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Dentro la tenaglia di Putin. Parla Stronski (Ceip)

L’esperto americano del think tank Carnegie: Putin tenterà la tenaglia nel Sud dell’Ucraina, ma per arrivare in Transnistria ha bisogno di Odessa e non è detto che riesca. Escalation pericolosa, il rischio di una guerra per procura è reale

Due settimane. Tanto resta a Vladimir Putin prima di dover apparire sulla Piazza Rossa per le celebrazioni annuali della vittoria sovietica sulla Germania nazista il 9 maggio. Troppo poco per cantare una vittoria per nulla a portata di mano nella guerra in Ucraina. Abbastanza per un’escalation militare nel Sud del Paese, dice a Formiche.net Paul Stronski, esperto del Carnegie endowment for international peace (Ceip).

Il 9 maggio Putin avrà la sua parata. Cosa spera di festeggiare?

Qualsiasi cosa possa vendere come una vittoria. Dipenderà dalla situazione sul campo: dopo Mariupol sarà il turno di Odessa. Putin vuole sbarrare all’Ucraina l’accesso al Mar Nero, sa che avrà pesantissime conseguenze sull’economia. Non è detto che ci riesca.

Come procede la fase due della guerra russa?

Non molto bene. I russi stanno ancora annaspando in Donbas, che non controllano per intero. Riorganizzeranno le forze per muovere verso Sud, precedendo l’avanzata con bombardamenti come quelli che abbiamo visto a Odessa in questi giorni.

La campagna a Sud può riuscire?

Non ne sarei sicuro. Prendere Odessa è essenziale ma a giudicare da come è andata l’avanzata su Kiev, Kharkiv e altri grandi centri non è scontato. Assisteremo certamente a una nuova escalation retorica di Mosca: parleranno di guerra esistenziale, quasi mistica contro un Occidente che vuole mettere in ginocchio la Russia.

Nella notte ci sono state esplosioni in Moldavia. In Transnistria si teme un’operazione false-flag. Putin si spingerà fin lì?

Per farlo deve prendere prima il Sud dell’Ucraina. La Transnistria è probabilmente nel mirino, più difficile che prenda l’intera Moldavia. Mosca usa la forza militare per impedire ai Paesi ex sovietici di unirsi alla Nato. Altrove, lo ha fatto in Montenegro e nei Balcani, usa attacchi ibridi per destabilizzare il sistema politico.

Dove si fermerà?

Difficile dirlo. Nei media russi la propaganda ha preso una piega preoccupante. Ci sono conduttori ed esperti in tv che mettono in discussione la sovranità di Paesi dell’Asia centrale, come Azerbaijan e Kazakistan, minacciando azioni militari.

Austin dice che la Russia deve essere indebolita. Quella in Ucraina sta diventando una guerra per procura?

Non credo: in questa guerra la Russia è Paese aggressore e belligerante, Stati Uniti e Nato no. Certo, l’invio a Kiev di armi più sofisticate e aggressive, insieme al tragico aumento di stragi di civili e crimini di guerra russi, possono facilitare questo risultato.

La Nato si prepara all’ingresso di Svezia e Finlandia. Per Putin è un problema?

Un enorme problema: la sua “operazione speciale” ha rinvigorito l’alleanza dandole uno scopo esistenziale che sembrava mancare. Per anni è andata in direzioni diverse: gli Stati Uniti con i riflettori sull’Asia centrale, Italia e Francia sul Mediterraneo. I Paesi est-europei, troppo spesso inascoltati, sulla Russia. Oggi parla a una sola voce.


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