a volare più basso, dice Nicola Rossi, economista, docente e membro del board dell’Istituto Bruno Leoni, con un passato da consigliere dell’ex premier, Massimo D’Alema.

In questi mesi abbiamo assistito a una vera esplosione dei prezzi, tradottasi in un’impennata dell’inflazione. Questo può compromettere la nostra crescita post-pandemica?

Come credo di aver detto tempo fa, la dinamica dell’inflazione e delle sue componenti non lascia pensare che si tratti di un fenomeno temporaneo come molti immaginavano. Forse non ai livelli attuali ma ho l’impressione che abbiamo davanti un periodo non breve di inflazione non marginale.

Il che impatterà, quasi certamente, su consumi e investimenti…

Così come è accaduto più di una volta negli ultimi quindici anni, è l’incertezza complessiva che può indurre una maggiore prudenza nei comportamenti e contenere, per l’appunto, consumi ed investimenti.

Il governo è intervenuto a suon di bonus, decreti, tagli ai prezzi. Tutto molto poco strutturale e duraturo, ha fatto notare più di un osservatore. Lei cosa ne pensa?

Il caro bollette avrà certamente un peso non trascurabile sulla crescita attesa dell’economia italiana nel 2022. Ma è impensabile che lo Stato reintegri per intero le imprese per i maggiori costi conseguenti ai rincari energetici, piuttosto rinunci agli oneri impropri che gravano sulle bollette e lo faccia in modo permanente.

Cosa fare?

Non è con queste politiche che si raggiunge in termini permanenti un più sostenuto tasso di crescita potenziale. In generale, l’intera politica dei bonus andrebbe al più presto abbandonata.

Però la guerra in Ucraina ha messo una certa fretta all’Europa, scopertasi ancora una volta troppo dipendente dall’energia altrui. È davvero possibile immaginare un’Europa indipendente dal gas russo?

Temo non ci siano altre alternative. Non accadrà in tempi brevi e non sarà un percorso agevole ma, come ho detto, l’Europa non ha altre alternative. Credo peraltro che non sia un obiettivo impossibile.

L’Italia, a livello di infrastrutture, non è messa granché. Ma se non c’è alternativa…

Guardando più da vicino all’Italia, devo dire che da giorni mi aspetto che coloro che hanno impedito che l’Italia avesse qualche rigassificatore in più, che hanno cercato di impedire un gasdotto che oggi ci consente una minima diversificazione delle forniture, che impediscono ancora oggi che molti progetti fotovoltaici si concretizzino, ecco da giorni mi aspetto che si scusino pubblicamente.

Il governo ha approvato una tassa sugli extraprofitti delle grandi imprese dell’energia, per finanziare il decreto per calmierare i prezzi dei carburanti. Una patrimoniale? O il paragone è forzato?

Ho l’impressione che la tassa sugli extraprofitti non abbia nulla a che fare con una patrimoniale. Ciò detto, imposte temporanee nate con obiettivi specifici e limitati nel tempo spesso si trasformano in permanenti. L’introduzione estemporanea di prelievi fiscali ad hoc è, inoltre, uno dei motivi che rende il nostro sistema fiscale spesso complessivamente indecifrabile.

Patrimoniale o no, è una mossa corretta?

L’introduzione della tassa sugli extraprofitti a me sembra l’ennesima espressione del ridotto grado di cultura fiscale presente nel Paese. Ciò detto, mi sembra di capire che l’impatto potrebbe essere limitato. Il che rafforza l’argomento precedente. Sempre che, naturalmente, della cosa non debba occuparsi la Corte Costituzionale.

La Bce è tra due fuochi: se alza i tassi compromette la residua ripresa già azzoppata dall’inflazione. Ma se non li tocca allora mette benzina sull’inflazione. Cosa è necessario fare?

La stella polare della Bce è la stabilità dei prezzi. Da perseguire non incondizionatamente ma da perseguire. Più in generale, dopo più di un decennio tornare a prezzare adeguatamente il rischio è opportuno per evitare rischi ulteriori.

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