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Carlo Mosca, una vita al servizio (pubblico). Un ricordo

Chi era Carlo Mosca? Una giornata di studi in suo onore del Master in Intelligence dell’Università della Calabria diretto da Mario Caligiuri ricorda il prefetto scomparso e la sua vita al servizio delle istituzioni. Da Gianni Letta a Franco Frattini, il ritratto

Una vita di servizio e al servizio. Basterebbe questo per riassumere ai naviganti la figura di Carlo Mosca, prefetto e uomo delle istituzioni scomparso un anno fa. O forse no. Per cogliere il senso e la missione della lunga carriera di Mosca, studioso, giurista, magistrato, prefetto e uomo che ha dato tanto alla sicurezza nazionale italiana, serve qualcosa di più.

Come la giornata di studi in suo onore organizzata dal Master in Intelligence dell’Università della Calabria diretto da un suo amico di lunga data, il professor Mario Caligiuri, pioniere degli studi di intelligence in Italia. Con lui chi ha lavorato e conosciuto da vicino Mosca. Il Consigliere di Stato e già prefetto di Napoli Marco Valentini, la vicedirettrice del Dis e già prefetto di Firenze Alessandra Guidi, Franco Frattini, presidente del Consiglio di Stato, con un videomessaggio. E ancora Luciano Violante, Gianni Letta, il presidente della Consob Paolo Savona.

Caligiuri ha ricordato Mosca per il suo esempio nello svolgimento delle funzioni istituzionali nei ruoli di prefetto della Repubblica e di Vice direttore del Sisde dal 1994 al 1996, in un delicato periodo per i servizi italiani, successivo agli attentati contro Falcone e Borsellino del 1992 e allo scandalo sui fondi neri del SISDE del 1993. “Ricordare Carlo Mosca a un anno dalla morte – ha detto Caligiuri – significa evidenziare la necessità di uno Stato per tutti, che coniughi sicurezza e libertà. Mosca è stato testimone ed esempio di rigore morale e intellettuale, contribuendo in modo decisivo alla crescita della cultura dell’intelligence del nostro Paese.

Sua, tra l’altro, è stata l’idea di promuovere la costituzione della Società Italiana di Intelligence, per promuovere il riconoscimento accademico della disciplina. Dal punto di vista culturale, Mosca è stato un eminente studioso dell’intelligence e delle sue declinazioni pratiche. Già docente di diritto penale presso l’Università “Cattolica” di Milano, è stato autore di importanti testi, tra cui “Servizi di informazione e sicurezza e segreto di Stato” pubblicato in concomitanza con la riforma del 2007 e quello, pubblicato a dieci anni di distanza, sugli esiti della riforma e sui correttivi nel frattempo approvati, dal titolo “Democrazia e intelligence italiana”.

Caligiuri ha ricordato con commozione l’ultimo intervento tenuto da Mosca presso il Master in Intelligence dell’Università della Calabria il 22 gennaio 2022, qualche mese prima della sua scomparsa, in cui aveva sottolineato il ruolo politico dell’Intelligence, l’autonomia nei confronti della magistratura pur mantenendone la trasparenza delle operazioni da parte delle Agenzie, rinnovando agli studenti le sue convinzioni circa la necessità di elaborare una teoria generale della sicurezza, che egli collocava sul versante dei diritti costituzionali di libertà e di garanzia.

Ha infine ricordato che nella mattinata del 30 marzo 2022, anniversario della sua scomparsa, è stata celebrata una messa in sua memoria presso la Scuola di perfezionamento per le Forze di polizia, di cui era il decano dei docenti e che recentemente ha intitolato a suo nome l’Aula Magna.

Valentini da parte sua ha ricordato la figura di Mosca come testimone di un impegno etico straordinario, nella vita personale come in quella professionale, che egli vedeva integrate nella cornice dei suoi saldi principi civili e morali. Il  consigliere di Stato non ha dubbi: Mosca può essere considerato il più persuasivo innovatore del mondo dell’intelligence negli ultimi trent’anni. “Lettore, interprete e protagonista dell’intelligence, anche in momenti particolarmente delicati, nei suoi ruoli presso il ministero dell’Interno ed anche nelle Agenzie”.

Da vicedirettore del Sisde, ha aggiunto, Mosca “si impegnò a far riacquistare credibilità internazionale a strutture provate e compromesse da gravi scandali ed inoltre a porre con intelligenza e forza la questione delle potenzialità informative delle agenzie operative, che disponevano di strumenti persino meno penetranti delle Forze di polizia, già autorizzate dalla legge allo svolgimento di operazioni sotto copertura, secondo un indirizzo che si affermerà con la legge di riforma del 2007.

Con Mosca Guidi, numero due del Dis, ha in particolare collaborato negli anni Novanta alla riforma della carriera prefettizia, nonché, anche con Valentini, alla revisione dei modelli delle politiche della sicurezza. Per questo ha evidenziato in particolare come fosse centrale nel pensiero di Mosca il modello del coordinamento, sul piano amministrativo, nei rapporti tra le Forze di polizia e nel sistema d’intelligence. Anche dalle sue intuizioni hanno preso forza processi evoluti di riforme, come quelli recenti sull’intelligence, dal olden power per le aziende strategiche che interessano lo Stato, alle risposte alla disinformazione che – ha ricordato – rappresenta un’emergenza democratica per il Paese, e infine relativamente alla riforma del reclutamento e della formazione del personale del settore.

Frattini ha invece ricordato il valore di Mosca come studioso e protagonista in materia di sicurezza, così come il ruolo di magistrato del Consiglio di Stato, rivelandosi sempre prezioso nel segnalare al governo criticità nei decreti e nei testi legislativi. “Un lavoro di ausilio impeccabile”, accompagnato da “un tratto umano sobrio e nel contempo determinato, da gentiluomo delle istituzioni capace di motivare i suoi interlocutori. Un autentico uomo delle istituzioni al servizio dello Stato”.

Intimo il ricordo di Violante: “Carlo come professionista è stato un maestro, persona capace di trasmettere capacità di ascolto, di convertire il comando in persuasione, di convincere con il comportamento più che con la parola. Nel privato Carlo è stato, come direbbe Garcia Marturano, un hombre vertical”. Di Mosca Savona ha ricordato anzitutto comune esperienza nella commissione Ortona e poi in quella Jucci dove si discuteva sulla riforme della legge sui Servizi, definendo insieme e proficuamente l’intelligence economica. Di qui il ricordo del prefetto come “tessitore di relazioni che ancora non esistevano”, capace di intrecciare le istituzioni economiche con l’intelligence. Savona ha ricordato di aver lavorato su testi forniti da Francesco Cossiga sull’intelligence economica britannica, francese e americana.

A chiudere il girotondo di ricordi non poteva che essere Gianni Letta, sottosegretario con delega ai Servizi durante i governi Berlusconi e presidente del premio “Francesco Cossiga per l’intelligence”. Che ha parlato di Mosca come uomo “apprezzato per la sua semplicità e sensibilità da tutti coloro che lo hanno conosciuto”, “una figura culturale che nei suoi testi ha argomentato l’importanza dell’intelligence, il ruolo del segreto di Stato e la gestione democratica dei Servizi in funzione della sicurezza delle istituzioni e dei cittadini in una necessaria cornice di trasparenza e libertà”. Competenza e umiltà andavano a braccetto. E tornavano sempre utili, specie ai tempi dei Consigli dei ministri dove, ha ricordato Letta, “l’ultima parola chiarificatrice era sempre quella del prefetto Mosca”.

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