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Cara Europa, occhio alla stagflazione. Firmato Goldman Sachs

La guerra in Ucraina e l’annessa crisi energetica rischiano di trascinare l’Europa nella palude della stagflazione. Mentre negli Stati Uniti, secondo la banca d’affari, il problema è un altro e dipende tutto, o quasi, dalle scelte della Fed

La stagflazione è dietro l’angolo, anche se in molti giocano ancora la carta dell’ottimismo. La combo è di quelle micidiali: corsa forsennata dei prezzi ma scarsa crescita, dunque non sufficiente ricchezza nell’economia per tenere il passo del costo della vita (qui l’intervista all’economista Marcello Messori). Poi, se i prezzi rimangono al di sopra del mercato per molto tempo, senza cenni di calo, ecco un altro fenomeno, non meno temibile della stagflazione, gli sticky prices, alias inflazione vischiosa.

La guerra in Ucraina, con annessa crisi energetica, fa questo e altro. E per gli economisti di Goldman Sachs non è il caso di prendere la cosa sottogamba, il rischio è di farsi ancora più male, soprattutto in Europa. I pareri raccolti dalla banca d’affari americana, sono quelli di Allison Nathan di Goldman Sachs Research, Eric Rosengren, ex presidente della Fed di Boston, Jan Hatzius, capo di Goldman Sachs Research e Philipp Hildebrand, vice presidente di BlackRock.

Ebbene, se c’è qualcuno che deve avere paura della stagflazione è proprio l’Europa, o meglio la zona euro. “I rischi di stagflazione, specialmente nell’area dell’euro, sono cresciuti notevolmente”, si legge nel report di Goldman Sachs. “Si tratta di una preoccupazione reale oggi, stiamo guardando uno shock dell’offerta stratificato, la cui natura, legata soprattutto alla crisi energetica, suggerisce non solo che l’inflazione si muoverà ancora più in alto ma probabilmente si dimostrerà più persistente andando avanti nel tempo. E anche che la crescita subirà un colpo”.

Lo scenario è dunque quello della stagflazione, dove la vita costa tanto e la crescita è latitante. Peccato che c’è chi non la pensi esattamente così. Qualcuno come Luis de Guindos, vicepresidente della Bce, che esclude per ora il rischio nell’Eurozona. Pur ammettendo che “sull’economia dell’area euro l’invasione dell’Ucraina e le sanzioni contro la Russia avranno come effetto di alzare ulteriormente un’inflazione che già in precedenza era alta e in accelerazione e al tempo stesso si avrà un impatto in termini di minore crescita, ad oggi possiamo escludere il rischio di stagflazione”, ha affermato intervenendo a un convegno organizzato dal quotidiano greco Kathimerini e da Money Review.

Discorso non troppo diverso per gli Stati Uniti, con la sola differenza che la Federal Reserve è intervenuta da tempo sui tassi, per fermare, o almeno tentare di farlo, un’inflazione ai massimi da 40 anni negli Usa. Nella riunione del 16 marzo scorso, il Comitato Monetario della banca centrale americana ha alzato di 25 punti base il target sul principale tasso di policy (il Federal Funds rate) e ha annunciato l’intenzione di procedere speditamente con ulteriori rialzi e l’imminente partenza del processo di riduzione del cosiddetto Quantitative Tightening, la versione americana del bazooka della Bce.

Ma per Goldman Sachs potrebbe non essere un ottimo affare, se non altro per la possibilità di azzoppare la crescita post-pandemia della prima economia globale. “Più velocemente la Fed si muove, maggiore è il rischio”, spiega la banca d’affari statunitense. “E direi che il rischio di una recessione indotta dalla politica monetaria è più elevato ora di quanto non sia stato per molto tempo”.

Insomma, secondo Goldman, il rischio di una recessione indotta dalla politica monetaria negli Stati Uniti è aumentato. “La nostra linea di base rimane un atterraggio morbido, con la visione che il significativo aumento dei tassi dovrebbe aiutare a rallentare la crescita a un ritmo approssimativamente tendenziale”, sottolinea Hatzius. “Ma il rischio di un errore politico (da parte della Fed, ndr) è aumentato perché l’ambiente è diventato più difficile da prevedere. La grandezza dell’incertezza intorno a molti degli shock che stiamo affrontando oggi è molto grande”.

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