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Israele, Algeria e Marocco. Blinken in Medio Oriente

La visita del segretario americano arriva in un momento di incomprensioni con alcuni degli alleati regionali. Tappe in Israele, Palestina, Algeria e Marocco

Secondo il sito Axios, il viaggio del segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, in Medio Oriente la prossima settimana è confermato. Il capo della diplomazia americana continuerà da solo dopo essersi unito al viaggio del presidente Joe Biden a Bruxelles (oggi, giovedì 24 marzo) e in Polonia (venerdì).

Blinken arriva nella regione in un momento in cui le relazioni degli Stati Uniti con molti dei suoi partner e alleati sono tese. Il suo itinerario originale includeva fermate in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti, ma poiché le date del viaggio sono state spostate più volte, queste visite sono state abbandonate. Ufficialmente per ragioni di agenda.

Il viaggio si prospetta complicato, l’impossibilità degli incontri a Riad e Abu Dhabi limita lo spettro della visita. Sono quelle infatti le cancellerie in cui gli Stati Uniti trovano le migliori sponde regionali (oltre a Israele e al Qatar), ma allo stesso tempo sono quelle in cui Washington trova attualmente maggiori difficoltà di dialogo. E la Russia ne approfitta per far penetrare la sua narrazione strategica.

Blinken vuole usare la visita per mostrare che l’impegno degli Stati Uniti nella regione continua, nonostante le dinamiche di disimpegno statunitense siano piuttosto chiare, e nonostante l’amministrazione Biden abbia intrapreso una posizione molto rigida nei confronti del nuovo corso della corte saudita.

Il segretario dovrebbe arrivare in Israele sabato sera e avere incontri con funzionari israeliani a Gerusalemme e funzionari palestinesi a Ramallah. Domenica Re Abdullah di Giordania dovrebbe visitare Ramallah per incontrare il presidente palestinese Mahmoud Abbas. Non è chiaro se incontrerà anche Blinken, che sara lì nello stesso giorno.

I leader palestinesi sono frustrati dal fatto che l’amministrazione Biden non ha dato seguito alle promesse fatte loro, in particolare la riapertura del consolato di Gerusalemme, che fungeva da missione diplomatica statunitense presso l’Autorità Palestinese. Blinken arriverà in Israele e Palestina prima di una situazione insolita che accade una volta ogni 10 anni, quando Passover, Ramadan e Pasqua hanno luogo allo stesso tempo. Una situazione che aumenta il potenziale di disordini a Gerusalemme, sebbene rappresenti un allineamento simbolico con significati positivi.

Tanto per inquadrare la situazione: martedì, un arabo israeliano con una precedente condanna per aver sostenuto lo Stato islamico ha ucciso quattro persone a Beersheba, nel sud di Israele. Territori che continuano a essere politicamente delicati.

Blinken viaggerà poi lunedì da Israele al Marocco e da lì all’Algeria, secondo quanto dicono quattro funzionari statunitensi ad Axios. Negli ultimi mesi, ci sono state crescenti tensioni tra Algeria e Marocco sulla questione del Sahara occidentale conteso, sulla cui diatriba storica l’amministrazione Trump aveva fatto uno scatto in avanti, riconoscendovi la sovranità marocchina in cambio della normalizzazione delle relazioni tra Rabat e lo stato ebraico (nell’ambito degli Accordi di Abramo).

Il Consolidated Appropriations Bill che il presidente Biden ha trasformato in legge il 15 marzo è l’ultima indicazione che il riconoscimento della sovranità del Marocco sul Sahara occidentale è ora la politica ufficiale degli Stati Uniti. Rabat vede il vasto tratto di deserto, ex colonia spagnola con ricche risorse di fosfati e accesso alle lucrative acque di pesca dell’Atlantico, come parte integrante del suo territorio. C’è in discussione un piano che garantisca una forma di autonomia (una sorta di provincia autonoma). Questioni che hanno scatenato nuove tensioni con la vicina Algeria, che ha a lungo sostenuto il Fronte Polisario, la realtà indipendentista del Sahara Occidentale.

Il Marocco, uno dei più vecchi alleati di Washington in base a un trattato che risale al 1787, non ha partecipato al voto dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite su una risoluzione che chiedeva alla Russia di ritirarsi immediatamente dall’Ucraina. Questa neutralità deriva dal desiderio di evitare di alienare Mosca, un membro del Consiglio di sicurezza con voce in capitolo nelle risoluzioni sul Sahara occidentale.

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