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Sfide e impegni per Macron secondo Varma (Ecfr Parigi)

La direttrice dell’ufficio parigino dell’Ecfr spiega che per Macron il compito complicato sarà tenere insieme i francesi divisi mentre cerca di spingere l’azione politica internazionale

Emmanuel Macron è il primo Presidente francese a essere rieletto negli ultimi 20 anni (l’ultima volta accadde con Jacques Chirac, nel 2002). Ha vinto ieri, domenica 24 aprile, il secondo turno delle elezioni presidenziali con il 58,8 per cento dei voti.

La più grande sfida di Macron sarà quella di creare un senso di coesione in un Paese estremamente frammentato dove l’affluenza si è fermata al 72 per cento (in calo rispetto al primo turno), l’estrema destra ottiene il 41 per cento dei voti e Marine Le Pen che farà del suo meglio per capitalizzare il suo risultato nelle elezioni parlamentari di giugno, spiega Tara Varma, direttrice dell’ufficio di Parigi dell’Ecfr.

“Dopo una campagna di due settimane estremamente intensa, dove il fronte repubblicano sembra essersi rianimato, la maggior parte dei partiti politici guarda ora alle parlamentari di giugno”, aggiunge l’esperta del think tank paneuropeo, spiegando che la riconfigurazione politica francese iniziata cinque anni fa sarà ora completata, poiché nuove alleanze sono destinate ad emergere”.

Quali sono queste dinamiche in atto? “L’estrema sinistra guidata da Jean-Luc Mélenchon — risponde Varma — e La France Insoumise (LFI) ambiscono a formare una grande unione di sinistra con i Verdi (EELV), il Partito Comunista (PCF) e il Partito Socialista (PS). Dall’altra parte dello spettro politico, c’è più ambiguità: una parte della destra si è già unita a Macron, ma l’altra parte dovrà decidere se unirsi a Eric Zemmour o formare un altro grande partito di destra mainstream”.

Lo stesso Macron ha riconosciuto nel suo discorso della vittoria allo Champ-de-Mars, vicino alla Tour Eiffel, che “gli anni a venire, di sicuro, non saranno tranquilli”, e gli scontri tra forze dell’ordine e alcuni manifestanti nelle ore successive all’annuncio dei risultati ne sono in parte testimonianza immediata. Davanti al presidente francese c’è una strada complicata: da una parte tenere insieme le collettività francesi, dall’altra la dimensione internazionale. Parti della strategia macroniana e della sua azione politica.

Per il quadro interno, la vittoria di Macron, secondo Varma, “significa il perseguimento di un progetto ambizioso per l’Europa”, perché adesso il francese “chiederà di raddoppiare l’agenda della sovranità europea: sulla tecnologia, sulla difesa, sulla lotta alla coercizione economica”.

Per suo interesse politico e per quello di Parigi, deve anche assicurarsi che la presidenza francese dell’Ue in corso sia un successo. L’incarico finisce il 30 giugno e c’è una prossima conferenza sui Balcani occidentali da organizzare presto, un evento che “offre l’opportunità di iniziare a ripensare la politica di allargamento dell’Ue”, sostiene la direttrice  dell’Ecfr parigino.

La guerra russa contro Kiev ha esposto una realtà: alcuni Paesi, come Ucraina, Moldavia, Georgia, ma anche diversi nei Balcani, sono appesi a procedure di integrazione a allargamento molto lente. Ora la pressione innescata dal conflitto voluto da Vladimir Putin potrebbe accelerare qualche passaggio anche perché quelle nazioni sentono ancora più imminente la necessità di entrare a far parte dell’Ue — e della Nato — come forma di rassicurazione e salvaguardia dall’espansionismo aggressivo russo. Un sentimento che fanno pesare nei dialoghi con i partner europei.

“Macron — dice Varma — dovrà riprendere il mantello della leadership diplomatica europea”: nel suo discorso della vittoria non a caso ha menzionato l’Ucraina, e il presidente Volodymyr Zelensky, con cui l’Eliseo ha contatti continui, si è subito complimentato per il successo. Ora “dovrebbe recarsi immediatamente a Kiev con il cancelliere Olaf Scholz per dimostrare il sostegno dell’Europa”, dice Varma. Però, aggiunge, Macron “ha anche bisogno di adattare il suo metodo quando si tratta di difendere la sua agenda europea. Dovrebbe lottare per un’Europa più inclusiva e partecipativa”.

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