Il deputato e responsabile Esteri di Fratelli d’Italia: di benaltrismo si muore, cari grillini. Con l’Ucraina e la Nato, Putin sopprime una nazione libera. Lega? Chiariamo i fondamentali di politica estera prima di ripartire
Bando alle ambiguità. “Di benaltrismo la politica muore”, dice Andrea Delmastro, deputato di Fratelli d’Italia in Commissione Esteri e responsabile Esteri del partito di Giorgia Meloni. Il voto di fiducia sul Dl Ucraina al Senato allontana lo spettro di una crisi di governo sulle spese militari, ma solo per un po’.
Crisi scampata. Ma c’è ancora un nodo da sciogliere…
È un nodo politico enorme. Il nostro odg approvato alla Camera rimarcava la necessità di rispettare gli impegni della Nato sulle spese militari. Lo hanno votato anche i grillini, al Senato hanno cambiato idea. C’è una resistenza incredibile, sul piano culturale prima ancora che politico.
Resistenza a cosa?
A comprendere a quale parte del mondo apparteniamo. Chi vuole l’impegno militare non è bellicista. Dal 1991 ad oggi la Nato ha drasticamente ridotto i suoi militari sul fronte Est. L’aggressione unilaterale della Russia in Ucraina è anche frutto di questo disarmo morale e materiale dell’Occidente.
Quindi con l’Ucraina, senza se e senza ma?
Certo, non possiamo disertare l’Occidente quando difende il principio di autodeterminazione e la libertà di una nazione. Putin ha calpestato brutalmente il diritto internazionale.
In passato, anche recente, il vostro partito lo ha difeso.
Guardi, ancora il 23 febbraio, alla vigilia dell’invasione, abbiamo ribadito alla Camera la necessità di strappare la Russia all’abbraccio mortale cinese, di lavorare a una pace secolare. Quel che è venuto dopo spazza via qualsiasi dubbio. Chi tentenna è un Efialte della civiltà occidentale.
Insomma, avete cambiato idea.
Attenzione: noi rivendichiamo culturalmente il tentativo di recuperare la Russia, come peraltro ha provato a fare la diplomazia americana ai tempi di Trump. E non era il Paleozoico quando nelle cancellerie internazionali si ipotizzava perfino un ingresso della Russia nella Nato. Ma dal 24 febbraio non c’è più spazio per i buoni propositi.
Torniamo al punto: le spese militari. I Cinque Stelle dicono che ci sono altre priorità. Hanno qualche ragione?
Quando c’è un mondo che si infiamma e ricorre alle armi, la Difesa è la priorità. Dobbiamo metterci in condizione di operare in scenari internazionali difficili, non solo in Est Europa. Se l’invasione avesse rispettato i piani di Putin, forse oggi dovremmo preoccuparci dell’Indo-Pacifico.
Taiwan?
Esatto. Se la Cina divora Taiwan, l’Occidente esce sconfitto nella sfida per la superiorità tecnologica. Non voglio lasciare alle prossime generazioni un mondo in cui dittature di matrice comunista fanno concorrenza sleale a Europa e Stati Uniti, indisturbate.
Qui stiamo aggirando la questione politica. C’è chi ha notato che siete più in maggioranza voi di una parte dei Cinque Stelle.
Non si tratta di essere nella maggioranza ma di sapere in quale asse internazionale ci collochiamo. Noi siamo i primi critici di Biden e delle sue avventure, della precipitosa fuga dall’Afghanistan, ma la cornice euro-atlantica non è in discussione.
Anche Conte lo dice…
Sarà, però il Movimento si muove all’insegna del benaltrismo, e di benaltrismo la politica non vive. Loro puntano il dito contro lo “spreco” delle spese militari? Bene, rispondo che uno spreco è anche un reddito di cittadinanza che non dà alcuna risposta all’emergenza sociale.
Se ci fosse una rottura in futuro sulle spese militari, sareste disposti ad entrare temporaneamente nel governo?
No, con Pd e Cinque Stelle non governiamo, su questo non si transige. Altro conto è supportare il governo su singoli provvedimenti, come appunto l’aumento della spesa militare che è nel programma del centrodestra.
A proposito di centrodestra. Cosa pensate dei tentennamenti russi della Lega? Sulla politica estera dovrete trovare una linea comune prima di marciare di nuovo uniti?
Noi abbiamo una linea chiara, ribadita da Giorgia Meloni, che sta facendo di tutto per tenere unita la coalizione. Stiamo con la Nato, punto. Putin non è una “bestia”, queste parole ledono la diplomazia. Ma di certo non è un amico.