La visione strategica degli Stati Uniti non è stata modificata dall’invasione dell’Ucraina, e la priorità di lungo periodo rimane la Cina. La National defense strategy, insieme al budget previsto da Biden per la Difesa, vanno nella direzione di preparare le Forze armate Usa a un confronto geopolitico convenzionale fatto di deterrenza atomica e tecnologia all’avanguardia
La guerra in Ucraina non ha spostato la strategia di lungo periodo degli Stati Uniti che guardano ancora all’Indo-Pacifico, con la Cina che rimane una preoccupazione più grande rispetto alla Russia. A confermarlo arriva una nota (il cui testo completo è ancora classificato) del dipartimento della Difesa sulla National defense strategy per il 2022, trasmessa al Congresso. Secondo il Pentagono, la priorità della Difesa per l’anno in corso è difendere la Nazione dalla minaccia posta da Pechino. Seguono la deterrenza strategica a tutela degli Stati Uniti, degli alleati e dei partner, la deterrenza da aggressioni convenzionali, rimanendo pronti a prevalere in un conflitto “dando la priorità alla sfida della nell’Indo-Pacifico, e poi alla sfida della Russia in Europa”, così riportato nel testo.
Un budget adeguato alla sfida
Anche la proposta di bilancio presentato da Joe Biden, del resto, prosegue nella direzione di spostare il focus del proprio strumento militare dalla guerra al terrorismo al confronto convenzionale e alla deterrenza classica, indispensabile per sostenere la competizione geopolitica nei confronti della Repubblica Popolare. Un effetto della guerra in Ucraina è stato, tra l’altro, l’avvio di processi di potenziamento delle forze militari e delle spese per la Difesa da parte dei membri europei della Nato, di fatto raggiungendo quanto da tempo richiesto dalla Casa bianca per assicurarsi maggiore libertà d’azione verso l’Indo-Pacifico.
A chi andranno i fondi della Difesa
Nel suo complesso, l’intera richiesta di budget per la Difesa è di 773 miliardi di dollari. Ripartiti per ciascuna Forza armata, l’Esercito ottiene 177,3 miliardi di dollari, la Marina e il Corpo dei Marines insieme 230,9 miliardi e l’Aeronautica e la Space Force 234,1 miliardi (compresi 40 miliardi che andranno al dipartimento dell’Energia per il mantenimento dell’arsenale nucleare), più una spesa per la Difesa nel suo complesso di 130,7 miliardi di dollari.
Rinnovate necessità di deterrenza
Quanto previsto riflette la presa di coscienza da parte degli strateghi americani del ritorno nelle relazioni internazionali della questione della deterrenza nucleare, confermata anche dalla messa in stato di allarme delle forze strategiche di Mosca nel corso dell’invasione dell’Ucraina. Per questo, l’Air Force vorrebbe liberarsi di centinaia di velivoli e droni ritenuti “non necessari” per concentrarsi sull’arsenale atomico e sulle tecnologie all’avanguardia, ritenute più adatte ad affrontare la sfida con la Russia e, soprattutto, la Cina.
La modernizzazione dell’Air Force
L’Usaf, dunque, sta cercando di mandare in pensione 150 velivoli, compresi otto aerei radar E-8 Jstars, una ventina di aerei d’attacco A-10, 33 jet da addestramento F-22, 15 aerei radar E-3 Sentry Awacs, 13 aerei cisterna KC-135, dieci aerei da carico C-130H e cinquanta addestratori T-1, con una riduzione di personale di circa 5mila militari. Inoltre, l’Air force vorrebbe destinare un centinaio dei suoi circa trecento droni MQ-9 Reaper ad altri enti del governo, come la Sicurezza nazionale, la Nasa e (forse) la Cia. Non è la prima volta che l’Air Force cerca di eliminare i sistemi per posizionarsi meglio contro la modernizzazione militare della Cina. Ma, per esempio, il Congresso si è spesso opposto alle sue richieste come nel caso dell’A-10, un aereo per il supporto alle truppe di terra.
I pilastri della triade nucleare
Di contro, l’aeronautica a stelle e strisce ha chiesto due miliardi e mezzo di dollari per i pilastri aereo e terrestre della triade nucleare, con circa un miliardo destinato a trovare il sostituto del missile balistico intercontinentale Minuteman III. Inoltre, cinquecento milioni saranno destinati allo sviluppo di soluzioni missilistiche ipersoniche e 1,7 miliardi per la produzione di bombardieri atomici stealth B-21 di nuova generazione.
La deterrenza arriva dallo spazio
Le necessità di deterrenza nucleare sono anche in gran parte alla base della richiesta della Space Force di 24 miliardi e mezzo di dollari, circa il 40% in più rispetto all’anno scorso. L’incremento riflette l’esigenza di lanciare e difendere i satelliti che possono individuare le minacce missilistiche e assicurare agli Stati Uniti il continuo funzionamento dei sistemi di comando e il controllo nucleare. La richiesta di bilancio include anche 566 milioni di dollari per il programma strategico evoluto SatCom della Space Force, che assicura le comunicazioni strategiche per la flotta presidenziale e gli assetti aerei di comando e controllo nucleare del Pentagono.