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L’Onu prende posizione. Russia fuori dal Consiglio per i diritti umani

Dopo le parole del presidente ucraino contro l’immobilità delle Nazioni Unite, l’Onu ha approvato una risoluzione per rimuovere la Russia dal Consiglio per i diritti umani. Contrari Paesi “amici” del Cremlino, come Iran, Venezuela, Bielorussia e Cina

La Russia è fuori dal Consiglio per i diritti umani. La risoluzione per sospendere il Cremlino è stata approvata con 93 voti a favore, 24 contrari e 58 astenuti. “I criminali di guerra non hanno posto negli organismi delle Nazioni Unite destinati a proteggere i diritti umani”, ha commentato il ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba. “Grato a tutti gli Stati membri che hanno sostenuto la relativa risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu e hanno scelto la parte giusta della storia”. Proteste, invece, dalla Cina, che con il suo ambasciatore all’Onu ha fatto sapere che “il dialogo e il negoziato sono l’unica via per uscire dalla crisi in Ucraina. Ci opponiamo fermamente alla politicizzazione delle questioni relative ai diritti umani”, confermando il voto contrario alla risoluzione. Tra i Paesi che hanno votato contro anche Kazakistan, Venezuela, Siria, Nord Corea, Iran, Cuba e Bielorussia.

La reazione del ministro degli esteri ucraino

“Il diritto della Russia di appartenere al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite è stato appena sospeso. Grato a tutti gli Stati membri che hanno sostenuto la relativa risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu e hanno scelto la parte giusta della storia”, ha aggiunto Kuleba su Twitter. La richiesta di rimozione della Russia era arrivata nei giorni scorsi proprio dal presidente ucraino intervenendo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite convocato a New York, in cui aveva usato parole durissime: “Se l’attuale struttura non ha alternative e non c’è semplicemente via d’uscita, allora scioglietevi semplicemente del tutto”.

Come hanno votato i membri delle Nazioni Unite

Il via libera alla sospensione richiedeva la maggioranza dei due terzi dei Paesi votanti (dei 193 membri delle Nazioni Unite). Dall’invasione russa dell’Ucraina, il 24 febbraio, l’Assemblea Generale Onu aveva già adottato altre due risoluzioni promosse dagli occidentali: una denuncia Mosca per l’aggressione (ha ottenuto 141 voti a favore), l’altra è sulla situazione umanitaria (anche qui 140 i sì). Non stupisce la posizione della Cina, che non ha mai esplicitamente condannato l’aggressione di Putin all’Ucraina. “Questa risoluzione non è stata redatta in modo aperto e trasparente”, ha detto Zhang Jun, ambasciatore cinese all’Onu, sottolineando che la mossa “aggrava le divisioni tra gli Stati membri, aggiunge benzina al fuoco, e non aiuta i colloqui di pace”.

Il precedente libico

Non è la prima volta che un Paese membro viene sospeso dal Consiglio per i diritti umani. Nel 2011 l’Onu deliberò per la sospensione della Libia di Gheddafi dal Consiglio: “Con una mossa senza precedenti oggi, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha sospeso la partecipazione della Libia al Consiglio dei Diritti Umani, l’organo preminente dell’Organizzazione per i diritti umani, esprimendo la sua profonda preoccupazione per la situazione in quel paese sulla scia della violenta repressione di Muammar Gheddafi contro i manifestanti antigovernativi”, si leggeva nella risoluzione (qui il testo completo). La decisione era stata presa davanti alla feroce repressione ordinata dal Rais contro le manifestazioni anti-governative.

Una indagine sulla morte dei civili a Bucha

Un’indagine sulle circostanze della morte di persone vestite in abiti civili che sono state trovate morte a Bucha dalle autorità ucraine dopo il ritiro dell’esercito russo è “il prossimo passo”: lo ha detto un alto funzionario delle Nazioni Unite durante una visita alla città vicino a Kiev. “Il mondo è già profondamente scioccato”, ha detto Martin Griffiths, il sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, a un funzionario del municipio di Bucha, assicurando che “il prossimo passo è condurre un’indagine”.

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