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Minacce e jet russi. Svezia e Finlandia già protette dalla Nato? Il punto di Minuto-Rizzo

Lo sconfinamento di un aereo militare russo sui cieli di Svezia e Danimarca, quest’ultima ufficialmente membro Nato, è un messaggio chiaro ai Paesi scandinavi dopo le dichiarazioni di Stoccolma e Helsinki sull’adesione. Adesso, l’Alleanza Atlantica potrebbe decidere di accelerare i tempi, prevedendo un’estensione dell’articolo 5 ai due Paesi anche prima dell’accesso formale. L’intervista ad Airpress dell’ambasciatore Alessandro Minuto-Rizzo

Svezia e Danimarca hanno denunciato la violazione del proprio spazio aereo da parte di un aereo militare russo. La violazione, avvenuta nella notte, avrebbe coinvolto un velivolo da ricognizione delle Forze armate di Mosca. Durante l’intrusione Stoccolma ha fatto decollare i propri intercettori, mentre Copenaghen ha successivamente convocato l’ambasciatore russo per protestare formalmente. Al di là del fatto in sé, a preoccupare è la minaccia che Mosca rivolge ai Paesi scandinavi, dopo che Svezia e Finlandia hanno dichiarato la propria intenzione di unirsi all’Alleanza Atlantica. Ad Airpress fa il punto l’ambasciatore Alessandro Minuto-Rizzo, presidente della Nato Defense College Foundation e già vicesegretario generale della Nato.

Ambasciatore, quali implicazioni potrebbe avere lo sconfinamento degli aerei russi nello spazio aereo di Svezia e Danimarca, con quest’ultimo che è ufficialmente spazio aereo NATO?

Atti come quello dello sconfinamento raramente sono eventi casuali, soprattutto in un momento di tensione come questo. Da una parte, la Svezia ha dimostrato la propria intenzione ad aderire alla Nato, dall’altra, la Danimarca è un Paese fondatore, perfettamente allineato alle posizioni dell’Alleanza Atlantica, avendo espresso anche lo scorso segretario generale, Anders Rasmussen. Sicuramente da parte russa c’è stata la volontà di mandare un segnale, come a dire che Stoccolma e Copenaghen non possono pensare di essere al di fuori del raggio d’azione di Mosca. Dal punto di vista della sicurezza, non stiamo parlando di un atto particolarmente pericoloso di per sé. La Russia ha la capacità tecnica di entrare nello spazio aereo, e una piccola incursione non in profondità non va esagerata troppo. Tuttavia è certamente una dimostrazione di forza e un segnale di contrarietà, se vogliamo, alla direzione assunta dalla Svezia.

Il cambio di rotta di Svezia e Finlandia, sempre più vicine alla Nato, preoccupa Mosca?

Il probabile ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato è uno smacco decisivo per la Russia. Il Cremlino ha iniziato la guerra in Ucraina con la volontà di liberarsi da un nemico potenziale lungo i suoi confini, e finisce per crearsene due. Quello che certamente va sottolineato, secondo me, è la decisione di Svezia e Finlandia di entrare finalmente nell’Alleanza Atlantica, scelta che avrebbero potuto prendere dal 1949 a oggi. Per tutta la Guerra fredda i due Paesi non hanno ritenuto necessario aderire al sistema di sicurezza transatlantico, ritenendo di essere tutelate a sufficienza. Il fatto che adesso ne stiano discutendo con così tanta enfasi, è sicuramente un segnale importante, e dimostra che evidentemente i due Paesi non si sentono più sicuri restando al di fuori della Nato. Dopo il 24 febbraio, insomma, ad essere cambiata è la percezione della sicurezza.

Quali potrebbero essere ora le misure adottate dalla Nato?

Dal punto di vista operativo, le misure a prevenzione di una violazione dello spazio aereo ci sono già, e non credo ci saranno reazioni particolari perché potrebbe voler dire buttare benzina sul fuoco in una situazione già abbastanza complicata. Il vero tema è quello delle tempistiche di adesione dei due Paesi settentrionali. Come per ogni altro Paese che desideri unirsi all’Alleanza Atlantico, il processo formale termina quando i Parlamenti di tutti i Paesi membri ratificano l’accordo. Fino a quel momento, dunque, Svezia e Finlandia possono essere considerati solo Paesi candidati.

Però, certamente i tempi che corrono sono fuori dall’ordinario, con il rischio di una guerra anche con i Paesi occidentali. È per questo che il lavoro che sta portando avanti il segretario generale in questo momento è quello di arrivare a una sorta di assicurazione pre-ratifica, un documento formale firmato da tutti i governi che stabilisce come, in attesa dell’adesione vera e propria, i due Paesi verrebbero comunque considerati membri a tutti gli effetti, almeno per quanto riguarda la sicurezza collettiva. L’appuntamento del vertice di Madrid del 30 giugno, per esempio, potrebbe essere lo scenario adatto per discutere un accordo simile.



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