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Il filoputinismo in maggioranza va isolato. Mannino legge Conte e Salvini

L’ex ministro Dc: “Conversione del leader o sostituzione: Lega e Salvini sono a un bivio. Quel che è certo è che gli elettori non daranno più fiducia ai gialloverdi. È ora il momento della responsabilità atlantista”

Le posizioni ondivaghe di Matteo Salvini, dice a Formiche.net l’ex ministro democristiano Calogero Mannino, gli hanno creato una sorta di gabbia infinita che gli impedirà di guidare il Paese, oltre che il sorpasso a destra di Giorgia Meloni. L’occasione è la svolta pacifista degli ex alleati di ieri Lega e M5S, che secondo Mannino va chiarita una volta per tutte perché è ora il momento della responsabilità atlantista.

Giuseppe Conte annuncia il voto contrario del M5s a più spese militari: esiste un problema di filoputinismo in maggioranza?

Non mi va di sospettare, ma il fatto che M5s e Conte ritengano di rispondere così ad un impellente urgenza del momento si commenta da sé: nel senso che è il rischio che obiettivamente corre, ovvero apparire falsamente pacifista e non autenticamente pacifista. Direi anche molto condizionato da un favor verso Vladimir Putin, mentre abbiamo davanti agli occhi le immagini della distruzione di città dell’Ucraina.

Anche le parole di Matteo Salvini sul pacifismo le sono sembrate sui generis?

Sono fuori posto e per la verità erano attese, al pari di quelle di Conte, perché Lega e M5s parallelamente sono i due movimenti populisti che si sono sviluppati negli ultimi anni in una chiave molto contraddittoria: nazionalisticamente e disancorati dall’Europa e dalla sua storia. Ricordo che una parte importante della storia europea è il rapporto tra Ue e Atlantico, una parte molto significativa che nasce da due guerre mondiali, in particolare dalla seconda, che ha riassettato un ordine del mondo in cui l’Italia ha trovato la sua collocazione nel sistema delle democrazie.

I distinguo sulle armi di entrambi gli ex alleati gialloverdi riaprono il dibattito sulla loro collocazione atlantista e, quindi, sulla loro affidabilità futura?

Lascerei a loro la responsabilità delle scelte e delle parole che si usano. Sono proprio le parole infatti a rivelare intenzioni vere e autentiche. Mi auguro che superino questa fase confusionaria, in particolare per la Lega.

Per quale ragione?

Perché è uno dei tasselli fondamentali dell’alternativa di centrodestra: se la Lega non farà chiaramente una scelta europeista ed atlantica, non si abiliterà a guidare il Paese, creando così un grande problema che tornerà comodo al Pd, che per verso suo avrà il problema di fare i conti con il M5s. Anche i democratici non potranno presentare l’alleanza con i grillini in termini pacifici: i grillini non sono quelli che possono assicurare il Pd. È la Lega però ad avere un problema esistenziale.

Ovvero?

In considerazione di quel poco che conosco di regioni settentrionali come Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia, resto convinto che larghissima parte dell’elettorato della Lega lì sia di matrice democristiana. Quando non ci sono più i padri ci sono i figli, per cui quell’elettorato è sicuramente collocato nella tradizione storica italiana: europeista ed atlantica. Se la Lega non si ricollocherà dentro questo contesto allora sarà un partito aporetico, che non potrà guidare l’Italia. Lo diranno gli elettori. Se solo Salvini vi riflettesse, si accorgerebbe che lentamente non va più avanti, esattamente da quando ha preso posizioni così ondivaghe. Sotto questo aspetto Giorgia Meloni ha fatto meglio, in quanto ha preso posizioni precise con cui ha smentito il suo tallone di Achille relativo alla derivazione di una certa area del passato. Politicamente si è data una dimensione diversa, infatti non ha aderito al partito della Le Pen ma a quello conservatore.

Come uscirne dunque?

La Meloni è collocata al posto giusto, mentre Salvini no, questo il bivio a cui è chiamata la Lega. È un problema che dovrà essere affrontato: non so se Giorgetti ne avrà voglia, quel che è certo è che non potrà rimanere indeciso, perché Salvini va messo difronte a questo tema. Sarebbe auspicabile la conversione del leader, in caso contrario la classe dirigente leghista dovrà prendere atto che il leader è un impedimento al mantenimento alla forza della Lega e alla costituzione di uno schieramento di centrodestra alternativo al centrosinistra. Maggioranze gialloverdi non sono più ripetibili, perché gli elettori non le sceglieranno più.

In un momento del genere sarebbe servita più responsabilità da parte di tutti i soggetti in maggioranza sul caso ucraino?

Il premier ha preso la posizione che l’Italia deve prendere: è apprezzabile sia la coerenza sia il coraggio con cui lo sta facendo. Il coraggio è dato dal senso della differenza rispetto alla posizione di due partner in maggioranza. È questo il momento della responsabilità atlantista.

@FDepalo

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