Distanza sulla Russia, che ha appena venduto a Nuova Delhi 13 milioni di barili a prezzo scontato e già fornisce le batterie anti-aereo (e anti-missile) S-400. Vicinanza sulla Cina, considerata una minaccia regionale. Tra Biden e Modi la partita è doppia, ma gli Usa non vogliono compromettere il ruolo dell’India nel fronte delle democrazie
Stati Uniti e India “agree to disagree”, sono d’accordo di non essere d’accordo, sulla Russia, ma intendono approfondire la partnership su tutto ciò che riguarda il gigantesco dossier Indo Pacifico; ossia sull’allineamento degli interessi geopolitici, sulla cooperazione militare e sull’approfondimento dei rapporti economici, commerciali, industriali e tecnologici (anche in ambito spaziale), anche in chiave anti-cinese. È questo ciò che emerge dalla bilaterale “2+2”, Esteri-Difesa, ospitata da Washington in questi giorni e culminata lunedì 11 aprile con una videoconferenze a cui hanno preso parte il presidente statunitense, Joe Biden, e il primo ministro indiano, Nerendra Modi.
Secondo la portavoce della Casa Bianca c’è stato un “franco scambio di opinioni” sulla guerra russa in Ucraina, tema in cui i due Paesi sono tutt’altro che allineati. L’India infatti tende a muoversi secondo una propria agenda di interessi: dall’inizio della guerra, il 24 febbraio, Nuova Delhi ha comprato 13 milioni di barili di petrolio da Mosca, usufruendo degli sconti che la Russia sta offrendo ai clienti più fedeli — ossia quelli come l’India, o la Cina, che non si uniscono per varie ragioni al blocco occidentale che vorrebbe chiudere i rubinetti delle forniture energetiche russe. L’India in realtà riceve poco del suo petrolio dalla Russia, ma recentemente ha fatto quell’acquisto approfittando pragmaticamente dell’opportunità e tralasciando approcci più idealisti sulla questione.
Biden non ha chiesto a Modi di interrompere questa linea commerciale, però ha fatto capire che “non è nell’interesse indiano” continuare. Gli Stati Uniti sono consapevoli con l’India non sono in grado in questo momento di mettere sul tavolo richieste pressanti, ma suggerimenti chiari sì. Non c’è stata una risposta concreta a quanto pare, ma gli americani descrivono l’incontro come “caldo e produttivo”. Washington ha proposto di “aiutare l’India a diversificare le sue fonti di energia”, spiega la Casa Bianca, per aumentare il fronte di chi intende negare al Cremlino le entrate che arrivano dal mercato energetico (primo asset per il bilancio statale russo).
Gli Stati Uniti sono consapevoli che le necessità indiane, così come quelle europee, siano diverse dalle proprie, e di conseguenza accettano di lasciare certi spazi. Tra l’altro, il calo del prezzo del petrolio, sceso per la prima volta sotto i 100 dollari al barile dall’inizio della guerra (anche connesso ai lockdown cinesi che hanno diminuito i consumi), è una leva in più per gli americani, che possono usare l’andamento dei valori di mercato per giustificare la non-necessità di acquisto di massa del greggio russo per avere prezzi migliori.
Altro tema trattato e collegato all’Ucraina è l’impatto del conflitto sulla catena di approvvigionamento globale dei prodotti alimentari, su cui l’India ha anche maggiori interessi, rappresentando una demografia enorme. In sostanza, Washington cerca argomenti perché sarebbe fondamentale avere Nuova Delhi dalla parte delle Democrazie in questa fase. L’amministrazione Biden sta da tempo lavorando su questo, anche implementando le attività politiche del Quad, il sistema di cooperazione con India, Giappone e Australia.
Biden e Modi non sono riusciti a raggiungere una condanna congiunta dell’invasione russa quando hanno parlato all’inizio di marzo in una riunione del Quad, e lo stesso in quest’ultimo bilaterale. La settimana scorsa, Nuova Delhi si è astenuta quando l’Assemblea Generale dell’Onu ha votato per sospendere la Russia dal proprio seggio nel Consiglio dei Diritti Umani per le accuse di crimini di guerra. Nello scontro tra modelli, Democrazie contro Autocrazie, che si sta trasformando in motore degli affari internazionali, Paesi come l’India hanno dimensione ambigua e interessi trasversali.
Un punto di contatto sulla questione c’è stato sulla necessità di approfondire gli sforzi umanitari in Ucraina. “Non solo faccio appello alla pace, ma ho anche suggerito che ci siano colloqui diretti tra il presidente Vladimir Putin e il presidente dell’Ucraina [Volodymyr Zelensky]”, ha detto Modi. Un faccia a faccia è ciò che Kiev chiede da sempre, ma il Cremlino — che prima dell’attacco era più propenso — ora frena, perché visto gli insuccessi dell’offensiva aspetta qualche risultato almeno nell’Est prima di sedersi a un tavolo di così alto livello.
Se l’umanitarismo unisce (inevitabilmente), a dividere India e Usa sulla Russia non c’è solo la questione energetica e le posizioni di Nuova Delhi sulla guerra: l’elefante nella stanza di certi dialoghi riguarda l’acquisizione indiana del sistema di difesa missilistica russo S-400 — che ha già prodotto scombussolamenti nei rapporti americani con la Turchia. Il dibattito dura da anni, e la dimensione della commessa rende il tutto ancora più controverso alla luce dei recenti eventi. Nel 2016, l’India ha firmato un accordo da 5 miliardi di dollari con la Russia per le batterie S-400, un anno prima che la legge Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act (Caatsa) entrasse in vigore, penalizzando le principali transazioni con la Russia.
Gli S-400 sono uno dei più tecnologici sistemi anti-aereo (e anti-missile) sul mercato, e per gli Usa sono un problema perché non si integrano con i propri dispositivi e perché potrebbero avere all’interno meccanismi che permettono ai russi di spiare attraverso i radar assetti come gli F-35 (che al momento rappresentano un vantaggio tecnologico, e dunque militare, rispetto alla Russia). Queste attività di spionaggio potrebbero avvenire tramite sofisticate backdoor oppure durante manutenzioni, revisioni o training.
Ora, l’India sta cercando una deroga per evitare le sanzioni Caatsa perché ha acquistato il sistema prima che la legge fosse firmata. Ma le divisioni permangono all’interno dell’amministrazione e del Congresso sulla questione. Questo è uno degli elementi più delicati delle relazioni, perché mentre i due partner cercano di bilanciare gli interessi generali nel contrastare la Cina, promuovere la cooperazione tecnologica e quella sulla difesa nella vasta regione indo-pacifica, la questione Russia e le potenziali sanzioni (anche secondarie) statunitensi diventano un fattore politico pesante.
L’amministrazione Biden ha già avvertito recentemente che qualsiasi paese che aiuti attivamente la Russia ad aggirare le sanzioni internazionali subirà “conseguenze”.
Dal punto di vista simbolico, la chiusura delle riunioni bilaterali con un incontro tra i due leader ha alzato il livello della ministeriale. Questo presuppone interesse nel trovare terreno comune. L’India sta ancora cercando di fare quello che ha sempre fatto negli ultimi sette decenni, cioè stare nel mezzo: una posizione che forse con la Russia — nonostante tutto e nonostante le posture pubbliche — per gli Stati Uniti è più accettabile che se avesse riguardato la Cina. Per Washington, Nuova Delhi è indispensabile in quel confronto, e a giudicare dal livello minimo dei rapporti indiani con Pechino, su quello c’è allineamento di sostanza.