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Armi ipersoniche o iperbufale? Così Putin vuole attirare l’attenzione

Putin usa armi sperimentali come i missili ipersonici per dimostrarsi forte, impressionare gli occidentali e gli ucraini (e i russi) sulle capacità belliche di Mosca, e per preparare al mercato i prodotti migliori dell’industria bellica

Vladimir Putin ha investito tra il 70 e il 75 per cento del proprio potenziale bellico nell’invasione dell’Ucraina, ma la forza messa in gioco è stata comunque contenuta da Kiev, ha detto martedì, durante un’audizione della Commissione Forze armate del Senato statunitense, il generale Tod Wolters, che dirige il comando europeo dell’esercito Usa e serve come Comandante supremo alleato della Nato in Europa.

Ed è probabile che il ripiegamento dalla capitale verso le aree orientali sia una scelta dettata non da ripensamenti o volontà di pace, ma piuttosto dalla consapevolezza che il fronte non si sarebbe sfondato e dunque sarebbe stato meglio dedicarsi ad altre aree prima di sedersi seriamente al tavolo negoziale.

Tant’é che la Russia continua a far sfoggio e di volontà di conquista e a pubblicizzare le proprie capacità militari, parti di una propaganda che passa anche da elementi specifici come i missili ipersonici sparati “ripetutamente” contro obiettivi ucraini, ha detto l’ufficiale americano. Ieri pare che tre di questi ordigni siano stati lanciati sulla regione di Odessa, città nel sud-ovest che sarebbe determinante per il proseguo del conflitto.

Il generale Wolters ha aggiunto che lanciare quei missili teoricamente impossibili da fermare è stato pensato per “mettere paura nei cuori degli ucraini”. “La maggior parte di questi attacchi sono stati designati a specifici obiettivi militari”, ma il senso è soprattutto quello di intimorire la popolazione sulla superiorità bellica russa e probabilmente allargare il messaggio all’Europa, dove i cittadini dovrebbero essere portati a temere le potenziali reazioni di Mosca davanti a posizioni dure adottate sulla situazione dai propri governi.

Un esercizio che serve a creare caos all’interno dei dibattiti pubblici dei rivali/interlocutori russi e che ha trovato presa in varie parti del mondo: per esempio diversi commentatori si sono lanciati nello spiegare che forse Kiev avrebbe dovuto arrendersi davanti alla supposta forza predominante di Putin. Supposizione che poi è via via scemata nel tempo, perché adesso, a sei settimane di resistenza pro attiva ucraina, questa linea è difficile da tenere con ragionevolezza e in buona fede.

Mosca ha rivelato il 19 marzo di aver usato missili ipersonici “Kinzhal” per distruggere un grande deposito di armi nella regione occidentale ucraina di Ivano-Frankivsk, tra gli altri obiettivi, rendendo la Russia la prima nazione a schierare tali missili in fase di guerra. Poi li ha usati altre volte, come ricordato da Wolters, e secondo alcune ricostruzioni potrebbero anche aver commesso errori di target.

D’altronde secondo il Pebtagono, il 60 per cento dei missili da crociera sparati dalla Russia in Ucraina (parliamo di alcune centinaia) sono caduti fuori bersaglio o hanno avuto problemi di funzionamento. Tra questi anche il Kinzhal di Ivano-Frankvisk potrebbe essere finito su una fattoria e su un altro edificio non militare e non di rilievo, hanno ricostruito gli esperti bellici del sito The Drive (tra i migliori in circolazione). Addirittura la supposizione è che in quella specifica situazione non si trattasse di un missile ipersonico, nonostante il sensazionalismo del Cremlino.

Il Kinzhal, che in russo significa pugnale, è noto anche come “Dagger” e ha la caratteristica fondamentale nella capacità di volare a Mach 5, ossia cinque volte la velocità del suono, in alcune versioni e in altre fino a Mach 10. Può caricare una bomba convenzionale da 1000 chili o una testata nucleare e ha il raggio di tiro fino a 2 o 3mila chilometri, dipendentemente che vengano lanciati da un Mig31 o da un Tu22M; quindi teoricamente potrebbe penetrare le difese aere europee e colpire Berlino o Roma, in modo manovrabile e questo gli permetterebbe di essere ancora più difficilmente intercettatile dai sistemi di difesa aereo della Nato.

“Le manovre missilistiche a velocità diverse volte superiori alla velocità del suono gli consentono di bypassare in modo affidabile tutti i sistemi di difesa aerea e antibalistici esistenti o in via di sviluppo”, spiegava nel 2018 il comandante in capo della forza aerospaziale russa, Sergei Surovikin, quando il Cremlino iniziava la diffusione di informazioni – a fine propagandistico, di deterrenza, pubblicitario – sulle proprie nuove armi ipersoniche.

“Devono tenere conto di una nuova realtà e che questa non è una bufala”, diceva Vladimir Putin quando quattro anni fa presentava l’arma rivolto ai governi occidentali. Il ruolo simbolico che la narrazione putiniana affida alle forze missilistiche strategiche russe è rappresentabile con l’idea del Cremlino di dimostrare le proprie capacità militari nell’esercitazione di Yasnensky, nella regione di Orenburg, vicino al confine con il Kazakistan, effettuata giorni fa, ossia in piena guerra ucraina – anche in questo caso con l’obiettivo di mandare un messaggio spaventoso a Kiev e alla Nato.

I Kinzhal e altri missili ipersonici russi sono ancora in fase sperimentale, e l’uso in Ucraina serve anche in questo. Mosca testa sul campo certe nuove armi, e ogni test è utile per migliorarle. La produzione è ancora limitata, ma l’obiettivo russo – oltre a quello a impressionare l’opinione pubblica occidentale – potrebbe anche essere sistemare aspetti tecnici. Da qui: è possibile che l’impiego nel conflitto ucraino serva anche come ottima forma di pubblicità, i potenziali clienti osservano con attenzione (ravviare l’industria militare servirà per riprendersi dal peso dal peso della guerra).

 



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