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Perché sarà guerra no-stop. Parla Kortunov

Gas e rubli, che succede se Mosca chiude i rubinetti?

Il politologo russo: sul campo Kiev e Mosca guadagnano di più che al tavolo dei negoziati, la guerra va avanti. Esplosioni in Russia? Non si sa da dove vengano, l’opposizione è stata decapitata

Fermarsi “non è un’opzione”. La guerra russa in Ucraina continuerà a lungo. Perché, spiega Andrey Kortunov, politologo e presidente del Consiglio russo per gli affari internazionali (Riac), “entrambe le parti sono convinte di guadagnare più sul campo di battaglia che al tavolo dei negoziati”.

Partiamo dalla Russia, dove si susseguono esplosioni di depositi di carburante al confine. Di cosa si tratta?

Non sappiamo con certezza, in Russia si sta diffondendo la voce che siano attacchi ucraini. È possibile che reparti speciali dell’esercito ucraino prendano parte a operazioni in territorio russo e che questo sia solo l’inizio.

Si rincorrono voci di resistenze alla leva militare in Russia.

Il governo sostiene che nelle operazioni militari non sono coinvolti coscritti ma solo soldati sotto contratto, professionisti. Ad ora non abbiamo prove di significative proteste pubbliche. Ce ne sono state nelle grandi città ma di piccola scala. D’altronde l’opposizione politica è stata decapitata, la maggior parte dei leader è all’estero.

La Russia sta sentendo il morso delle sanzioni?

Dipende di quale Russia parliamo. I giovani professionisti nelle aree urbane che fanno shopping nelle boutiques occidentali e vanno al ristorante sì. Buona parte della società russa non ha visto il contraccolpo, ci vorrà tempo. I dolori arriveranno con la bancarotta delle grandi aziende.

Putin sta pensando a una tregua?

Difficile dirlo. Sul campo di battaglia le truppe russe stanno avanzando. Certo, più lentamente del previsto, ma nulla che porti a un ripensamento degli obiettivi in Donbas e a Sud.

Patrushev parla di Ucraina “smembrata”. È un esito possibile?

Uno scenario che ripeta quanto successo in Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale non è da escludere. È anche vero che la strada per un accordo è ripidissima: gli ucraini non accetteranno una spartizione del Paese e preferiscono proseguire il limbo a un impegno vincolante.

Come uscirne?

Entrambe le parti dovrebbero convincersi di guadagnare di più al tavolo dei negoziati che sul campo di battaglia. In poche parole, dovrebbero accordarsi di non accordare. Una parte delle questioni più spinose, come la definizione dello status di Donbas e Crimea, deve essere rimandata a successive intese.

Poi?

Poi è fondamentale tenere un canale aperto per altri player che si pongano a garanzia della sicurezza dell’Ucraina. Per il momento resto scettico, un cessate-il-fuoco non è un’opzione. Entrambe le parti pensano di guadagnare più con i proiettili che con le parole.


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